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Quando le auto erano fatte coi tubi: la Citroën Ami (o la Fiat Topolino) messe a nudo

Da un profilo Facebook un'immagine che vale mille spiegazioni: una Citroën Ami elettrica spogliata di tutto per capire meglio com'è fatta

Citroën Amie Fiat Topolino (che è in vendita anche come Opel Rocks) hanno segnato un passo importante nella diffusione delle piccolissime elettriche. La versione con il Double Chevron ha conquistato addirittura 40.000 acquirenti in tutta Europa puntando su un prezzo di listino contenuto (almeno rispetto ai quadricicli leggeri che conoscevamo) e alla semplicità e razionalità costruttiva, che è alla base della formula AMI. La versione Fiat, più curata e più cara, con il frontale diverso, si può prenotare ma le consegne cominciano nei primi mesi del 2024. Tutti abbiamo già visto molto bene come sono realizzate in modo molto “smart” le parti di plastica esterne, non verniciate (il colore grigio è incorporato direttamente nella plastica stampata) e realizzate in modo tale da essere uguali sia sul frontale sia dietro, e anche per i fianchi e le porte asimmetriche.

quando le auto erano fatte coi tubi: la citroën ami (o la fiat topolino) messe a nudo

La struttura portante della Citroen AMI e della Fiat Topolino

Sottopelle, buon vecchio acciaio

Non così frequente è invece vedere una AMI “strippata” di tutto quello che la veste, per osservare come è realizzata la meccanica e la parte elettrica. L'ossatura ricorda vagamente la tecnica usata nelle Birdcage, le auto da corsa Maserati, ed è composta principalmente di tubo quadro di acciaio e ha una forma alta ed piuttosto elaborata all'avantreno per sostenere il motore elettrico a corrente continua da 48 V e 6 kW/8 CV, gli organi dello sterzo e le sospensioni, che sono di tipo MacPerson, con un braccio inferiore e l'ammortizzatore coassiale con la molla. I freni anteriori sono a disco ventilato, quasi un lusso, ma è corretto visto che la AMI ha un moderato recupero di energia che oltretutto ha un funzionamento programmato a seconda delle condizioni della batteria e della temperatura esterna, entrando in funzione appieno solo con la batteria sopra il 70% e con almeno 25 °C. Per gli urti frontali, data la velocità massima di 45 km/h imposta ai quadricicli leggeri, per legge non sono previsti dispositivi particolari come le zone di deformazione programmata o airbag, ma una semplice barra metallica sotto al paraurti che è integrato con la carrozzeria. Ovviamente ci sono, e vanno sempre indossate, le cinture di sicurezza.

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La zona delle batterie e dell'inverter

Pianale “elettrico”

Il pavimento della AMI è dedicato a contenere la batteria da 5,5 kWh agli ioni di litio, un semplice regolatore di tensione CC e il caricabatteria da rete collegato alla presa Schuko nascosta nel vano della porta di destra che permette di caricare la AMI fino all'80% in tre ore. Tutto l'insieme è collocato sotto ai due sedili asimmetrici, quindi non ruba spazio per le gambe e ne lascia anche un po' per un mini bagaglio, ma che non è accessibile dall'esterno perché la AMI manca di un portellone posteriore.

Il retrotreno è una replica in piccolo di uno schema a ruote indipendenti molto semplice e affidabile, più simile (anche nella molla-amortizzatore) ad una sospensione motociclistica; freni a tamburo, con impianto idraulico sdoppiato per sicurezza. A proposito di sicurezza, in molti si chiedono se un simile veicolo sia a prova di crash. Oltre a quanto già detto a proposito degli airbag e della deformazione della carrozzeria, le procedure di omologazione per i veicoli della categoria L6 non prevedono prove di urto frontale o laterale, anche se tutti i costruttori hanno l'obbligo di certificare i vari dispositivi (per esempio luci, parte elettrica, vetri). Quindi, com'è ovvio, non si applicano le regole delle comuni vetture stradali che possono raggiungere (e quindi fare incidenti) a velocità anche triple rispetto alla AMI. La regola dei 45 all'ora e l'uso prevalentemente urbano giustificano queste norme, e proprio per questo una modifica per aumentare la velocità massima di un quadriciclo, una cosa purtroppo comune sui modelli a scoppio, è illegale ma anche molto pericolosa.

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