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Ferrari cinica a Le Mans: questa vittoria va molto oltre la favola

Le Mans è il tempio. La Ferrari rivince alla 24 Ore e si candida anche al titolo mondiale endurance. Poteva vincere a Imola (dove ha sbagliato), poteva riuscirci a Spa (dove il risultato è ancora sub-judice) e ha centrato il successo più prestigioso, quello che rimane scolpito nella storia, davanti a un pubblico record che gli ha riconosciuto il tributo che la squadra di Antonello Coletta si è guadagnato e che merita.

L’anno scorso, nell’edizione del Centenario, l’affermazione della 499P era stata una mezza sorpresa, anche se il ritorno del Cavallino a lottare per l’assoluto dopo 50 anni aveva acceso tante speranze. Tante aspettative, ma nessuna certezza perché la Hypercar di Maranello non aveva mai completato la distanza delle 24 Ore. E allora la pole position di Antonio Fuoco e le due rosse in prima fila al via avevano creato una saldatura con il passato, dando un chiaro segno di continuità, che il DNA non aveva subito mutazioni dopo mezzo secolo. La foto della partenza con le Ferrari davanti era il segno che si accettava la sfida, per scrivere un altro capitolo della storia.

ferrari cinica a le mans: questa vittoria va molto oltre la favola

I vincitori della 24H di Le Mans #50 Ferrari AF Corse Ferrari 499P: Antonio Fuoco, Miguel Molina, Nicklas Nielsen

Foto di: Emanuele Clivati | AG Photo

Lo spauracchio era la Toyota, dominatrice spesso solitaria dei cinque anni precedenti: i giapponesi avevano costruito uno squadrone senza difetti, con un’esperienza illimitata. Eppure nella sfida a due hanno perso. Eh sì, perché la partita era Toyota – Ferrari con gli altri a far da corollario. La piccola squadra del Cavallino contro il più grande Costruttore di auto nel mondo. E lo staff di Antonello era riuscito nel miracolo: battere i nipponici, facendoli rosicare come mai in precedenza grazie ad Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado. Una sconfitta pesante che si era tirata dietro uno strascico di polemiche alimentato niente meno che dal vertice della Casa jap.

Si era detto che il BoP (Balance of Performance) era stato deliberato apposta per la 499P che aveva vinto solo a Le Mans, mentre tutte le altre gare del WEC erano state facile appannaggio della Toyota. Maldicenze, che sono state puntualmente smentite quest’anno. Nel 2024 la grande favorita doveva essere la Porsche che ha messo in campo ben sei 963, con la Toyota, ancora a bocca asciutta di vittorie, desiderosa di dare una svolta alla stagione più irta del previsto.

Ma questa 24 Ore di Le Mans avrà un sapore speciale nella storia della Sarthe. Non c’è stata una sfida a due, come spesso è accaduto, ma è stata una partita aperta a quattro marchi: Cadillac, in pole position, seguita da Porsche, Ferrari e Toyota. Il BoP, solitamente causa di discriminazioni e feroci polemiche, questa volta ha avuto il merito di “pareggiare” le prestazioni. Una sorta di miracolo, considerato che è il frutto di complicati calcoli con tanto di algoritmi. I tedeschi si sono lamentati di Ferrari e Toyota che si erano nascoste proprio per “meritarsi” un BoP più favorevole, ma questo fa parte del gioco. Le strategie contano quanto le prestazioni.

ferrari cinica a le mans: questa vittoria va molto oltre la favola

#50 Ferrari AF Corse Ferrari 499P: Antonio Fuoco, Miguel Molina, Nicklas Nielsen

Foto di: Rainier Ehrhardt

Come l’anno scorso, la Ferrari ha aperto la “sarabanda” al comando chiudendo in testa il primo giro con Nicklas Nielsen e l’ha chiusa in testa trionfando con il 27enne danese, prodotto nato e cresciuto nel Cavallino partendo dal Ferrari Challenge. È stata una battaglia a quattro durissima, resa terribilmente difficile dalla pioggia che è stata la grande protagonista di questa edizione. Ogni tattica che possa essere stata studiata a tavolino è andata a pallino per gli improvvisi scrosci d’acqua (nella notte ci sono state quattro ore e mezza di safety car per la visibilità quasi zero) e una delle caratteristiche vincenti è stata certamente l’adattabilità al mutare delle condizioni.

Le 499P temeva il bagnato e ha vinto sotto il diluvio: i piloti Ferrari sapevano che a gomme fredde avrebbero pagato dazio per mandare in temperatura gli pneumatici e dovevano guidare come fossero sulle uova, mentre, in particolare, le 963 sapevano “accendere” le coperture arrivando al rettilineo delle Hunaudieres potendo già sfruttare il potenziale della vettura.

Coletta, prima della gara, aveva lanciato un segnale d’allarme invitando la FIA a stare all’occhio perché a suo dire c’era chi riusciva a… scaldare le gomme. E, stando alle indiscrezioni, proprio la Porsche avrebbe trovato un modo geniale per raggiungere lo scopo. Il set da montare a Imola sarebbe stato sistemato fra le motrici dei bilici che venivano messe in moto. Ma la soluzione era visibile a tutti e poi vietato, mentre a Le Mans il treno sarebbe finito nella sala server dei computer usufruendo di una temperatura maggiore di quella ambientale prevista dal regolamento.

Insomma, ciascuno ha sviluppato idee e trucchetti per cercare ogni opportunità per fare una piccola (grande) differenza (le 499P nel giro di lancio perdevano 10-12 secondi, mentre le 963 poco più della metà).

La Ferrari è stata cinica, dura, cattiva. Ha rimediato una quantità di penalità che avrebbe sfiancato il morale del più ottimista. E, invece, la squadra, i piloti hanno saputo sempre reagire con un carattere straordinario, granitico, rientrando in ogni volta che sembravano destinati a uscire di scena. Abbiamo visto anche qualche “ruvidità” fra piloti (va reso merito anche alla gialla 83 che è stata in lizza fino al ko dell’ibrido), segno che c’era la chiara volontà di credere nel successo finale.

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Il podio della 24 Ore di Le Mans con due equipaggi Ferrari, primo e terzo, e con la Toyota seconda

Foto di: Marc Fleury

Ecco, questa capacità di saper ricominciare daccapo tante volte nella stessa 24 Ore è una caratteristica che non vediamo esercitata allo stesso modo nel team di F1: se le cose non funzionano secondo gli schemi dettati dai computer c’è il naufragio come in Canada. Aspettiamo di essere smentiti in Spagna nel prossimo weekend.

L’imponderabile è parte delle 24 Ore di Le Mans per la Ferrari: l’anno scorso Pier Guidi era stato lucido nel fare un reset dell’elettronica all’ultimo pit stop, quando la 499P brontolava ma non ripartiva. Il tortonese, abilmente guidato dal capo tecnico Cannizzo, aveva controllato con freddezza una situazione da brividi. Il copione si è riproposto quest’anno con una portiera che non si era chiusa a dovere e che ha costretto la #51 a una sosta obbligata, squassando di nuovo ogni strategia studiata.

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Foto di: Alexander Trienitz

La pioggia, questa volta benedetta, ha permesso a Niklas Nielsen di centellinare l’ultimo pieno per arrivare al traguardo, dove lo aspettavano Antonio Fuoco e Miguel Molina, con solo il 2% di energia. Il muretto aveva dettato al danese il “passo” da tenere per arrivare alla bandiera a scacchi, infischiandosene che la Toyota #7 di Lopez/Kobayashi/De Vries sia arrivata ad appena 14”2. I nipponici rosicano anche quest’anno per la vittoria mancata, ma la GR010 Hybrid è finita nella morsa di due Ferrari: sul podio è salito anche l’equipaggio vittorioso nel 2023 (Alessandro Pier Guidi/James Calado/Antonio Giovinazzi) a dimostrazione di una superiorità che è emersa sempre più netta alla lunga.

Sarà felice il presidente John Elkann: è stato il primo a credere nel progetto proposto da Antonello Coletta e ora si gode un secondo successo che sublima un programma che vede la Ferrari battere Costruttori molto prestigiosi. Fred Vasseur era a Le Mans: ora tocca a lui trasferire in F1 lo stesso coraggio che lo staff di Maranello ha mostrato nella 24 Ore…

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