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John Elkann: “Ho provato la nuova Ferrari elettrica, è incredibile. Juve vera passione di famiglia”

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++ Le Mans: Elkann, lavoro di squadra dà risultati straordinari

«Ho provato la nuova Ferrari elettrica: è incredibile, sarà qualcosa di completamente diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare. Per noi, l’auto elettrica è una tela bianca che ci permette di utilizzare nuove tecnologie, provenienti dal mondo elettrico ed elettronico, e di poter davvero creare e progettare un’auto molto diversa. Questo è incredibilmente emozionante, e penso che il settore, finora, non abbia ancora esplorato il regno delle possibilità che queste nuove tecnologie possono offrirci». Lo ha detto John Elkann, presidente di Stellantis e amministratore delegato di Exor, intervistato in una puntata del podcast “In Good Company”, condotto da Nicolai Tangen, amministratore delegato di Norges Bank, il fondo sovrano norvegese tra i più importanti al mondo. «L’ho guidata ed è incredibile, sotto tutti i punti di vista. Se ti piace guidare, i brividi e le emozioni che si proveranno su quest’auto saranno semplicemente eccezionali. Dà un enorme ottimismo e coraggio a Ferrari pensare che il nostro futuro non sarà solo con i nostri grandi motori a combustione, ma anche con i motori ibridi che esistono oggi. Non solo nelle corse con il nostro V6 ibrido, ma anche nelle auto sportive e nelle auto elettriche che inizieranno a essere presentate nel 2025», ha detto Elkann. Ferrari, del resto, «non è un’azienda di auto. È una società molto speciale, più che eccezionale. Le sue radici e le corse sono molto forti. Le auto sportive che produce sono incredibili e anche il lifestyle sta dando tante opportunità a molte persone di avere Ferrari nella loro vita, non necessariamente possedendo una delle nostre auto». Secondo Elkann, «Ferrari significa orgoglio di ciò che il nostro Paese può fare e anche la dimostrazione che siamo un Paese dalle incredibili capacità, dall’ingegno e dallo spirito competitivo anche nel mondo racing. Abbiamo vinto a Monaco qualche settimana fa con Charles Leclerc, che è monegasco e per la prima volta ha vinto a casa sua. E Monaco è una gara davvero importante. Sono stati momenti di incredibile gioia». Il rapporto con la Juve Restando in ambito sportivo, non si può non parlare di Juventus: «Il calcio è stata una vera passione per la nostra famiglia. Una responsabilità che abbiamo da più di 100 anni, e una passione che condividiamo con le tante famiglie che amano la Juventus. I miei figli hanno avuto la fortuna di crescere in un periodo in cui la Juventus ha vinto nove scudetti di fila. Quindi, come mio nonno, sono cresciuti con una Juventus che ha ottenuto risultati straordinari, e per questo ne sono incredibilmente appassionati». La gestione è un lavoro di squadra: «Una società calcistica è fatta di persone, è fatta di competizione e risorse da cercare di usare al meglio. E poiché le nostre società aspirano a avere grandi risultati, da ambienti ad alta intensità come quelli dello sport professionistico c’è molto da imparare». I manager maestri «Sono stato incredibilmente fortunato ad aver lavorato con molte persone che avevano saggezza ed esperienza: Gianluigi Gabetti, il collega di mio nonno con il quale ha lavorato per molti decenni, Sergio Marchionne, con cui abbiamo collaborato per quattordici anni. E molti, molti miei colleghi sono stati incredibili». Racconta Elkann che poi spiega: «Ho iniziato relativamente giovane e sono stato molto fortunato a poter lavorare in giovane età con persone che avevano molta esperienza. E ho sempre cercato di imparare dagli altri. Ho avuto la fortuna di trascorrere del tempo con lo stesso Buffett a Omaha o con la famiglia Wallenberg a Stoccolma». Il numero uno di Exor sottolinea che «una proprietà che è direttamente impegnata nella società è molto importante, perché assicura stabilità. Credo che le società a controllo familiare quotate costituiscano un’ottima combinazione tra la stabilità garantita da una famiglia e la visione di lungo termine. Essere società quotata, con investitori esterni, è un ulteriore stimolo». La galassia Stellantis «Stellantis aveva quattordici marchi, ora sono quindici con Leapmotor: l’abbiamo annunciato di recente ed è la nostra azienda di auto completamente elettriche in Cina. Stiamo lavorando sodo. Stellantis è molto impegnata a essere competitiva in fatto di costi su larga scala nel settore dei veicoli elettrici», ricorda ancora per poi aggiungere: «Penso che gli europei debbano competere e il modo in cui l’auto è composta è costituito da molti componenti diversi, tra cui anche le batterie. Sono un componente importante e uno dei più costosi, è dunque importante cercare di assicurarsi che, a mano a mano che si sviluppano nuove tecnologie, sia nella chimica che nell’assemblaggio delle batterie, si riescano a trovare soluzioni competitive dal punto di vista dei costi. Ma ritengo che la costruzione di un’auto elettrica vada oltre la batteria ed è su questo punto che ci si dovrebbe concentrare, sia in termini di ingegneria che di produzione. E il prodotto complessivo è uno di quelli che stiamo iniziando a vedere con grande entusiasmo: la Fiat 500 elettrica, costruita a Torino, è un modello di incredibile successo». Gli stipendi legati ai risultati «Le nostre politiche di remunerazione sono variabili e sono completamente allineate ai risultati», dice Elkann rispondendo a una domanda sulla politica retributiva di Stellantis: «Se si eccelle in quanto società, tutti coloro che in essa lavorano, dall’amministratore delegato a ogni singolo, tutti i diversi partecipanti dell’azienda ne beneficiano. E se guardiamo al 2023, dove i risultati delle nostre aziende sono stati buoni, la retribuzione complessiva, inclusa la retribuzione variabile, è stata molto gratificante per tutti». La decade della crescita «Siamo ora nella terza decade: la prima è stata quella della sopravvivenza, la seconda della stabilita, oggi è quella della crescita – è l’analisi di Elkann –. Se guardiamo alle decadi, stiamo arrivando in qualche modo alla terza decade: la prima è stata quella della sopravvivenza, la seconda decade quella della stabilità, cercando di trovare la giusta struttura. La terza decade, che è quella in cui ci troviamo, è quella in cui siamo riusciti a crescere». Nel 2003, 2004, rappresentavo di fatto la mia famiglia nella nostra Società – spiega –. E quelli sono stati anni di grandi difficoltà. E quando attraversi quelle circostanze, sei costretto a prendere delle decisioni. Se si guarda alle difficoltà finanziarie e operative che la Fiat stava affrontando allora, le probabilità che non ce la facessimo erano estremamente alte. Alla fine, come famiglia, abbiamo investito nella Società. Abbiamo immesso del capitale che ha rafforzato la società e abbiamo rinegoziato con le banche per avere margine di manovra. Abbiamo avuto la fortuna di nominare Sergio come ad, dopo che quattro diversi amministratori delegati in quei due anni non avevano funzionato». «Sergio – aggiunge – ha dato all’azienda una prospettiva completa con il turnaround su cui abbiamo lavorato. E il momento in cui abbiamo lanciato la Fiat 500 nel 2007, 50 anni dopo il suo primo lancio, è stato davvero un momento in cui abbiamo sentito che l’azienda stava davvero rifiorendo. Fu proprio quando stava per scoppiare la crisi finanziaria». «La stessa che ci ha portato in America con Chrysler. E Chrysler ha permesso di creare Fiat Chrysler e anche di iniziare a separare le diverse società del gruppo Fiat, che oggi sono Cnh, leader mondiale nelle macchine agricole, Iveco, uno dei leader nei truck e veicoli commerciali, e Ferrari, destinata a qualcosa di molto diverso rispetto a un costruttore di auto dai grandi volumi. Nel frattempo, abbiamo anche semplificato il gruppo: avevamo diverse società holding che abbiamo fuso in una sola: Exor. Inoltre, abbiamo iniziato a ripensare a ciò che avevamo, cercando di avere meno aziende, ma con una quota maggiore di esse».

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