Toyota affonda dopo un anno in rally. Vera crisi o solo una sbandata?
La prima casa automobilistica a livello mondiale aveva già raggiunto il record di produzione globale di 9,16 milioni di veicoli per l’anno fiscale 2023 con un mese di anticipo (l’esercizio fiscale in Giappone termina al 31 marzo), ma secondo gli analisti a questo punto è improbabile che raggiunga gli obiettivi di 10,1 milioni (produzione) e 10,4 milioni (vendite).
I mercati hanno preso nota: il titolo, dopo un lungo rally, da un mese è in sostanziale pareggio, ma ieri ha perso il 4% a Tokyo e altrettanto al Nyse. Va ricordato che la prima casa automobilistica del mondo ha raddoppiato il valore nel primo anno del nuovo ceo Koji Sato, miglior performance di sempre. E nel primo trimestre ha guadagnato il 38% (contro il quasi -30% di Tesla).
Quanto al mercato interno la flessione in febbraio è stata, come si diceva, del 33,3% rispetto all’anno precedente, attestandosi a quasi 104mila unità, mentre la produzione nazionale è crollata del 12,9%, risentendo della sospensione temporanea delle fabbriche, causata da forti nevicate. Tra fine gennaio e l’inizio di marzo sono state fermate fino a sei linee di produzione in quattro stabilimenti. Daihatsu, dopo le ammissioni, ha invece sospeso l’output in tutti i suoi stabilimenti nazionali a gennaio. La casa di Ikeda è la più antica del Giappone (1907) e produce in prevalenza vetture e fuoristrada economiche e compatte. Ha lasciato l’Europa nel 2013.
Nel più grande mercato automobilistico del mondo, le vendite di vetture Toyota sono crollate in febbraio di quasi il 36% mentre in gennaio avevano registrato un’impennata di analoga magnitudo. La caduta di Toyota è stata aggravata dalla spietata guerra dei prezzi in corso. Lo stesso costruttore giapponese ha dichiarato che le vendite hanno risentito della forte concorrenza in Cina. Non è un mistero che le case occidentali e del Sol Levante stiano soffrendo la competizione dei numerosi attori locali in campo per quanto riguarda le auto elettriche. Anche Nissan sta pagando pegno. La stessa Toyota vive una congiuntura completamente diversa negli Stati Uniti (+16% a febbraio) e in Europa (+14%).
Il momento no dell’Automotive giapponese ha trovato una conferma nel report trimestrale della Banca centrale. Il sentiment tra i grandi produttori giapponesi nei tre mesi conclusi a marzo è peggiorato per la prima volta in un anno, riflettendo un netto calo dell’umore proprio tra le case automobilistiche. L’indice si è attestato a +11 per le grandi imprese manifatturiere (rispetto al +13 del precedente Tankan pubblicato a metà dicembre), in calo per la prima volta dall’aprile 2023.