Appello a Macron per l’ingresso al Panthéon di André Citroën
André Citroën potrebbe così diventare il primo industriale ad accedere con tutti gli onori nel mausoleo repubblicano, nel cuore di Parigi, dove riposano i grandi della Patria, tra scrittori, artisti, resistenti o politici come Jean Moulin o Simone Veil. Una mossa ”dall’alto valore simbolico in un momento in cui la reindustrializzazione della Francia diventa una priorità”, si legge nella petizione on-line promossa dal Comité de Soutien André Citroën au Panthéon, pensato e promosso dall’energico nipote, Henri-Jacques Citroën.
Figlio di immigrati ebrei (padre olandese, madre polacca) trasferitisi in Francia a fine Ottocento, André Citroën è ancora oggi una personalità amatissima, al pari delle sue leggendarie automobili osannate in tutto il mondo. Perfetto esempio di meritocrazia repubblicana, appassionato fin da piccolo per i libri di Jules Verne, il giovane André ottenne la cittadinanza francese a 18 anni per proseguire gli studi all’Ecole Polytechnique. La moglie, Giorgina Bingen (Genova, 12 aprile 1892 – Parigi, 20 febbraio 1955) è italiana, già all’epoca costituiscono una famiglia profondamente europea.
Sul sito industriale lungo la Senna oggi divenuto un parco a lui intitolato lavoreranno fino a 13.000 impiegati, in maggioranza donne, con asili nido, nursery, infermerie, e spogliatoi; modello prima del tempo di emancipazione femminile e tutela diritti dei lavoratori. Con la fine della guerra, nel 1919, Citroën trasforma l’industria di armamenti in una delle firme automobilistiche più importanti al mondo, producendo auto all’ultimo grido a prezzi accessibili. In dieci anni, il marchio dalla doppia cuspide si impone come primo produttore europeo e il secondo al livello mondiale.
Tra l’altro, il 9, 10 e 11 maggio sul circuito Charade nei pressi di Clermont-Ferrand, verranno celebrati i 90 anni della ‘Traction Avant’ (1934), tra i modelli più emblematici di casa Citroën, andata in produzione poco prima della morte di André, nel 1935. L’occasione, di commemorare anche l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa del cognato e collaboratore di origini italiane, Jacques Bingen, eroe e martire della Resistenza al nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo essere stato catturato dai nazisti nella stazione di Clermont-Ferrand, morì il 13 maggio 1944, ingurgitando una pillola di cianuro, pur du non svelare i segreti della Francia libera del generale De Gaulle. (ANSA).