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Takata, la storia di un airbag maledetto: è di Citroën l’ultimo maxi-richiamo

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Si scrive Takata, ma per le case automobilistiche e molti loro clienti si legge “problemi”. L’ultimo della serie riguarda la Citroën, marchio francese della famiglia Stellantis, società partecipata da Exor che controlla Repubblica attraverso l’editore Gedi.

Loa casa automobilistica è interessata da un massiccio richiamo, in Europa, che riguarda centinaia di migliaia di clienti, ai quali si chiede di non usare l’auto a meno di intervenirvi sopra. Il richiamo riguarda in particolare un totale di 605.772 veicoli Citroën C3 (il modello più venduto del marchio, davanti alla 2CV) e DS3, venduti tra il 2009 e il 2019 in una ventina di paesi dell’Europa meridionale, del Medio Oriente e del Nord Africa.

Una vicenda, questa, che però risale al lontano 2014. Da un decennio, in sostanza, si parla di questo airbag. Momento in cui, a seguito di alcuni gravi incidenti, negli Usa è arrivata la conferma che a rendere pericoloso il dispositivo di sicurezza era il deterioramento di un gas al suo interno.

Da allora, decine di milioni di auto di molti marchi sono state richiamate per la sostituzione dell’airbag, con un richiamo finale annunciato giovedì da Nissan.

Per avere una idea del fenomeno, basta dire che ad inizio aprile risultavano 45 milioni gli airbag difettosi di produzione Takata sostituiti negli Usa, il 68% delle parti interessate nel paese: ne restavano da sostituire 6 milioni. La pericolosità degli airbag Takata – che per altro portò alla bancarotta del produttore giapponese e al richiamo di milioni di auto – ha riguardato marchi tra cui Honda, Toyota, Chrysler, Ford e Bmw.

Honda, il principale cliente del produttore, ha effettuato un richiamo nel 2008, ma la questione è venuta alla luce solo nel 2014, quando l’agenzia statunitense per la sicurezza stradale (Nhtsa) si è occupata del caso dopo una serie di incidenti. Secondo l’ente americano, negli Usa 27 morti e almeno 400 feriti sono stati finora ufficialmente attribuiti agli airbag Takata difettosi.

In seguito a diversi incidenti mortali che hanno coinvolto C3, sono state aperte indagini penali anche in Guadalupa e Guyana per ‘omicidio colposo’, secondo i procuratori locali. Secondo l’istituto di ricerca Tokyo Shoko, in tutto il mondo sono stati colpiti circa 100 milioni di airbag.

Quando Takata ha presentato istanza di fallimento nel 2017, ha lasciato più di 1.000 miliardi di yen (8 miliardi di euro) di debiti, segnando il più clamoroso fallimento di un’azienda industriale nella storia del Giappone del Dopoguerra.

Divenuto uno dei gruppi leader a livello mondiale nel mercato degli airbag e delle cinture di sicurezza, di cui deteneva una quota del 20% prima dello scandalo, nel 2017 Takata contava ancora circa 46.000 dipendenti e 56 fabbriche in 20 paesi.

Negli anni 2000, il fornitore automobilistico giapponese ha iniziato a utilizzare un nuovo agente chimico, il nitrato di ammonio, nei suoi airbag. Ma senza un agente essiccante, non è in grado di assorbire l’umidità, il che può portare, nel tempo e in condizioni climatiche estreme, al suo deterioramento e a pericolose esplosioni, con frammenti proiettati sul conducente o sul passeggero. Takata è accusata di aver cercato a lungo di nascondere il problema, anteponendo i propri profitti alla sicurezza degli automobilisti. A parte le ripetute scuse, la società è stata molto avara di spiegazioni, rifiutando inizialmente ogni responsabilità, il che ha contribuito ad amplificare la campagna di richiamo e ad offuscare ulteriormente la reputazione dell’azienda.

In Europa sembrava che il mercato fosse al riparo, ma – come ha detto il direttore di Citroën Thierry Koskas, citato da Afp e sul canale BFM Business – la situazione è cambiata con “primi incidenti” nel 2023.

Quanto all’ultimo caso della Citroën, la Federconsumatori – che lamenta un intervento tardivo in tutela degli automobilisti – osserva che “le sostanze chimiche contenute in questi dispositivi potrebbero deteriorarsi nel tempo, esponendo guidatore e passeggero al rischio di rottura del dispositivo di gonfiaggio dell’airbag con una forza eccessiva in caso di incidente, in grado di provocare gravi lesioni o morte”.

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