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E che debutto: nelle prime 24 ore dal lancio della SU7 (prezzo 215.900 yuan, 28mila euro, più economica della Tesla Model 3) – avvenuto lo scorso 28 marzo – l’azienda di Pechino ha ricevuto ordini per quasi 90mila macchine. «È stata un’impresa difficile, così difficile che persino un gigante come Apple ha rinunciato», gongolava dal palco, giacca verde acqua e maglia nera, durante la presentazione di questa sua «ultima grande impresa imprenditoriale».
A questo 54enne che nel giro di quattordici anni ha saputo trasformare Xiaomi nel terzo produttore di telefoni al mondo – un marchio che oggi in Cina è onnipresente, dalle valigie alle lavatrici – l’idea di lanciarsi nell’iper competitivo e ormai affollato mercato delle macchine elettriche cinesi venne tre anni fa. Nel 2021 Lei annunciò infatti un piano per la produzione di veicoli in serie grazie a un investimento nel prossimo decennio di 10 miliardi di dollari. Dandosi come obiettivo quello di far diventare la sua azienda una delle prime cinque case automobilistiche del mondo nei prossimi 15-20 anni.
La sua SU7 ha un’autonomia fino a 830 km con una singola carica, una velocità massima di 265 km/h e un tempo di accelerazione da zero a 100 km/h di 2,78 secondi. Nelle intenzioni di Lei dovrà fare concorrenza a Tesla e Porsche. La cinque posti vanta un sistema operativo che funziona anche con i suoi smartphone ed elettrodomestici consentendo agli utenti di controllare tutti i tipi di dispositivi mentre sono in macchina.
Secondo i media statali cinesi, il suo impianto alla periferia di Pechino è in grado di produrre 150mila auto all’anno, con piani di espansione che ne raddoppierebbero la capacità. Navigare in un mercato molto competitivo e in piena “guerra dei prezzi” non sarà però impresa facile per Lei e la sua Xiaomi. Anche Huawei sta guadagnando terreno con il suo marchio Aito, il cui modello M7 è attualmente il quarto veicolo elettrico più venduto in Cina.
Per il momento Lei Jun non sembra pensarci e si gode questo suo ultimo successo. E non chiamatelo più lo “Steve Jobs cinese”: l’allievo si sente sicuro ormai di aver superato il maestro.