La nuova Toyota Prius si è fatta bella, è solo ibrida plug-in e ha anche il tetto a pannelli solari. Ecco come va, i prezzi e le prestazioni
Prima di metterci al volante per una breve impressione di guida per le strade della città anseatica, Prius quinta generazione merita un occhio di riguardo. La linea è completamente cambiata rispetto alla precedente di gusto più giapponese e americano: ora ha grinta da vendere essendo bassa e slanciata con tetto posteriore spiovente e quattro cerchi da 19 pollici. Una coupé con la praticità delle quattro porte più portellone elettrico che cela tuttavia un bagagliaio di taglia ridotta per un’auto lunga 4,60 metri: la capacità dichiarata è di soli 284 litri (fino a 755 reclinando i sedili posteriori e viaggiando in due) mentre chi siede dietro ha spazio limitato sopra la testa se è alto più di 1,80. Insomma, non è più un’auto per tassisti. Fine di quell’intelligente idea di marketing degli inizi del millennio con cui, almeno in Italia, Toyota convinse molti lavoratori del volante a guidare Prius, trasformandoli in cantori dell’efficienza e del risparmio del sistema ibrido. La migliore pubblicità che si potesse ottenere senza spendere altri euro.
La nuova Prius plug-in cambia tutta, a cominciare dal pianale modificato, dalla riduzione di peso, dal baricentro più basso, da una aerodinamica più ricercata. Il rinnovato sistema ibrido ricaricabile conta su un 2 litri benzina da 152 cavalli e un motore elettrico da 163 cavalli (120 kW) per una potenza di 223 cavalli (164 kW) e una accelerazione dichiarata nello 0-100 di 6,8 secondi.
Sotto un sole velato che rende Amburgo calda quasi come Roma, ci avviamo nel traffico urbano. Il cruscotto digitale è visibile sopra la corona del volante, che va perciò tenuto basso e non piacerà a tutti. Al centro della plancia (troppe plastiche dure qua e là, a dirla tutta) svetta uno schermo per l’infotainment da 12,5 pollici. In città si sente il rumore della trasmissione che però scompare una volta su strade più veloci. I sistemi di sicurezza attiva (Adas) sono evoluti e perlopiù di serie, come da tradizione Toyota.
L’assetto piatto, il baricentro basso e la potenza di sistema subito avvertibile appena si preme il pedale dell’acceleratore indurrebbero a una guida da coupé sportiveggiante quale è la nuova Prius, salvo decidere che è meglio concentrarsi sull’efficienza, ragione sociale di qualsiasi elettrificata. A zero emissioni in effetti si va davvero a lungo, più di quanto ci aspettassimo, segno di maturità della tecnologia ibrida. Bella dentro, oltre che finalmente bella fuori.