Fisker – La startupsi si schianta: dichiarato il fallimento
Accordi sfumati. Ora arriva la richiesta di fallimento. A nulla sono serviti i tentativi di trovare un accordo con un altro produttore automobilistico (secondo indiscrezioni, si trattava della Nissan) per una partnership produttiva in Nord America e alla Fisker non è rimasta altra possibilità che presentare formale istanza di fallimento in Delaware secondo il Chapter 11 (la principale norma fallimentare degli Stati Uniti), dichiarando beni tra i 500 milioni e il miliardo di dollari, passività tra i 100 e i 500 milioni di dollari e un numero di creditori tra i 200 e i 999.
I prossimi passi. Secondo il Chapter 11, la Fisker può avviare un’operazione di ristrutturazione interna volta ad appianare i debiti e risanare l’azienda, tramite un piano proposto dalla società stessa. Stando alla nota stampa diramata dalla Casa, le prime mosse prevedono la vendita degli asset per il ripianamento dei debiti, “la strada al momento più praticabile” secondo un portavoce. Al momento la produzione rimane comunque ferma e le attività della Fisker sono ridotte al minimo essenziale (pagamento stipendi e benefit, assistenza clienti, gestione fornitori). Se questa operazione non dovesse riuscire, il giudice può disporre la liquidazione vera e propria. Per l’imprenditore danese non si tratta del primo fallimento: la Fisker Automotive, fondata nel 2007 e da cui è nata la Karma, ha dichiarato bancarotta nel 2014 ed è stata poi acquisita dal gruppo cinese Wanxiang. E chissà che non gli vengano incontro anche in questo frangente…