Dopo la ristrutturazione dovuta agli scandali sulla sicurezza, il marchio cerca fortuna coi minivan a batteria
Il marchio Daihatsu, conosciuto per le piccole auto e soprattutto i mini-fuoristrada e SUV come Feroza e Terios, è uscito dai mercati europei ormai oltre dieci anni fa, per concentrarsi su quello casalingo, in cui però al momento non naviga in buone acque.
Un nuovo corso
La dichiarazione arriva dal nuovo presidente Masahiro Inoue, che nell’annunciare il piano di ristrutturazione aziendale ha parlato di come la Casa intenda accogliere la sfida rappresentata dai mini veicoli BEV.
Si tratta di un orizzonte su cui Daihatsu si era già mossa, ma che aveva interrotto nel 2023 per via dello scandalo emerso a proposito di alcuni test di sicurezza dai risultati non conformi ai requisiti richiesti, su cui la Casa avrebbe sorvolato truccandone addirittura gli esiti e che riguarderebbero dei crash laterali e il comportamento degli airbag.
Ora, secondo lo stesso Inoue, Daihatsu ripartirà proprio dai veicoli commerciali a batteria, anche se non è ancora stato fissato un calendario per il completamento delle fasi di progettazione e sviluppo e l’ipotetico lancio dei primi nuovi modelli.
A caccia di elettriche low cost
Nissan e Mitsubishi, oggi unite dall’appartenenza all’alleanza con Renault, stanno già cooperando da tempo, e di recente la stessa Nissan ha avviato una collaborazione anche con Honda, mentre Toyota negli ultimi anni ha consolidato la sua collaborazione con Suzuki, Subaru e anche con Mazda, in particolare per l’elettrico.
Proprio Honda, che si prepara a lanciare il suo nuovo N-Van e:, aveva annunciato nel 2023 una collaborazione che doveva portare alla nascita di un veicolo commerciale elettrico realizzato insieme a Toyota e Suzuki della cui produzione si sarebbe occupata proprio Daihatsu, progetto sospeso proprio per via dello scandalo sulla sicurezza.
La revisione dei processi
Oltre alla nomina di Masahiro Inoue, in precedenza a capo delle divisioni Toyota del Sudamerica e dei caraibi, Toyota ha deciso una stretta sulla supervisione delle operazioni della sua controllata Daihatsu. Il colosso assumerà il controllo delle fasi-chiave dello sviluppo delle auto compatte per il mercato internazionale mentre Daihatsu adotterà una serie di riforme gestionali per evitare che si ripetano episodi come quello del 2023.
Tra queste ci sarà un riallungamento dei tempi di sviluppo prodotti valutato in circa il 40% e una riorganizzazione delle risorse, la cui limitata disponibilità rispetto agli obiettivi è stata additata dai responsabili di Daihatsu tra le cause che hanno costretto a prendere scorciatoie sui test.
Un problema, questo, che ha in realtà coinvolto più società interamente a Toyota, tanto che tra il 202 e l’inizio di quest’anno anche altri marchi del Gruppo come Hino, che si occupa di camioncini, la stessa Toyota e persino il brand Lexus hanno dovuto sospendere le consegne di alcuni modelli per via di negligenze emerse nei test sulle emissioni o sulla qualità, una cattiva condotta che ha rallentato anche la definizione della collaborazione strategica avviata con la tedesca Daimler per i veicoli industriali.