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Aston Martin – Valkyrie AMR Pro, a Silverstone con la V12 nata per Le Mans

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Aston Martin – Valkyrie AMR Pro, a Silverstone con la V12 nata per Le Mans

Di cosa sarebbe capace un’auto da corsa libera da qualunque regolamento sportivo? Una risposta che possono dare solo pochi modelli, come la nuova Valkyrie AMR Pro. Nata per rivaleggiare con Toyota, Ferrari, Peugeot e tutti gli altri costruttori entrati nella classe Hypercar del mondiale Endurance, la sportiva frutto della collaborazione tra l’Aston Martin e il progettista Adrian Newey non è arrivata a battersi tra i cordoli di Le Mans. Ma non tutto è andato perduto, perché proprio a partire dai regolamenti del WEC, l’Aston Martin Valkyrie è stata trasformata in un’arma da pista per 40 fortunati collezionisti.

Come lei, nessuna. Più lunga (il passo è aumentato di ben 38 cm) e più larga delle altre Valkyrie, la AMR Pro è spinta da un V12 aspirato di 6.5 litri in grado di erogare ben 1.000 CV. Questa hypercar ridefinisce il concetto stesso di auto per piloti non professionisti: che sia una Aston Martin lo si riconosce a colpo d’occhio dal musetto, ma niente di lei è paragonabile a qualunque altra vettura disponibile sul mercato. La parola d’ordine è downforce: una ricerca spasmodica di ogni singolo chilo di deportanza che le ha regalato soluzioni estreme, come l’enorme diffusore posteriore o il sistema sospensivo di carbonio, collegato alla piccola monoscocca dell’abitacolo, anch’essa progettata per fendere l’aria nel modo più efficiente possibile. L’Aston Martin Valkyrie ha due posti, ma non ha niente a che vedere con le GT della Casa di Gaydon a cui siamo abituati: pilota e copilota sono “spalla a spalla” e sulla AMR Pro c’è ancora meno spazio per i piedi del passeggero.

Sinfonia a 11.000 giri. A mostrarci di cosa è capace l’Aston Martin Valkyrie AMR Pro sulla pista di Silverstone è stato Nico Hülkenberg, ex pilota di Formula 1 e vincitore della 24 Ore di Le Mans 2015. Indossata la tuta e calati nell’abitacolo – non ci sono sedili, qui ci si siede direttamente sulla monoscocca – è la volta di scendere in pista. La Valkyrie AMR Pro prende il via dai box in relativo silenzio: fino a circa 10 km/h si muove con un motore elettrico a 48V, ma una volta premuto l’acceleratore, non c’è alcun sistema ibrido a supporto (come, invece, avviene sulla versione stradale). Tutto il peso superfluo è stato eliminato e il compito di proiettare pilota e passeggero a velocità sconosciute da chi è mai salito su una Formula 1 è affidato unicamente ai cavalli del dodici cilindri. Realizzato dalla Cosworth, questo 6.5 litri non ha soltanto tantissima potenza a tutti i regimi e una vocalità sconosciuta alle auto moderne, ma allunga fino a una linea rossa monstre di 11.000 giri. Dal computer di bordo, integrato nel display del piccolo volante, si possono scegliere diversi livelli di potenza (da 500 a 1.000 CV) per consentire ai non professionisti di prendere confidenza le prestazioni di cui la Valkyrie è capace.

Da caccia. Con due tonnellate di carico aerodinamico, tutto cambia nel modo di affrontare le curve: più si va forte, più grip e stabilità aumentano. Le accelerazioni laterali sono “aeronautiche”: tanto che con le gomme slick e l’asfalto asciutto superare i 3g diventa cosa semplice (per Hülkenberg). Un’esperienza fisica oltre che mentale per chi non è allenato, specie per i muscoli del collo, data la mancanza di un vero e proprio supporto per la testa di guidatore e passeggero come su altre auto da corsa. Neanche a dirlo, impressionante tanto quanto le velocità di percorrenza di curva, è la frenata: l’impianto carbon-carbon (ovvero con dischi e pastiglie di carbonio), con pinze posizionate nella parte inferiore pe abbassare il baricentro, ferma i soli 1.000 kg di peso della Valkyrie in un fazzoletto di asfalto. L’allungamento del passo rispetto alla Valkyrie stradale ha permesso di aumentare ulteriormente la stabilità nei curvoni più veloci, mentre le sospensioni pushrod perdono le regolazioni elettroniche in favore di un assetto regolabile manualmente in altezza per controllare al meglio l’incredibile quantitativo di downforce. Carico aerodinamico che non gode di ali attive e appendici regolabili, in favore di un set-up fisso – a detta dei suoi ingegneri – bilanciato per tutti i più importanti tracciati sparsi in giro per il mondo.

A tuo agio. Trasmettere che cosa significa provare sulla propria pelle simili accelerazioni laterali e longitudinali è difficile se non quasi impossibile, ma ciò di cui ci si accorge già dopo pochi giri di pista da passeggero è la relativa semplicità con cui la Valkyrie AMR Pro mette a disposizione tutto il suo potenziale, rivelandosi poco nervosa anche con le gomme fuori temperatura. Ultima nota, la manutenzione: la Valkyrie AMR Pro è stata creata per poter essere utilizzata dai proprietari con il supporto di uno o al massimo due meccanici al seguito. Per essere avviata non ha bisogno di computer o apparecchi particolari e l’ispezione di motore e cambio da parte dei tecnici dell’Aston Martin è richiesta ogni 6.000 chilometri. Ma quanto costa tutto questo? Circa 3 milioni di euro, tasse escluse. Tanto, tantissimo, ma non per i 40 che potranno sentirsi piloti di Le Mans.

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