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Strategia Polestar, il primo Suv coupé e l'allarme emissioni: "L'industria è in ritardo"

Fredrika Klarén, responsabile sostenibilità Polestar

ROMA – Arriva la Polestar 4, un nuovo tipo di Suv coupé che sarà la vettura più veloce prodotta fino ad oggi dal brand elettrico svedese e che è stata svelata al Salone di Shanghai. Il Ceo Thomas Ingenlath ha assicurato che è stato ripensato l’intero design della Polestar 4. Il nuovo modello, infatti, mixa sapientemente l’aerodinamica di una coupé con la capienza di un Suv, integrando una tecnologia di ultima generazione e concretizzerà nella produzione in serie quanto mostrato dai prototipi della casa in tema di design e sostenibilità.

Proprio la sostenibilità, del resto, è una delle preoccupazioni maggiori della Polestar. E in questa intervista Fredrika Klarén, responsabile sostenibilità della casa svedese, lancia un allarme all’intero mondo dell’automotive: “L’industria dell’auto è in ritardo e sta ampiamente mancando gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 previsti dagli accordi internazionali per limitare il riscaldamento climatico. Se andiamo avanti di questo passo, tutte le emissioni previste per il settore auto da qui al 2050 saranno in realtà rilasciate già entro il 2030″.

Come sono calcolati questi valori?

“Insieme alla Rivian abbiamo commissionato alla società di consulenza Kearney uno studio indipendente sulle emissioni dell’industria dell’auto e sui risultati attesi da qui al 2050. Il risultato è allarmante, le strategie in atto porteranno ad emissioni del 75% superiori rispetto agli obiettivi”.

 

Cosa proponete di fare?

“Lo studio è molto chiaro nell’individuare il percorso possibile per evitare il disastro. Il mondo dell’auto deve agire velocemente e in modo coordinato su tre direttrici: espansione della mobilità elettrica, produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili e un’azione urgente e molto decisa per abbattere le emissioni della catena di fornitura di materiali e componenti per le auto”.

Voi state andando in questa direzione?

“Sì, stiamo lavorando per ridurre drasticamente le emissioni della catena di fornitura, dall’estrazione dei minerali (che in alcuni paesi presenta rischi anche dal punto di vista dei diritti umani e della corruzione), agli approvvigionamenti con particolare attenzione ad alluminio, acciaio e batterie”.

Si può riuscire a tener traccia delle emissioni di tutti i materiali e componenti che costituiscono un’automobile?

“È una sfida molto grande ma con la tecnologia Blockchain stiamo ottenendo ottimi risultati”.

Parlate soltanto di trazione elettrica. Idrogeno, biocombustibili e combustibili sintetici non possono risultare utili in un cambiamento così complesso?

“Certamente sì, ma c’è pochissimo tempo a disposizione e la soluzione che secondo noi ha la maggiore possibilità di diffondersi con la rapidità necessaria è quella dell’auto elettrica a batterie. Idrogeno e biocombustibili avranno però certamente un ruolo nel trasporto pesante e nel settore energetico”.

Intanto però in Italia le vendite di macchine elettriche addirittura decrescono. Gli automobilisti non sembrano affatto convinti dell’esperienza di utilizzo offerta da auto con batterie ricaricabili…

“Bisogna accelerare nel creare le condizioni più favorevoli ma molti elementi per scegliere l’elettrico con soddisfazione già sono realizzabili, come le soluzioni di ricarica veloce e il risparmio nei costi di possesso e di utilizzo”.

Il cambio di passo che sollecitate deve coinvolgere l’intera industria, state parlando con altri costruttori?

“Abbiamo avviato un intenso dialogo con altri costruttori e abbiamo un programma di tavole rotonde. Ma ancora non abbiamo deciso come comunicare in modo comune sull’argomento “.

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