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Monaci venduti al regime: la fede viaggia in Mercedes

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Monaci venduti al regime: la fede viaggia in Mercedes

Dietro le facciate armoniche e pacifiche dei templi buddisti del Myanmar, si nasconde un’alleanza inquietante. I principali monaci, infatti, sostengono la giunta militare che sta insanguinando il Paese in cambio di macchine di lusso, ricchezze e prestigiosi riconoscimenti. Questa connivenza coinvolge figure di spicco come Sitagu Sayadaw Ashin Nyanissara, Dhammaduta Ashin Chekinda e U Kovida.

Sitagu Sayadaw oltre ad essere alla guida della setta Shwe Kyin, che conta centinaia di migliaia di seguaci, guida anche una Mercedes che gli è stata donata. Una volta noto per i suoi sermoni contro i generali, ha cambiato rotta, benedicendo le truppe al fronte e giustificando le azioni militari con discorsi sulla «protezione della Nazione» e della «religione buddista». Grazie a questo appoggio, si è recato in Russia in visite ufficiali diverse volte per controllare la costruzione di una replica della Pagoda Shwezigon finanziata da Min Aung Hlaing e da influenti uomini d’affari vicini alla giunta.

Dhammaduta Ashin Chekinda, che dirige la prestigiosa International Theravada Buddhist Missionary University a Yangon, ha trasformato l’università in una piattaforma per promuovere l’ideologia del regime. In cambio, ha ricevuto il prestigioso titolo di «Ambasciatore del Buddismo», partecipando attivamente a importanti cerimonie governative.

U Kovida, noto per le sue letture astrologiche, è diventato una figura chiave per i militari al potere, fornendo consulenze ai leader dell’esercito. La sua influenza è diventata talmente forte che le decisioni strategiche della giunta spesso dipendono dalle sue previsioni. Questo ha ulteriormente consolidato il suo ruolo e la sua importanza all’interno del regime e ha fatto sì che ricevesse ingenti donazioni in denaro.

Un cambio radicale, pensando che nel 2007, durante la «Rivoluzione dello Zafferano», che si è conclusa con l’uccisione di decine di persone e centinaia di arresti, proprio i monaci erano nelle prime linee delle proteste insieme alla popolazione contro i generali al potere. A guidare l’insurrezione di 17 anni fa c’era Nyi Nyi Lwin, più conosciuto con il suo nome monastico di U Gambira, un ex bambino soldato ed ex religioso che ora vive in Australia. Nel libro Naraka (Thorpe Bowker, 2020), che tradotto significa «Inferno» o «Luogo di tormento», racconta la sua straziante storia fatta di carcere, isolamenti e di continue torture perpetrate dalla polizia segreta birmana. Per il ruolo centrale che ha ricoperto durante la rivolta, U Gambira è stato condannato a 68 anni di reclusione, ma è stato liberato nel 2012 grazie a un’amnistia concessa ai detenuti politici. Nel 2016 è stato nuovamente arrestato per «immigrazione illegale» e ha passato altri sei mesi in cella, prima di trasferirsi insieme alla moglie a Brisbane, grazie all’asilo politico concesso dall’Australia.

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