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"Combinare performance, stile e ambiente è la missione di Polestar": l'intervista a Maximilian Missoni

Il nome ci rimanda inevitabilmente all’alta sartoria italiana, e cadremmo in un tranello, perché Maximilian Missoni è pur sempre un designer, ma di auto. Originario dell’Austria, 46 anni, è il responsabile del design di Polestar, che guida con un pensiero innovativo e un piglio deciso. Max ha studiato Design dei veicoli al Royal College of Art di Londra e ha poi iniziato la sua carriera nel Gruppo Volkswagen, dove ha lavorato a Wolfsburg e a Berlino per diversi marchi del grande colosso.

Nel 2012 Max è entrato a far parte di Volvo Car Corporation come Exterior Chief Designer e dal 2012 al 2018 il suo team ha ridisegnato l’intera gamma di vetture Volvo, elevando il brand nel segmento premium. Max è stato quindi promosso a Vice President Exterior Design di Volvo Cars e nel 2018 è diventato Responsabile del Design di Polestar. Nel nostro viaggio a Gotenborg, per visitare il Centro stile del giovane Brand scandinavo, Missioni ci ha invitato nel suo studio per renderci consapevoli della missione che sta portando avanti.

Ci troviamo a Gotenborg, in un luogo splendido. Potrebbe raccontare ai lettori italiani la storia di questo suggestivo e stimolante quartier generale?

“Prima di tutto sì, ci troviamo a Gotenborg, in Svezia. Qui fa freddo per la maggior parte dell’anno, ma la città è notevole ed è situata a pochi passi da un magnifico arcipelago, costituito da migliaia di piccole isole. Se si è appassionati di pesca, di vela o di qualche altro tipo di sport acquatico, questo è un luogo magnifico dove vivere. Inoltre, abbiamo uno scenario abbastanza unico a livello europeo, non ci sono così tante città che possono vantare un arcipelago tanto vicino e ricco. Noi, invece, siamo all’interno di un edificio che è stato il quartier generale di Volvo Cars e Volvo Trucks, quando erano ancora un’unica realtà industriale inserita nel Volvo Group, ma abbandonato dopo la scissione e il passaggio di proprietà a Ford. Polestar ha capito le potenzialità di questa struttura così bella e suggestiva a livello architettonico, che l’ha rimessa a nuova vita per insediarci il reparto design dell’azienda. Qui siamo circondati dalla natura e c’è una luce suggestiva. Una vera meraviglia”.

In effetti, abbiamo notato un bellissimo paesaggio dalle ampie vetrate, che danno sulla città e sull’arcipelago che si notano in lontananza. Dunque, quanto l’ambiente e la natura circostante sono importanti nello sviluppo dello stile di un’auto?

“Io penso che, quando il brand Polestar era ancora all’interno di Volvo Cars, la connessione con la natura e con il contesto sociale della Scandinavia fosse qualcosa di intrinseco. Noi, adesso, ci siamo spostati più sull’aspetto legato alle performance e alla tecnologia, ma continuiamo a essere influenzati da quello che il territorio scandinavo ci offre, che fa parte dell’identità del nostro marchio”.

Dunque, com’è possibile far conciliare un aspetto attraente, una marcata sportività e una raffinata tecnologia con il rispetto dell’ambiente, la sostenibilità e la circolarità?

“Questa è la nostra missione. Ciò che sappiamo è che il nostro modo di fare auto sarà vantaggioso per l’ambiente, per l’utilizzo di materiali sostenibili e, in ultima analisi, la trazione elettrica. Combinando tutto ciò con un prodotto che offre un’esperienza di guida divertente e delle prestazioni a cui si è abituati con le auto sportive, beh, unire queste due cose è, a mio avviso, una formula vincente”.

Polestar 2

Quindi è possibile realizzare un’auto che sia sportiva, cool ma che rispetti anche l’ambiente?

“Credo che sia così. È quello che stiamo facendo con la nostra gamma. E uno dei punti chiave è che siamo consapevoli, e siamo stati il primo marchio ad essere abbastanza trasparente, sulle emissioni del nostro ciclo di vita. Quindi non solo su ciò che succede quando l’auto si guida, ma anche quando il cliente acquista il veicolo e poi lo usa, perché è qui che l’elettrico in genere ha un grande vantaggio, perché in quel momento non si emette nulla, dato che si usa energia rinnovabile. In quel momento che chiamiamo “dalla culla al cancello”, cioè da quando inizia la costruzione dell’auto a quando l’auto lascia il cancello della fabbrica, questo è il periodo di tempo in cui le auto elettriche hanno normalmente uno svantaggio rispetto alla combustione, perché la batteria richiede molto o emette più CO2 nella produzione rispetto, ad esempio, a un’auto normale. Quindi lo svantaggio viene recuperato nella fase di guida, ma vogliamo migliorare anche la fase primordiale. Se si guarda alla Polestar 2, ad esempio, si è partiti da un’emissione di CO2 in fase di costruzione di 26 tonnellate e ora siamo scesi a 23 o 22 tonnellate. Questo processo viene costantemente aggiornato. Dunque, se si acquista un’auto più recente, questa avrà già emesso meno CO2 nella fase di produzione. La Polestar 4, ad esempio, è scesa a 20 tonnellate, o addirittura leggermente al di sotto. Stiamo quindi facendo passi da gigante verso il nostro obiettivo di zero, che è molto ambizioso. Esiste comunque una barriera, infatti quando si va al di sotto delle 10 tonnellate, è necessario modificare radicalmente l’ingegneria. Quindi muta il lavoro con i fornitori e con l’energia che arriva nelle fabbriche. Noi vogliamo andare più a fondo. Ed è su questo che l’azienda si concentra, su ciò che deve essere fatto per ridurre a zero il numero delle emissioni”.

Una sfida sicuramente ambiziosa. Tornando più sulla sfera del design puro, segui una fonte di ispirazione per concepire una nuova vettura?

“Non è una sola cosa che mi piace e che faccio, mi ispiro molto all’architettura o all’arte contemporanea, per lo più a cose moderne, anche se è meglio avere la mente sgombra. Quello che devo dire è che guardo molto a chi siamo e a chi ci ispiriamo l’un l’altro come squadra. Quindi discutiamo molto e sviluppiamo le dinamiche di design insieme, come un gruppo, che sono probabilmente le più importanti per trovare buone idee”.

Le Polestar sono vetture a trazione elettrica. Quindi, andando sul piano più pragmatico, come potreste convincere un fedele guidatore di auto a combustione a scegliere una nuova macchina alla spina?

“Credo che il modo più importante sia quello di farlo entrare in un’auto elettrica, per cominciare. La maggior parte delle persone ha un’idea preconcetta di cosa siano i diversi propulsori e pensa di provare tante emozioni da un motore a combustione a causa del suono, dell’odore, delle vibrazioni e di tutte le cose che gli si associano. Quando ci si siede in un’auto elettrica, queste cose vengono sostituite molto rapidamente da altre come la forza G e le forze che agiscono sul tuo corpo. Devi avere una supercar a combustione per ottenere un’accelerazione e una decelerazione simile sul tuo corpo, mentre è molto più facile possedere una coppia e una velocità di curva del genere su un’auto elettrica ben bilanciata. Credo che l’elettrificazione sia una tecnologia superiore perché fornisce questi parametri, ma oltre a ciò penso che l’unico grande problema per le persone sia l’autonomia, anche se è solo questione di tempo, ad esempio noi offriamo la Polestar 2 con più di 600 km con una ricarica in un contesto reale. Un altro fattore di sfiducia sono le infrastrutture di ricarica, alcuni Paesi e i loro governi devono accelerare il processo di avanzamento. Già adesso ci sono realtà come la Norvegia, la Svezia e persino la Germania che sono messe bene, ma non tutti sono al passo”.

Polestar

Perché una persona qualunque dovrebbe acquistare una Polestar?

“Perché sono ottimi prodotti. Ovviamente, sono di parte, ma direi che, anche in base alla mia comprensione di ciò che c’è in giro, penso che la combinazione di esperienza che deriva dal background di Volvo, di qualità costruttiva e dell’hardware, più la competenza digitale di Geely, insieme all’agilità cinese quando si tratta di digitalizzazione, diano molti vantaggi. Senza dimenticare la rete che abbiamo all’interno del Volvo Group; nessun’altra startup elettrica ne ha una così estesa, perché stiamo davvero attingendo all’ecosistema di Volvo. Infine, il design, io sono un designer e questo è il mio lavoro, fare in modo che lo stile sia il migliore possibile e penso che stiamo ricevendo molti feedback positivi sulla nostra gamma da colleghi, giornalisti e ovviamente clienti”.

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