Quando Lionel Martin e Robert Bamford nel 1913 vinsero per la prima volta la Aston Hill, lo fecero con un telaio Isotta Fraschini sul quale avevano montato un 4 cilindri Coventry-Simplex. Sarà per questo evento fondativo che tra Aston Martin e l’Italia c’è da sempre un legame particolare. «C’è stato anche con le carrozzerie Zagato e Touring Superleggera – ricorda Marco Mattiacci, chief brand e commercial officer del celebre marchio automobilistico britannico – ma la verità è che questo legame è inevitabile perché Aston Martin è un mondo di bellezza e la nostra cultura umanistica ci permette di apprezzare determinati valori. Penso ad esempio al legame che c’è tra la sartoria napoletana e quella di Savile Row».
Ma non c’è solo questo. Ci sono carreggiate più larghe, ammortizzatori e differenziale a controllo elettronico, freni Brembo (carboceramici a richiesta) e sistemi di controllo della dinamica regolati da un accelerometro a 6 assi. Insomma, quello che serve per avere tra le mani una GT che sa andare forte ed è tutta da guidare. E poi ci sono l’infotelematica di nuova generazione, mai vista su un’Aston, e la pelle Bridge Of Weir cucita a mano. Caratteristiche che ritroviamo anche sulla DBX recentemente rivista proprio negli interni, anche con tocchi di Alcantara. Qui il V8 tedesco fornisce ben 707 cv ed è accoppiato ad un cambio a 9 rapporti di origine AMG e alla trazione integrale per uno 0-100 in 3,3 secondi e una velocità massima di 310 km/h. «È il suv con il rapporto peso/potenza migliore al mondo e si guida come una sportiva» aggiunge Mattiacci che, oltre ad essere uomo di prodotto e di brand, è anche uomo di vendite e, come rappresentante della Aston Martin italiana, ci tiene molto a fare bene in patria.
Qui giochiamo il nostro campionato del mondo – afferma – perché qui i nostri clienti hanno una cultura della bellezza, motoristica e del lusso che è davvero unica. Fare bene in Italia è una cartina di tornasole fondamentale». E poi c’è il futuro. L’elettrico? Rimandato al 2027, ma si può contare su partner di prima grandezza come Lucid e Geely, grazie alle partecipazioni azionarie che li accomunano ad Aston Martin. Nel frattempo arriva la Valhalla, un’ibrida plug-in – la prima e non certo l’ultima – da oltre mille cavalli in fibra di carbonio e aerodinamica attiva con V8 biturbo centrale e tre motori elettrici in 999 pezzi da 750mila euro l’uno. «L’obiettivo è portare una special ogni 18 mesi» conclude Mattiacci menzionando la novità attesa a giorni: un nuovo V12, tutto Aston Martin da 835 cv. Lui non pronuncia la parola “Vanquish”, ma ci siamo capiti…