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La Lotus da sogno del "Prigioniero" inglese

La Lotus da sogno del “Prigioniero” inglese

Per le strade di una Londra insolitamente assolata, un agente segreto che ha appena rassegnato le dimissioni sfreccia in direzione di Heathrow a bordo di una piccola e scattante sportiva roadster ultraleggera, verde inglese con il muso in fibra di vetro dipinto di giallo, come quello di un canarino. Si tratta di una spettacolare Lotus Seven Serie II, la macchina da sogno di quello che da quel momento in poi chiameremo Numero Sei, Il Prigioniero.

In quella che viene annoverata a buon titolo tra le serie televisive britanniche più memorabili degli anni ’60, Patrick McGoohan – attore e ideatore – decise si mettersi al voltante della scattante Lotus Seven targata KAR 120C; una scelta particolare che non mancherà l’appuntamento con l’interesse degli appassionati che scelsero e sceglieranno di acquistarne una proprio per merito di quella spy-story basata su una trama surreale quanto all’avanguardia, ancora estremamente attuale negli argomenti affrontati dal dramma psicologico vissuto dal protagonista costretto all’isolamento e all’astrazione dalla società espansa.

Pensata per essere impiegata nelle corse clubman da Colin Chapman, fondatore della Lotus che la svelò al mondo dell’automobilismo nella sua prima versione già nel 1957, la leggendaria piccola Seven è considerata come una delle automobili più “divertenti” da guidare di sempre. Con le ruote scoperte tipiche delle auto da corsa, il roll-bar e un motore Ford a quattro cilindri da 1.2 litri (poi da 1.7 litri, ndr) , ma con un peso a vuoto di circa 500 chilogrammi, la Seven garanti prestazioni “sorprendenti” già al principio. La versione in questione, Serie II, venne prodotta dal 1961 al 1968 in 1.310 esemplari, prima di essere sostituita da una migliorata versione III, che sarà seguita, mantenendo la stessa linea, dalla successiva Serie IV rimasta in produzione fino al 1972.

Successivamente sarà la Caterham Cars fondata da Graham Nearn ad acquistare i diritti della Seven e produrre, tuttora, kit auto completamente assemblabili basati sul design originale della Seven che – dagli anni ’60 in poi – vedrà nascere una certa quantità di automobili “emule” del suo stile, chiamate Sevens o Sevenesque roadster. Le prestazione di modello Catheram di nuova generazione garantiranno ad un pilota con un budget relativamente basso, prestazioni di accelerazione fino a 100 km/h in soli 3,1 secondi sullo stesso identico telaio e design ideato negli da Sir Chapman.

I possessori di una Lotus Seven hanno sempre descritto come un ricordo “indelebile e ancora fonte d’ispirazione” e grande vanto l’apparizione sullo schermo della roadster fieramente guidata da McGoohan, prima di venir stordito con un gas soporifero per essere condotto contro la sua volontà nel “Villaggio” costiero che si rivelerà essere una prigione camuffata da luogo di villeggiatura. Un isolato e inespugnabile piccolo mondo avverso dove l’ospite Numero Sei viene costretto contro la sua volontà al fine di estorcere segreti sulla ragione delle sue improvvise dimissioni dal servizio segreto britannico. Chi ha visto la serie ricorderà sicuramente il sistema di sorveglianza Rover: un automa simile a forma di pallone bianco, che cattura o peggio uccide coloro che tentano di fuggire dal misterioso campo di prigionia a metà tra il controllo da 1984 di Orwell, Tempo fuor di sesto di Philip K. Dick e il Truman Show di Peter Weir; un “non luogo” dall’aspetto estremamente piacevole ma dai risvolti inquietanti, architettato da un’entità misteriosa che non rivela né la sua posizione geografica né tanto mano la sua posizione politica. Da che parte della Cortina di Ferro si trovi il prigioniero Numero Sei infatti rimane un mistero.

“Non importa chi gestisca il Villaggio, entrambe le parti stanno diventano identiche”, affermerà l’ospite Numero Due in quella tipica atmosfera d’intrigo spionistico in stile Le Carrè che, attraverso il doppiogioco e le azioni da controspionaggio senza scrupoli, lascia intendere la retrospettiva dove buoni e cattivi finiscono per confondersi nel “gioco” di potere condotto dalla sola ricerca di supremazia assoluta. “Perpetrare il male per garantire il bene”, direbbe il celebre Divo di Sorrentino se avesse incontrato a bordo piscina l’agente segreto deciso a rinnegare il suo ruolo, e per questo costretto all’isolamento forzato dalla realtà nel delizioso villaggio sotto stretta e perenne sorveglianza dove tutto è predisposto per un soggiorno a cinque stelle a tempo indeterminato: un “sogno” auspicabile che si tramuterebbe presto in un incubo in assenza della percezione di una cosa semplice quanto indispensabile: la libertà di tornare alla vita di tutti i giorni e farsi anche solo un bel giro in strada su una Lotus.

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