Ambiente

Litio sostanza pericolosa? Sull’orlo del paradosso

Le nascenti industrie dell'auto elettrica e del litio potrebbero subire un duro colpo ancor prima di cominciare la loro ascesa definitiva

Litio sostanza pericolosa? Sull’orlo del paradosso

C’è un interessante quanto inquietante colpo di scena nella rincorsa europea alla mobilità elettrica. In questi giorni la Commissione Europea sta esaminando una proposta, avanzata dalla Francia, che riguarda l’inserimento di carbonato di litio, idrossido di litio e cloruro di litio tra le sostanze tossiche, in qualità di tossine riproduttive di categoria 1A. Il tutto sulla base di alcuni studi, secondo i quali c’è la possibilità che i sali di litio possano danneggiare la fertilità.

La decisione sul da farsi dovrebbe arrivare entro la fine del 2022, con un tempismo bizzarro. Questo è infatti l’anno in cui, se tutto sarà confermato, l’Europa intera ha deciso di disfarsi dei motori endotermici a partire dal 2035, dunque sposando appieno l’utilizzo delle batterie, solitamente basate proprio sul litio, per le auto elettriche. Si comprende immediatamente che le due decisioni andranno a cozzare, in un modo o nell’altro, su vari aspetti: dalla comunicazione ai costi industriali.

Equilibrio d’Oriente

La prima conseguenza sarebbe il caos finanziario. Diversi investitori potrebbero non gradire più un coinvolgimento, sapendo che il litio può portare a problemi di salute. Altri presumibilmente otterranno rassicurazioni dalle società che raccolgono e trattano il litio quotidianamente. E le case automobilistiche? Passerebbero da un problema all’altro; da una cattiva pubblicità a un’altra.

“Un altro fattore chiave di questa storia è che la classificazione delle tre sostanze chimiche come tossine potrebbe imporre costi più elevati per gli acquirenti e ridurre i margini dei produttori, ostacolando la logica di ulteriori investimenti nel settore“, riporta giustamente il Sole 24 Ore.

Dell’argomento si parla da oltre un paio di anni, in realtà. L’agenzia francese per la salute ambientale, alimentare e sul lavoro, già nel 2019 aveva esposto la sua idea sul litio ‘tossico’. In sostanza la tesi sulla pericolosità del litio si basa su test realizzati su animali, esposti al carbonato di litio. Sulla base di questi risultati, l’effetto tossico dei sali di litio sulla fertilità umana era stato classificato come “presunto”, che corrisponde alla categoria 1B del regolamento CLP (relativo al sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche). Al contempo era stata identificata un’associazione tra l’esposizione al litio – usato dalle donne in gravidanza per trattare il disturbo bipolare – e lo sviluppo di malformazioni nel feto. Di conseguenza, i sali di litio avrebbero effetti tossici comprovati sullo sviluppo fetale umano, eventualità più grave che corrisponde alla categoria 1A del suddetto regolamento.

I dubbi sull’effettiva pericolosità del litio in forma di batteria automobilistica sono leciti: non ci sono per ora particolari dati a riguardo relativamente all’uso prolungato di auto elettriche (come del resto mancano dati abbondanti sulle conseguenze elettromagnetiche). Il litio, dalla raccolta al riciclo, passa una lunga serie di procedimenti che, nel caso ci fosse una classificazione sfavorevole, andrebbero tutti rivisti in termini di sicurezza sul lavoro, con conseguente aumento dei costi. Servirebbero ulteriori studi, questo è certo. Sembra essere sempre più difficile guardare all’evoluzione del nostro rapporto con il clima, perché eliminare i gas di scarico dalle auto è solo la punta dell’iceberg, e non è detto sia sufficiente.

FP | Samuele Prosino RIPRODUZIONE RISERVATA

TOP STORIES

Top List in the World