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Design – Leclercq: “Le Citroën continueranno a essere popolari”

design – leclercq: “le citroën continueranno a essere popolari”

Design – Leclercq: “Le Citroën continueranno a essere popolari”

Pierre Leclercq, designer di lungo corso con esperienze, tra le altre, in BMW, Great Wall e Kia, dal novembre del 2018 è a capo dello stile della Citroën. Giunto in PSA un anno prima della dell’accordo di fusione con FCA, e della successiva creazione di Stellantis, ha vissuto un in prima linea un periodo di forti cambiamenti per il marchio del double chevron. Il quale però – lo testimoniano la sua storia e soprattutto le sue auto, non ultima la nuova C3 – dimostra di avere il trasformismo nel proprio dna, come ci spiega proprio il designer belga in questa intervista in cui si parla della nuova compatta e di come la Casa francese affronta la sfida dell’auto (elettrica, ma non solo) “popolare”. Incrociando, sulla propria strada, la concorrenza di marchi come Dacia.

La nuova C3 eredita dal passato nome e dimensioni, ma in diversi aspetti ha preso una strada totalmente differente. Sembra quasi che abbiate deciso di salvare alcune cose, ed eliminarne altre: a partire dagli airbumpPer il clienti non era importante tenerli e nemmeno noi ne abbiamo bisogno. Quando sono arrivato in azienda mi è stato chiesto di ripensare stilisticamente la parte bassa delle nostre vetture (dove sui modelli della precedente generazione erano installati gli airbump, ndr), semplificandola. Abbiamo optato per un design più pulito e tecnico (vedi la lavorazione dei codolini che riprende il double chevron, ndr).

E il resto?Cambiare molto fa parte del dna di questo modello, che ha sempre fatto un bel salto tra una generazione e l’altra. Con la nuova C3, che è anche elettrica, abbiamo fatto una scelta diversa dai nostri competitor: abbiamo cambiato le proporzioni, sviluppando l’auto in verticale, anche nei dettagli del fontale. Per darle uno status superiore. Sono contento che il management abbia supportato questa decisione: siamo un marchio che si è sempre preso dei rischi, a volte con successo, altre meno. Il bello, in Citroën, è che puoi fare una rivoluzione ad ogni generazione di prodotto. Per il resto, il linguaggio formale resta molto tondo: una caratteristica che ha reso alcuni nostri modelli amichevoli e che vogliamo mantenere: non cerchiamo il dinamismo. Pure negli interni proponiamo un contrasto tra forme estremamente rotonde, anche morbide, con altri dettagli che non sono di stampo strettamente automobilistico. Un approccio più da product design, che strettamente automotive.

Per il suo stile, ma anche per la filosofia alla base, la concept Oli ha generato aspettative verso le nuove Citroën. Di tutto ciò, la C3 offre solo un piccolo assaggio. Quale sarà il prossimo passo?Sì, la Oli ha avuto un grande successo. E la buona notizia è che, come ha annunciato il nostro ceo, vogliamo mettere su strada un’auto così: ci stiamo lavorando. Ma, come hai detto, la Oli è prima di tutto una filosofia. E il fatto che oggi, in Citroën, stiamo realizzando le vetture entry-level del gruppo Stellantis, ci pone in una posizione favorevole, considerata la situazione sociale in Europa. Vedo un alto potenziale, in futuro, per le auto di primo prezzo e di fascia media. E noi avremo un approccio popolare per tutte le auto. Il bello della ë-C3 è che, alla fine, non appare come un’auto entry-level, ma la offriamo a un prezzo eccezionale (ora il listino parte da 23.900 euro, ma nel 2025 scenderà sotto i 20 mila con la variante da 200 km di autonomia, ndr). Quello che la Oli ha mostrato, e che vogliamo portare nei prossimi modelli, è ulteriore semplicità, con soluzioni innovative per quanto riguarda i materiali, riciclati o riciclabili. Soluzioni che il nostro cliente accetta: altri, forse no. Si pensi, per esempio, alla semplicità dell’infotainment, che è realizzato attraverso lo smartphone del proprietario: non tutti sono pronti a rinunciare ad avere uno schermo sulla plancia. E la Oli è stato un bel test per tutto ciò. Dalla concept vogliamo riprendere anche temi come la praticità e la versatilità, per offrire auto che non siano adatte solo alla città.

Nella nuova C3 Aircross vedremo qualche ulteriore passo avanti?Il linguaggio stilistico sarà lo stesso, perché è importante avere una forte coerenza tra le due auto. Ma la C3 Aircross è un altro animale. Ed è super-cool: non vedo l’ora di lanciarla e di usarla come auto aziendale. Ma per avere, su un’auto di serie, qualcosa in più presa dalla Oli bisognerà aspettare ancora un po’. Quando abbiamo completato la Oli, la C3 Aircross era molto avanti nello sviluppo. I futuri modelli prenderanno maggiori spunti dalla concept.

In molti, per come vi state approcciando al mercato, vedono sempre più similitudini tra Citroen e Dacia: un marchio che non era vostro competitor, ma lo diventerà, almeno su alcuni prodotti. In che modo vi differenzierete?Chiunque offra lo stesso prodotto nella stessa fascia di prezzo può essere considerato un diretto rivale. Se pensiamo al passato, per esempio alla 2CV, Citroën è sempre stata popolare. Oggi il brand deve tornare all’approccio popolare e orientato alla semplicità di modelli come questo, ma continuando a cercare di fare le cose in modo diverso rispetto al vicino.

Oltre alla missione di tenere il prezzo basso, ci sono altri punti di contatto, nelle strategie e, mi passi il termine, nelle idee. Mi riferisco alla ricerca della semplificazione e alle soluzioni di personalizzazione a basso costoIl nostro cliente è particolare, diverso da quello, per esempio, di un marchio come Peugeot, sempre francese e appartenente al nostro gruppo. meno automotive, ma più moderno, incline all’elettrico, ma anche razionale e pragmatico. Un prodotto come la Ami, per esempio, risponde a tutto ciò ed è offerto a un giusto prezzo. Hai la possibilità di accessoriarlo, ma con semplicità. Cerchiamo di aggiungere funzionalità con idee intelligenti che impattano poco sul prezzo. Ha senso che anche altri brand seguano questa filosofia. Noi, semplicemente, andiamo incontro ai bisogni dei nostri clienti.

Voi costruttori guardate sempre ai vostri clienti tradizionali. Ma non pensate che, in questo momento storico – con i prezzi delle auto che si stanno impennando – chi fa auto abbordabile abbia, più che mai, l’occasione di conquistarne di nuovi, in arrivo da marchi un po’ più costosi?Sono d’accordo. E l’aspetto più interessante, nel fare questo genere di auto, è che non sono prodotti cheap. La loro bellezza sta nella semplicità, come per un mobile Ikea. Auto come la ë-C3, sono desiderabili anche se sono delle entry-level, perché sono appaganti esteticamente. La bellezza è importante, il design è importante, la praticità pure: è complicato riuscire a portare un prodotto del genere su strada al giusto prezzo, generando profitti.

In un gruppo ampio ed estremamente sinergico come Stellantis, la condivisione delle piattaforme è più una sfida o un’opportunità, per voi designer? certamente un’opportunità ed è una cosa che gli ingegneri, i designer e i marchi stessi stanno gestendo molto bene, puntando su valori diversi. Se penso al lavoro fatto con i brand italiani da quando abbiamo creato Stellantis, le sinergie su cui abbiamo lavorato insieme: è incredibile. E nello specifico del design, penso che abbiamo trovato un giusto equilibrio tra la condivisione di alcune parti e la differenziazione di altre.

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