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Museo Alfa Romeo – Il Consiglio di Stato respinge il ricorso contro il vincolo

museo alfa romeo – il consiglio di stato respinge il ricorso contro il vincolo

Museo Alfa Romeo – Il Consiglio di Stato respinge il ricorso contro il vincolo

La collezione del Museo Alfa Romeo di Arese va conservata nella sua integrità: lo ha deciso il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso contro la precedente sentenza del Tar, che affermava lo stesso principio, presentato nel 2017 da FCA Italy, FCA Res e FCA Partecipazioni. Le società si erano appellate contro il ministero dei Beni, delle attività culturali e del turismo, il Comune di Arese, quello di Rho, la Regione Lombardia e la Direzione regionale per i beni culturali, chiedendo di riformare la sentenza 672/2017 del Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia.

I fatti. La Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici, con un provvedimento del 31 gennaio 2011, aveva dichiarato d’interesse particolarmente importante la porzione immobiliare denominata Centro direzionale Alfa Romeo adibita a Museo storico e gli annessi, cioè l’officina, il centro documentazione, l’archivio storico e gli uffici direzionali; un complesso di proprietà di Fiat Group Automobiles Real Estate Services, già conosciuta come Fiat Partecipazione Spa, a differenza dell’Archivio storico Alfa Romeo e della Raccolta Museo storico Alfa Romeo, appartenenti invece alla FCA Italy. Non solo: la stessa Direzione aveva dichiarato di interesse storico particolarmente importante la raccolta del Museo storico Alfa Romeo, costituita da varie collezioni, e l’archivio denominato Centro documentazioni. Il vincolo della Direzione regionale per i beni culturali veniva quindi esteso non solo al Museo storico e ai suoi annessi, ma anche alla relativa raccolta, costituita da 245 automobili, 130 delle quali esposte nel percorso museale, a 39 motori di auto, a 17 di aereo e ad altri innumerevoli oggetti contenuti nella struttura, da una cucina economica ai modellini, dai trofei alle maquette di stile. Il tutto risultava, quindi, inscindibile e inamovibile dalla sua sede, al pari dei contenuti dell’Archivio (50 mila fra foto, negativi, lastre e stampe, 26 mila documenti cartacei, 100 mila disegni, innumerevoli dipinti, bozzetti, filmati, libri e documenti di vario genere), a loro volta sottoposti al vincolo.

Il ricorso. Questa decisione della Direzione per i beni culturali veniva impugnata da FCA Res e FCA Italy con ricorsi separati, sulla base di diverse motivazioni giuridiche, come il difetto d’istruttoria e la scarsa trasparenza dell’azione amministrativa; l’immobile sottoposto a vincolo veniva definito dai ricorrenti del tutto privo d’interesse storico e la creazione di un vincolo pertinenziale tra il contenitore, la raccolta e l’archivio indebita. Come detto, il Tar della Lombardia respingeva questo ricorso, generando la successiva richiesta di riforma della sentenza da parte del Consiglio di Stato, basata sostanzialmente sulle medesime argomentazioni.

Riconoscimento di ruolo. Il Consiglio di Stato ha respinto l’appello, confermando la sentenza di primo grado e condannando al pagamento delle spese le parti appellanti. La decisione è motivata punto per punto e smentisce le interpretazioni date dai ricorrenti, volte a sminuire l’importanza storico-industriale degli edifici di Arese; il provvedimento impugnato viene, invece, definito adeguatamente motivato sulla base di una nutrita ed approfondita attività istruttoria, peraltro svolta anche nel contraddittorio e con il pieno coinvolgimento della parte appellante. Inoltre. Afferma la sentenza, il decreto di vincolo non ha dichiarato di interesse particolarmente importante l’immobile in sé o di per sé, né per le sole collezioni che esso ospita, ma ne ha riconosciuto l’interesse culturale per il riferimento e quale testimonianza dell’importanza che l’industria Alfa Romeo e la sua storia hanno avuto e che il compendio immobiliare e i mobili che contiene testimoniano. Né vale, come motivo di opposizione al vincolo, quella che i ricorrenti hanno considerato l’eterogeneità della raccolta, caratterizzata dalla presenza di innumerevoli doppioni e beni neppure di comune contenuto tematico: per il Consiglio di Stato, a prescindere dall’eterogeneità della raccolta, dal pregio dei singoli pezzi e dalla supposta presenza di doppioni, l’insieme dei beni globalmente considerato, oltre che costituire testimonianza della storia industriale dell’Alfa Romeno, assume una peculiare valenza anche in ragione dei legami storici con lo specifico sito nel quale è conservata. I giudici, insomma, hanno pienamente sposato le considerazioni del Tar, secondo il quale il provvedimento di vincolo impugnato non ha per oggetto una mera collezione di automobili d’epoca, ma una raccolta museale propria di un museo d’impresa che, come tale, può comprendere pezzi di valore diverso e modelli similari e che si è costituita nel tempo, in concomitanza con lo sviluppo e la crescita dell’azienda, lasciando memorie sia di vicende agonistiche, sia della diffusione dell’auto nel tessuto sociale nazionale. Un riconoscimento importante, dunque, del ruolo che Arese, le sue strutture e le auto che vi nascevano hanno avuto nella storia del Paese, economica, industriale e sociale: un compito che il Museo, la sua raccolta e gli archivi dell’Alfa Romeo dovranno continuare a rivestire nel tempo.

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