È un fenomeno, la Dacia Duster. L’unica Suv da famiglia di taglia compatta (e pure qualcosa in più), capace di essere al contempo spaziosa, pratica, robusta e versatile. E, soprattutto, abbordabile nel prezzo. È anche quest’ultimo il segreto del suo successo, tanto che, sul tema, la ruote alte romena ha insegnato il mestiere a tutti. Vero, negli ultimi anni il suo listino è lievitato, passando da un top di gamma inferiore ai 20 mila euro all’attuale, che tocca quota 25 mila. Non è la stessa cosa, ma la filosofia di fondo della vettura non è certo stata tradita, perché i rincari hanno coinvolto tutti i costruttori. Oggi, del resto, la Duster costa in media come un’utilitaria hatch, neppure in allestimento top. Tanta roba, insomma, e una forza che si traduce nei numeri: dal 2010, l’anno dell’esordio assoluto del modello, la sport utility del gruppo Renault è stata venduta in quasi 2,3 milioni di esemplari. Un fenomeno che si è evoluto dalla prima serie, già molto interessante, ma un po’ “rustica”, all’attuale seconda generazione, che ha concesso più di qualcosa all’occhio e allo stile.
Il design costa poco. Ora è in gestazione avanzata la nuova Dacia Duster, che dovrebbe sbarcare sul mercato nella prima parte del 2024, assecondando gli sviluppi recenti del marchio. Per esempio, in fatto di stile, considerato ormai da tempo in casa Dacia uno strumento per migliorare la qualità percepita delle vetture, senza aggiungere costi vivi al cliente. Della serie: le automobili semplici e poco costose possono (anzi, devono) anche essere gradevoli. Gli esemplari camuffati della Duster III girano da un po’ per i collaudi, segno che il modello definitivo si potrebbe vedere entro la fine dell’anno. La futura sport utility promette novità in fatto di design e, forse, anche in tema di taglia, ma soprattutto sottopelle, con l’introduzione dell’ormai necessaria base elettrificata. Una conquista, quest’ultima, ma pure un costo aggiuntivo, che dovrà essere gestito al meglio, com’è avvenuto per la Jogger full hybrid.
Dimensioni crescenti. In ogni caso, le immagini dei muletti della Duster, dalle quali abbiamo tratto gli spunti per ricostruire l’auto che vedete in queste pagine, dicono diverse cose: in primis, che la nuova Suv dovrebbe assumere un aspetto più muscolare e solido di quello attuale. Insomma, più simile a quello della Bigster concept, che nel 2025 diventerà la prima vera Suv di segmento C del brand. Quindi, la ruote alte romena dovrebbe abbandonare le linee rassicuranti di oggi in favore di un’estetica più aggressiva, caratterizzata dal frontale verticale con gruppo integrato calandra-logo-gruppi ottici a Led (sottili), dal cofano massiccio e da fiancate modellate su passaruota squadrati e con toni a contrasto. Anche la taglia – oggi, la Duster è lunga 4,34 metri e ha un passo di 2,67 – dovrebbe essere in leggero aumento. Sempre osservando i muletti, si nota una luce libera da terra di tutto rispetto, a conferma della doppia vocazione della sport utility, proposta fin dall’esordio della prima generazione anche in versione a trazione integrale.
Arriva l’ibrido. Il design evoluto, comunque, non è figlio di nessuno: nel senso che la prossima Duster abbandonerà la piattaforma B0+, in favore della Cmf-B, già presente sulle sorelle più recenti (Logan, Sandero e Jogger), così come sulle cugine compatte della Losanga (Clio e Captur). Uno step che renderà possibile l’adozione di powertrain elettrificati e di sistemi di bordo rinnovati, oltre a garantire doti dinamiche e di confort in progresso. Quasi certamente confermata, poi, la possibilità di scegliere fra la trazione anteriore e quella integrale. Parlando di motorizzazioni, dovrebbero essere incluse le unità 1.0 tre cilindri a benzina (declinate nei tagli da 100 e 110 cavalli) e la variante bifuel Gpl 100, mentre non sarebbe sicura la presenza dell’1.3 TCe da 150 cavalli, al momento il propulsore più prestazionale del modello. E anche l’inossidabile 1.5 Blue dCi da 115 cavalli sarebbe a rischio, come dimostrerebbe la sua assenza nella gamma della recente Jogger. La vera new entry sarebbe quindi rappresentata dal powertrain full hybrid 1.6 140 CV di origine Renault, motorizzazione green che diventerebbe con ogni probabilità anche quella di punta, quanto a performance e a prezzo.
Come cambiano gli interni. Pure nell’abitacolo sarà protagonista il design, sotto forma di linee moderne e di accostamenti a contrasto: quasi certamente, però, il lavoro degli specialisti non punterà a modificare più di tanto la qualità dei materiali e lo spirito pratico, tipico del modello. Anche in questo caso, per non fare lievitare i prezzi. Come sulla serie odierna, inoltre, lo spazio per la famiglia non mancherà, neppure nella zona bagagli. Prima citavamo i sistemi di bordo aggiornati: quelli riguardanti gli Adas saranno migliorati, ma difficilmente si arriverà a proporre pacchetti troppo complessi, sempre con l’obiettivo di contenere i costi.
Due livelli di dotazione multimediale. Quanto all’infotainment, sulla Duster III dovrebbe essere di due tipi: il primo, più economico, dotato di schermo da 7,9 pollici e completo di compatibilità con i dispositivi Android Auto e Apple CarPlay; il secondo, invece, dovrebbe prevedere il navigatore in opzione e la compatibilità wireless per gli smartphone. È molto probabile, infine, che pure sulla nuova generazione venga confermato l’allestimento di punta Extreme, introdotto di recente su più modelli, che offre tra l’altro rivestimenti interni specifici e lavabili, il pacchetto Sleep per godersi fino in fondo una gita e la trazione integrale. Insomma, per la nuova sport utility romena le parole d’ordine sarebbero ancora più decisamente legate a praticità e versatilità, ma sempre con un occhio al portafoglio. Una chiave, oggigiorno, che metterà d’accordo molti.
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