Una riflessione sui danni all'immagine del "sistema Italia" che vanno al di là del mondo dell'automobile
“Cambiamo in Junior e da domani nessuno si ricorderà più di Milano”. In Alfa Romeo ne sono convinti. E hanno probabilmente ragione: nell’era dei social e dell’hypermedialità dove notizia scaccia notizia, tendiamo a dimenticarci tutto in meno di ventiquattrore. Ma il polverone che si è sollevato dopo il cambio del nome da Milano a Junior rischia di lasciare dei danni oggi poco evidenti ma ben più gravi.
Il danno più grande riguarda l’immagine dell’Italia come sistema paese. Perché ciò che è accaduto mediaticamente in mondovisione nella serata del 15 aprile ha mostrato quanto possa essere complicato fare le cose dalle nostre parti (e con noi italiani), compreso lo scegliere il nome commerciale di una nuova automobile.
Un investitore straniero (magari cinese, come si augura il Governo italiano) che deve decidere se e dove aprire la sua prossima fabbrica di automobili (o di qualsiasi altro bene), la prima cosa che guarda in un paese è l’affidabilità del sistema economico che deriva, a sua volta, dalla stabilità normativa, politica ed energetica.
Nemmeno gli italiani che poi sono i primi a pagarne le conseguenze. Spesso senza rendersene conto.