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Daihatsu – Fabbriche ferme dopo lo scandalo sui test di sicurezza

daihatsu – fabbriche ferme dopo lo scandalo sui test di sicurezza

Daihatsu – Fabbriche ferme dopo lo scandalo sui test di sicurezza

Dopo lo scandalo sui test di sicurezza manipolati e il conseguente stop alle consegne delle vetture, la Daihatsu ha deciso di sospendere temporaneamente le operazioni nei suoi impianti di assemblaggio in Giappone. La decisione ha inizialmente riguardato i siti industriali delle prefetture di Shiga, Kyoto e Oita ed è poi stata estesa anche alla fabbrica di Ikeda (prefettura di Osaka), nei pressi del quartier generale della Casa.

Si tratta con i dipendenti e con l’indotto. La Daihatsu, che nei giorni scorsi ha dovuto far fronte a delle ispezioni da parte del ministero dei Trasporti giapponese, non ha ancora individuato una data per la ripresa delle operazioni. In totale, nelle quattro fabbriche interessate dal fermo delle attività vengono assemblati 27 modelli (molti dei quali per conto della Toyota, che detiene l’intera proprietà del costruttore): nell’anno fiscale 2022 sono state realizzate circa 930 mila vetture, secondo fonti di stampa giapponesi. E c’è forte preoccupazione pure per l’indotto, visto che secondo gli analisti di Teikoku Databank circa 8 mila aziende in Giappone forniscono direttamente o indirettamente prodotti o servizi alla casa automobilistica, che ha interrotto gli ordini dei ricambi e avviato trattative per gli indennizzi ai fornitori. La Daihatsu sta inoltre discutendo con il sindacato riguardo ai salari dei dipendenti nel periodo di sospensione della produzione.

Export ripreso in alcuni Stati. Come noto, la Casa ha interrotto tutte le consegne, sia nel mercato interno sia al di fuori del Giappone, anche se in alcuni Paesi come Indonesia e Malesia le esportazioni sono riprese, dopo che i relativi governi hanno dichiarato la conformità delle Daihatsu agli standard di sicurezza locali. L’alt alle consegne è stato sancito in seguito alla pubblicazione dei risultati di un’inchiesta condotta da una commissione indipendente istituita appositamente per far luce sulle anomalie ammesse per la prima volta in aprile dalla stessa Daihatsu. L’indagine ha individuato ulteriori casi di falsificazione e, nello specifico, irregolarità in “174 voci all’interno di 25 categorie di test”. Il numero di modelli interessati è salito ora a 64, di cui 22 venduti dalla casa madre Toyota.

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