Nata dalla mente del geniale preparatore svizzero, voleva tradurre in realtà l'auto-sommergibile di 007 e funzionava davvero
Quanti di noi, vedendo il celebre film del ciclo James Bond “La spia che mi amava” del 1977 non hanno sognato almeno una volta di poter guidare davvero una sportiva capace di trasformarsi in sommergibile? Ecco, appunto.
Sempre Lotus
L’auto del film era una allora nuovissima Lotus Esprit, e forse per questo, forse per le caratteristiche di base, anche Rinspeed ha scelto una delle vetture del marchio inglese per realizzare il suo prototipo. L’onore è toccato alla Elise, il modello più compatto e leggero ai tempi disponibile sul mercato.
Su terra la sQuba conservava la trazione posteriore, assicurata da un motore di potenza non dichiarata ma in grado di spingerla a 120 km/h, mentre altre due unità elettriche garantivano l’azionamento delle eliche posteriori e dei getti installati sulle fiancate anteriori, responsabili sia della propulsione sia della direzione, con un’andatura massima di 6 km/h in superficie e 3 km/h sott’acqua.
Per immergersi, essendo aperta, la sQuba doveva semplicemente allagare l’abitacolo, il che implicava anche per i due occupanti l’uso di muta e bombole. Del resto, se avesse avuto un abitacolo chiuso, ci sarebbe voluta una zavorra consistente per spingerla sott’acqua. La riserva energetica era assicurata da un pacco batterie agli ioni di litio composto da sei moduli con 10 kWh di capacità l’uno, per un totale di 60 kWh.
Come ciliegina sulla torta, la sQuba aveva un sistema di sensori laser che analizzavano l’ambiente circostante permettendo una rudimentale guida autonoma. Rinderknecht intendeva metterla in produzione, con un prezzo che a sua detta sarebbe stato inferiore a quello di una Rolls-Royce, ma non ci sono notizie sul fatto che qualcuno ne abbia effettivamente potuta acquistare una.
Fotogallery: Foto – Rinspeed sQuba concept 2008