Ambiente

Ecco perché le auto non sono protagoniste dell’inquinamento

Per l'ambiente il maggior rischio non proviene dalle marmitte delle auto in circolazione, ma dalle flatulenze delle mucche

Principali fonti di inquinamento dell’ambiente? Più di quante se ne considerino d’acchito: sono coinvolti, infatti, fumi industriali, centrali di produzione energia, riscaldamenti domestici, traffico. Cui si aggiunge un fattore insospettabile che emette quantità di metano rilevanti: le mucche. I punti con maggiore densità di inquinamento del pianeta sono, ovviamente, le nazioni più industrializzate: se infatti tracciassimo una mappa ideale si noterebbe come l’inquinamento sia strettamente collegato ai Paesi ricchi, dove ogni casa è riscaldata, il traffico è intenso e le industrie producono a ritmo serrato. Vicini ormai ai parametri limite fissati dagli accordi di Parigi: sembra, infatti, che si sia arrivati troppo vicini al cambiamento definitivo del clima, una peste del terzo millennio.

E le mucche?

Sono la principale fonte di produzione di metano, il gas che aumenta drasticamente l’effetto serra e contribuisce a surriscaldare la Terra, e ogni mucca ne produce da 300 a 500 litri al giorno. Di comune accordo FAO e WWF hanno promosso ricerche in tal senso, da cui è emerso che gli allevamenti di bovini e ovini producono il 18% dei gas serra, 4 punti percentuali in più del 14 che proviene dai trasporti. In Nuova Zelanda poi il problema è stato addirittura oggetto di esame al governo, che sta valutando la possibilità di una supertassa (mucche e pecore pagheranno il “superbollo”?) sulle emissioni di bovini e ovini. Ma è una situazione limite: infatti, nel Paese, a fronte di soli 5 milioni di abitanti, si contano dieci milioni di bovini e oltre 26 di pecore.

E le mucche non producono solo metano. Anche le loro urine contribuiscono ad aumentare il livello di inquinamento grazie alla reazione chimica che trasforma l’azoto contenuto nella pipì di mucca in ammoniaca e liberando protossido di azoto nell’atmosfera, gas cui corrisponde un potenziale di riscaldamento climatico pari a 310 volte l’impatto dell’anidride carbonica. Negli Stati Uniti, per esempio, le emissioni di mucca e l’inquinamento del settore bovino sono la causa del 2,2% dell’inquinamento totale nazionale. E il rischio non è solo per l’ambiente: è perfino esplosa una stalla in Germania (il metano è un gas detonante), dal momento che le mucche chiuse all’interno avevano prodotto tanto gas da provocare, alla prima scintilla, l’esplosione.

Ma si potrà fare a meno della carne?

Difficile, visto che già oggi oltre un miliardo di persone mettono abitualmente carne nel loro menu quotidiano, e tra pochi decenni il consumo è destinato a salire, con una stima che passerà da 229 a 465 miliardi di tonnellate. Crescerà anche il consumo di latte e latticini, inoltre, di fatto raddoppiando, fino a superare quota un miliardo di tonnellate/anno.

Rifiuti e plastica

Metano in grande quantità proviene anche dai rifiuti e dalle plastiche, come ha svelato una ricerca sul fattore spreco degli oggetti di plastica monouso, ben visibili ovunque, sia lungo le coste sia negli oceani: si stima che, entro il 2050, il peso delle plastiche presenti nei mari sarà superiore a quello dei pesci. Ogni anno si valuta infatti che finiscano nelle acque marine dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici: nei mari sono finiti già complessivamente almeno 86 milioni di tonnellate di plastica, di cui una buona parte depositata sui fondali. Nelle acque e negli oceani, inoltre, si trovano anche le microplastiche, che derivano dall’abrasione degli pneumatici, dal lavaggio di tessuti sintetici o dalla disintegrazione di rifiuti plastici. Alle particelle di materiale plastico si sommano poi prodotti cosmetici, bagno schiuma e shampoo, che raggiungono il mare portate dai fiumi.

ecco perché le auto non sono protagoniste dell’inquinamento

Inoltre affondano in acqua reti abbandonate o gettate volutamente in mare dai pescatori (quando si rompono è la soluzione più semplice), in quantità preoccupanti: sono stati stimati oltre 10.000 pezzi di rete che ogni anno vengono gettati solo nel Mar Baltico. Sacchetti di plastica, palloni, scarpe, materiali di imballaggio, infine, prima o poi finiscono in mare, diventando una “minaccia” per pesci e uccelli marini che li ingoino. Ma la plastica si usa in tutto il mondo, dall’India – 1,4 miliardi di abitanti che consumano 11 kg/anno a testa – all’Europa (65 kg/anno) e USA (109 kg/anno).

Riscaldamento abitazioni

Superiore fino a 6 volte rispetto al traffico veicolare poi l’inquinamento generato dal riscaldamento per abitazioni, pari approssimativamente al 64,2% del totale emissioni nelle città, contro il 10,2% che proviene dal settore della mobilità e dei trasporti motorizzati. In Italia gli impianti di riscaldamento sono responsabili del 64% delle polveri sottili (Pm2,5) e del 53% delle Pm10 nell’aria. L’inquinamento atmosferico è quindi particolarmente grave nel nostro Paese, anche se nel mondo l’inquinamento ambientale deriva soprattutto da tutte le attività industriali. E le auto? Rincuoratevi, automobilisti, questa volta dovete essere felici di essere…il fanalino di coda: per l’ambiente il maggior rischio non proviene dalle marmitte delle vostre auto, ma dalle flatulenze delle mucche.

FP | Maurizio Caldera RIPRODUZIONE RISERVATA

TOP STORIES

Top List in the World