- Un salto indietro nel tempo
- Le prestazioni della Lotus Type 66
- Come una volta
- Se solo fosse nata…
- Solo 10… da lode!
Questa non è un restomod. Questa non è neppure una continuazione. Questa è una nuovissima, vecchia Lotus. Ladies and gentlemen, ecco la Type 66, un progetto del 1970 che non ha mai visto la luce del giorno. Finora.
Un salto indietro nel tempo
Dobbiamo riportare indietro l’orologio di 53 anni per arrivare all’origine di questa vettura. A quell’epoca il famoso Colin Chapman, intento a dominare la Formula 1, chiese al progettista della Lotus Geoff Ferris di disegnare un’auto capace di dettare legge nel redditizio campionato Can-Am, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Il successo di Lotus in F1 ha tuttavia fatto sì che quel progetto non sia mai andato oltre i disegni iniziali o poco più. E così è rimasto chiuso in un armadio da qualche parte negli archivi della famiglia Chapman per più di mezzo secolo, aspettando solo il momento giusto.
Lotus Type 66
Le prestazioni della Lotus Type 66
Nonostante oggi il marchio Lotus sia impegnato con le nuove Emira, Eletre ed Evija, quel momento è arrivato. La Lotus Type 66 rimane fedele al design originale e il suo cuore è un motore V8 ad aste e bilancieri, una tecnologia adeguata per quei tempi (con albero motore, aste e pistoni forgiati in alluminio), che eroga circa 850 CV a 8.800 giri/min e poco meno di 750 Nm a 7.400 giri/min. Stando a quanto trapela, i tempi sul giro sono all’altezza delle moderne GT3. A Laguna Seca, il simultatore calcola che potrebbe essere anche più veloce. Il merito va in parte al lavoro di 1.000 ore di CFD (ovvero la galleria del vento digitale), che consentirà alla Type 66 di generare 800 kg di carico aerodinamico a 240 km/h. È anche più di quanto pesa, quindi se avessimo un tunnel abbastanza lungo con un soffitto piatto…
Come una volta
Anche il telaio è d’epoca, con profilati in alluminio estruso, giunti incollati e pannello alveolare in alluminio. Invenzioni più recenti sono invece il servosterzo, il cambio sequenziale con retromarcia, l’ABS, la frizione multidisco e il roll bar fisso. Utilizzando rendering 3D per migliorare il flusso d’aria, il design è stato ottimizzato – “delicatamente”, insiste Lotus – per conformarsi agli standard di sicurezza odierni. A tal fine il pozzetto è stato rivisto, mentre anche il serbatoio è nuovo. Il corpo è interamente in fibra di carbonio, come ci si aspetterebbe di questi tempi.
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Se solo fosse nata…
E Clive Chapman – figlio di Colin e MD Classic Team Lotus – ritiene che il campione del mondo del 1972 Emerson Fittipaldi avrebbe guidato la Type 66, se mai fosse stata costruita.
“L’auto avrebbe condiviso molte caratteristiche innovative con la nostra F1 di maggior successo, la Lotus Type 72, sviluppata durante la stessa epoca”, spiega. “Ha per esempio i radiatori montati lateralmente, che hanno contribuito a ridurre la resistenza all’avanzamento, ad aumentare la deportanza anteriore e a canalizzare il flusso d’aria attraverso e sopra l’auto. La parte posteriore è particolare e ricorda le auto da corsa di Le Mans dell’epoca. Queste caratteristiche avrebbero aumentato considerevolmente il suo carico aerodinamico, rispetto ai rivali, favorendo la stabilità ad alta velocità e, in ultima analisi, i suoi tempi sul giro”.
Solo 10… da lode!
Della Type 66 – esposta domenica scorsa al Concept Lawn del Concours d’Elegance di Pebble Beach – saranno costruiti solo 10, ciascuno del costo di circa 1,2 milioni di euro. Costosa, certo, ma sfidare una 911 GT3 indossando una sciarpa e degli occhiali non ha prezzo…