Auto elettrica, Tesla e Fisker affondano in Borsa start up Usa e cinesi
Fisker, a corto di ricavi (solo 273 milioni di dollari nel 2023 a fronte di perdite nette per 762 milioni) e di liquidità, è ricorsa a FTI Consulting e allo studio legale Davis Polk per essere assistita in una possibile procedura di fallimento, come ha rivelato mercoledì il Wall Street Journal, che ha citato persone a conoscenza della questione. Qualche settimana fa l’azienda californiana fondata nel 2016 dal designer danese Henrik Fisker, progettista della Bmw Z8 e dell’Aston Martin V8 Vantage, ha segnalato rischi di fallimento, tagli di posti di lavoro e una pausa negli investimenti in progetti futuri se non si fosse assicurata una partnership con un produttore. Nissan era in trattative avanzate per investire in Fisker in un accordo che avrebbe potuto fornire alla casa automobilistica giapponese l’accesso a un pick-up elettrico, ha riferito Reuters all’inizio del mese.
La parabola è stata di breve durata (oltretutto è il secondo fallimento per Henrik Fisker, il primo risale a fine 2013). La Fisker Ocean avrebbe dovuto essere l’auto elettrica «più sostenibile», ma le vendite non hanno soddisfatto le aspettative. Nel 2023 sono stati prodotti 10.193 esemplari di questo suv elettrico da 700 km di autonomia e ne sono stati venduti appena 4.929. Il titolo Fisker ha toccato un top di 28,50 dollari nel febbraio 2021, oggi vale 15 centesimi dopo la notizia del Wsj contro i 33 di mercoledì.
Questa congiunzione astrale negativa ha trascinato al ribasso il settore, in particolare i titoli più sbilanciati sull’elettrico e fragili come l’americana Rivian (-9,3%), che ha perso oltre 5 miliardi nel 2023 (e 17 negli ultimi tre anni) a dispetto di vendite raddoppiate a 57mila unità ma che non cresceranno nel 2024, proprio la crisi di domanda in atto.
In profondo rosso anche le start up cinesi queotate al Nyse come XPeng (scelta da Volkswagen per una partnerhip in Cina, due modelli da produrre e lanciare sul mercato del Dragone) che è affondata di oltre il 6 per cento. E come l’eterna promessa anti-Tesla, Nio (-5,66%) o Li Auto (-4,35%). Non ne ha risentito BYD, che, nonostante debba fare comunque i conti con la domanda in flessione, poggia su una struttura industriale e societaria molto più solida (+2,77%).
Segno meno, ma non negli stessi termini, per diversi titoli di big europee e Usa. Bmw la più pesante (-3%).