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Perché Lotus crede nell'auto elettrica

Sylvain Verstraeten, director Attribute Integration di Lotus, ci spiega come l'elettrico connette il guidatore alla macchina

perché lotus crede nell'auto elettrica

Lui si chiama Sylvain Verstraeten ed è il director Attribute Integration di Lotus. In parole più semplici: è colui che, visti gli obiettivi di un progetto automobilistico, sceglie le soluzioni tecniche più idonee per raggiungerli. Una specie di chef che, sapendo quale è il sapore del piatto che vuole servire, sa dove prendere gli ingredienti migliori e metterli insieme.

Un compito piuttosto difficile per un marchio “integralista” e dai sapori rudi come Lotus che oggi punta su vetture che hanno caratteristiche diametralmente opposte a quelle della propria tradizione. Ma questo ingegnere belga, con un passato in Toyota e Aston Martin, ha accettato la sfida e con lui abbiamo parlato di come intende forgiare le qualità dinamiche delle Lotus della nuova era.

Quali sono gli elementi che definiscono una Lotus nel 2023?

“Quello che è più importante è che ogni Lotus è costruita intorno al guidatore. Vogliamo auto che siano belle da guidare per i clienti che amano farlo e che diano una risposta eccellente reagendo sempre nel mondo in cui desiderano. Ogni Lotus deve comportarsi in modo naturale.

Ad esempio, quando abbiamo messo a punto il sistema delle 4 ruote sterzanti abbiamo prestato molta attenzione a questa naturalezza, cercando di dare una sensazione analogica e non digitale o ‘plastica’.

Abbiamo tenuto conto anche del fatto che non si guida sempre in pista o in modo sportivo, ma che si possa godere di una Lotus anche nella vita di tutti i giorni. E in questo la grande quantità di digitalizzazione aggiunge qualcosa di importante per avere tra le mani un veicolo sempre facile e gradevole”.

Lotus Emeya, gli interni

L’elettrificazione cambia il modo in cui “si sente” la vettura. Come per voi?

“L’elettrificazione, in un certo senso, rappresenta un’opportunità per connettere al meglio il guidatore con il mezzo e la strada. Certo, perdiamo il suono del motore e la musica di un bel V12, ma ci sono molte cose che i motori elettrici possono fornire più di quelli termici.

Ad esempio, la loro reattività, unità ad una incredibile morbidezza di erogazione e questo rende possibile unire prestazioni estreme con una grande rilassatezza di marcia. Un’auto elettrica di grandi prestazioni è, allo stesso tempo, molto facile da guidare. Di certo, il peso è maggiore e stiamo lavorando molto per ridurlo, ma è anche importante dove la massa è posizionata, come è ripartita, il baricentro e l’inerzia.

Possiamo piazzare la batteria, che è la parte più pesante, nella parte più bassa della vettura, mettere i motori all’interno dell’interasse, diminuire gli sbalzi… sono tutti elementi che portano benefici alla dinamica in particolare alla linearità dei trasferimenti di carico tra i due assali. Ridurre il peso è la sfida principale e questo è l’obiettivo finale, nel frattempo possiamo lavorare per renderle più guidabili”.

Lotus Emeya

Lotus Eletre

Perché la Emeya, pur essendo più corta, ha un passo più lungo della Eletre?

“Per ragioni di stile e di abitabilità. I designer volevano un certo equilibrio tra le proporzioni e che l’attacco del montante anteriore coincidesse con la fine del parafango.

C’era poi la volontà di recuperare nella zona posteriore lo spazio perso in altezza e dare comunque un’esperienza di viaggio da Granturismo”.

Sulla Evija da 2.000 CV avete 4 motori come altre hypercar elettriche perché assicurano il massimo del controllo del corpo vettura. Pensate che un giorno anche i modelli più “normali” di Lotus li avranno?

“Conosciamo bene i benefici di tutte le soluzioni e il mio lavoro è valutarne l’idoneità per gli obiettivi che abbiamo in mente per una vettura stradale o da pista, strettamente sportiva o anche comoda per viaggiare.

Ad esempio, una Lotus con due motori elettrici trasmette due terzi della potenza alle ruote posteriori e un terzo a quelle anteriori perché abbia determinate caratteristiche di guida. E se si vuole che le abbia sempre, non puoi dare alle ruote anteriori più di una certa quantità di potenza, non solo perché è più difficoltosa trasmetterla a terra, ma perché ci sono reazioni allo sterzo da considerare.

Al momento, pensiamo di poter ottenere questo effetto non solo con l’elettronica, ma anche con il cambio a due velocità per il motore posteriore. Magari in futuro prenderemo in considerazione altre opzioni tenendo presenti le tecnologie che avremo a disposizione”.

Il nuovo centro Lotus a Parigi

Alcuni marchi sportivi stanno sviluppando motori a flusso assiale. Pensate di farlo anche voi?

“No, al momento non pensiamo a soluzioni del genere o a motori inseriti all’interno delle ruote o con le masse non sospese. Crediamo che non siano efficienti in termini di packaging ed efficienza”.

Al momento avete in gamma due modelli che Lotus non ha mai avuto e con caratteristiche lontane da quelle tipiche di una Lotus, come il peso.

In futuro pensate di riavvicinarvi ai fondamenti del brand e come pensate di fare una Lotus con caratteristiche più tradizionali attraverso l’elettrificazione?

“Per fare questo il viaggio è ancora lungo. Lo abbiamo già intrapreso, ma dovremo avere pazienza. Siamo partiti 4 anni fa per la Eletre e la Emeya, abbiamo cercato di fare del nostro meglio fissando obiettivi molto elevati e siamo molto soddisfatti del riscontro da parte dei clienti.

Proprio da loro stiamo imparando molte cose che ci saranno utili per migliorare i prodotti futuri, ma anche quelli attuali perché con gli aggiornamenti over-the-air si potrà agire sulle auto che sono già in circolazione. Dunque per fare di una Lotus moderna una Lotus sempre più vicina ad una Lotus ‘tradizionale’ avremo questo strumento in più e lo abbiamo proprio grazie alla digitalizzazione e all’elettrificazione.

Per questo sono sicuro che riusciremo ad offrire prodotti migliori in termini di comfort, guidabilità e guidabili di quelli che avremmo potuto se avessero avuto il motore a scoppio. Questo obiettivo è più difficile da ottenere con vetture sportive, ma sono sicuro che ci riusciremo entro pochi anni”.

La Eletre R con il motore posteriore dotato di cambio a due velocità ha una strategia diversa rispetto alla Porsche Taycan, con una cambiata che avviene a velocità molto più elevata. Come mai questa scelta?

“Abbiamo scelto in questo modo perché pensiamo che sia l’equilibrio migliore tra prestazioni ed efficienza. Se avessimo scelto di avere anche noi la cambiata a velocità più bassa, il cliente l’avrebbe avvertita più spesso.

Invece abbiamo scelto di avere un rapporto più corto da utilizzare quanto più spesso possibile in modo da esaltare le prestazioni e la prontezza di risposta. Ci sono poi tematiche tecniche più complesse, relative al peso e agli ingombri, che hanno rafforzato questa scelta”.

Abbiamo parlato di come tramutare l’elettrificazione in sportività. Come invece differenziare Lotus da altri marchi sportivi elettrici?

“Bisogna fare un discorso diverso per ogni segmento. Se guardiamo al segmento E dei SUV non penso ci siano concorrenti per la nostra Eletre, ma credo che molti che provengono da vetture di pari dimensioni o di segmenti diversi rimangono stupiti della sua guidabilità, del suo equilibrio e del suo comfort. E questo è l’aspetto che sorprende di più, forse perché sanno che una Lotus”.

Ma se dovessi guidare una Model S o una Taycan e poi una Emeya, quali sarebbero le differenze che potrei apprezzare?

“Penso che a stupire saranno il connubio tra le prestazioni dinamiche e il comfort, la velocità di ricarica e l’atmosfera di lusso sportivo che si respira nell’abitacolo”.

La nostra video prova della Lotus Eletre

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