Contrastare i cattivi, ma con stile. Se un look sofisticato è sempre stata la cifra caratteristica di James Bond, altrettanto può essere detto per le macchine sulle quali i protagonisti hanno sfrecciato, di pellicola in pellicola. A sessant’anni esatti – era il 1964 – da Agente 007 – Missione Goldfinger, resta per esempio in fondo agli occhi di tutti la magnifica Aston Martin DB5 che l’autore del soggetto, Ian Fleming, scelse per il terzo capitolo della saga, nonché il primo in grado di raccogliere un oscar.
Sean Connery è alle prese con il multimilionario Auric Goldfinger, il quale minaccia di mandare in tilt il mercato dell’oro lanciando una bomba al cobalto sulla riserva aurea statunitense, a Fort Knox. In questo modo farebbe schizzare il valore di quello in suo possesso. Bond – Connery deve naturalmente sventare il cataclisma, ma dovrà fare i conti con le cruente morti delle sorelle Masterson: la prima, Jill, viene ricoperta d’oro fuso per aver tradito Goldfinger, mentre l’altra, Tilly, viene uccisa dal terribile Oddjob, l’assistente coreano del magnate.
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Aston Martin ne costruì 1.033 esemplari. Quella usata da Bond in Goldfinger era di un argento luccicante e, naturalmente, montava sopra option funzionali all’agente segreto, come mitragliatrici, scudi antiproiettile, speroni. Successivamente 007 utilizzò altre fuoriserie, ma la DB 5 ricomparse comunque, in tutto il suo immutabile fascino, nei film 007 contro GoldenEye (1995), con Pierce Brosnan, e in Spectre (2017), con Daniel Craig.