Poco più di un anno fa, Polestar ha inaugurato il suo Centro stile a Göteborg, in Svezia. Si tratta di una struttura magnifica, collocata sulla cima di un colle, immerso in una fitta foresta, adiacente alla sede globale del marchio. Questo edificio ha alle spalle una bella storia, che si intreccia con quella di Volvo, e che adesso ospita un team di progettazione composto da 120 membri, guidati da Maximilian Missoni (che abbiamo intervistato). Appena varcato l’atrio veniamo accolti da un’architettura modernista che si amalgama armonicamente con l’estetica scandinava pulita e minimalista. Tipica del marchio.
Come in uno scrigno contenente le gemme più preziose del creato, tra queste algide mura si nasconde tutta la gamma attuale di Polestar, compresa l’estrema e ammaliante Synergy, una supercar figlia di un progetto dinamico e un po’ folle che ha messo alla prova, attraverso un contest, tutta la grande Community del brand svedese, con oltre 600 partecipanti che si sono sfidati a livello globale. Non è stato semplice passare dalla fantasia alla realtà, ma la determinazione e la forza di volontà messa in campo da Polestar ha permesso la realizzazione “in carne ed ossa” di una supercar strabiliante.
Da Polestar 3 all’attesa Roadster
La prima vettura che finisce sotto ai nostri occhi è la Polestar 3, un SUV nato per cavalcare l’era della trazione elettrica, sfidando le leggi dell’aerodinamica. Il design complessivo, con la sua stazza potente e massiccia coniugata alla linea del tetto bassa, è un concentrato di ingegneria esaltato dall’ala che si trova direttamente sul cofano anteriore. Da qui, il flusso viene incamerato per salire in alto e fuggire via dallo spoiler posteriore. L’auto, 4×4 per natura, utilizza una piattaforma in comune con Volvo e adopera una batteria da ben 111 kWh montata nel pianale. L’autonomia è di 631 km (ciclo WLTP). Per essere il primo Sport Utility Vehicle del brand, si può parlare di un autentico capolavoro dal gusto scandinavo.
Al suo fianco si erge con altrettanta fierezza la Polestar 4, un SUV coupé – naturalmente elettrico -, che in qualche modo ricorda anche una brillante berlina. Il suo stile è particolare e raffinato, la coda come il tetto sono spioventi, mentre il frontale si caratterizza per i gruppi ottici Dual Blade, tratto distintivo e autentico del costruttore. L’aerodinamica beneficia del frontale basso, delle maniglie retrattili, dei finestrini a filo e delle alette posteriori. La vera particolarità, tuttavia, risiede nella scelta di regalare una zona di abitacolo raccolta e chiusa, come una conchiglia. Sulla Polestar 4, infatti, manca il lunotto posteriore in vetro che viene sostituito da una telecamera per guardarsi le spalle, e da un tetto in vetro che si estende oltre il divano della seconda fila. Davvero avveniristico.
La rassegna prosegue con il prototipo Precept, l’auto che segnerà il futuro del marchio e che serve da base alla prossima Polestar 5, che debutterà nel 2025. Questa vettura è un guanto di sfida alle difficili prove del domaji della mobilità, attraverso una berlina grintosa dalla silhouette molto slanciata. Niente mascherina e fari determinati da una sottile firma luminosa a forma di boomerang, che ricorda il martello di “Thor”. Infine, c’è l’amabile e sbarazzina concept Roadster, una sportiva da gustare rigorosamente a cielo aperto, e da venerare per le sue generose forme eleganti e raffinate. Sarà la base per un altro modello che dovrebbe arrivare sul mercato nel 2026.
Polestar Synergy, figlia di una sana ambizione
Nel complesso, l’auto è la dimostrazione dei valori prestazionali che sono alla base della filosofia di Polestar. Alta appena 1,07 metri e lunga 4,56, la Synergy mostra proporzioni e dettagli non ancora visti sui modelli di serie, ma utili per creare una splendida silhouette da fuoriserie, dimostrando che le supercar elettriche possono essere emozionanti quanto quelle a combustione interna. Talmente particolare, che la Polestar Synergy è entrata nell’occhio di Mattel per vivere una nuova vita nelle vesti di piccola Hot Wheels, i modellini che fanno impazzire grandi e piccini. Un’utopia adesso realtà.