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Prova Aston Martin DB12 Volante - Una tempesta di emozioni

Dopo un secolo e passa di storia dell’automobile c’è ancora margine per creare qualcosa di nuovo? Dalle parti di Gaydon, in Inghilterra sono convinti di sì e definiscono la nuova Aston Martin DB12 Volante la prima Super Tourer del mercato. Su, non fate quella faccia perplessa. Sappiamo tutti bene che ci sono altre scoperte di lusso 2+2 che vanno a meraviglia. Oltremanica pensano però di aver trovato un nuovo e miglior compromesso tra performance e lusso, piacere di guida e comfort. A sintetizzare il tutto è Simon Newton, Vehicle Attribute and Performance Director di Aston Martin: “Per noi la DB12 si pone idealmente tra la Bentley Continental GTC e la Ferrari Roma Spider. Anche se alla fine dei conti ha prestazioni superiori a entrambe.”.

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Aston Martin DB12 Volante

A me gli occhi!

Da un punto di vista estetico la galleria immagini qui sopra vale più di mille parole. La bellezza sarà anche un fatto soggettivo, ma mi sembra impossibile che qualcuno sia insensibile al fascino della Aston Martin DB12 Volante. Da qualsiasi lato la si guardi, la scoperta britannica esercita un potere ipnotico notevolissimo. Nel frontale, per esempio, oltre alla tipica bocca, si notano prese d’aria più ampie che mai.

prova aston martin db12 volante - una tempesta di emozioni

Aston Martin DB12 Volante muso

Salendo con lo sguardo gli occhi indugiano poi sui fari allungati e sulle aperture che movimentano in cofano. Le fiancate sono forse ancor più scenografiche, sciancrate quanto basta per mettere in risalto i passaruota ben spallati. Guardate la foto qui sotto e capirete bene cosa intendo: sono davvero forme sexy.

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Aston Martin DB12 Volante dall’alto

Il soft top a otto strati è super attillato e non compromette la pulizia della linea né quando è sollevato né da piegato. Grazie al meccanismo “K-fold”, tutto il pacchetto resta alto solo 26 cm e consente di mantenere una silhouette filante.

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Aston Martin DB12 Volante con capote sollevata

Il giusto mix di analogico e digitale

Il dazio da pagare è un bagagliaio un po’ piccolo per una macchina che vuole vestire anche i panni della Gran Turismo, così come anche la definizione di 2+2 sembra un po’ generosa per la DB12 Volante. Questa Aston sa però come farsi perdonare, con arredi che appagano sia la vista sia il tatto e che segnano un salto epocale rispetto alla DB11. La plancia ospita due schermi da 10.25 pollici ma i progettisti hanno deciso saggiamente di mantenere anche una buona dose di comandi fisici. Le rotelline in alluminio danno un tocco chic all’ambiente, insieme a pellami e legno, in alternativa al quale si possono avere inserti in fibra di carbonio.

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console Aston Martin DB12 Volante

Con le ruote in pugno

Regolando il posto di guida l’unica critica che mi sento di fare non riguarda tanto l’ottima triangolazione tra sedile, pedaliera e volante, quanto il fatto che quest’ultimo, almeno in base alla mia sistemazione ideale, finisce per coprire appena la parte alta della strumentazione. Una volta in movimento sono lo sterzo e il motore o contendersi il centro della scena. Per il primo i tecnici hanno scelto un comando senza filtri, con un rapporto di demoltiplicazione costante e senza giochi al centro. Complice una grande attenzione alla rigidezza generale della scocca e in particolare dell’avantreno la macchina di dimostra reattiva ai comandi, pronta a buttare il muso di qua e di là. Gli inserimenti in curva si rivelano rapidi e senza sbavature.

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Aston Martin DB12 Volante con Paolo Sardi

Si fa in quattro

Il pilota ha a disposizione quattro modalità di guida GT, Sport e Sport+ e Individual. Le prime tre regolano in un colpo solo tutta l’elettronica di bordo su livelli specifici, mentre la quarta consente di mescolare le carte, abbinando set-up più o meno sportivi per motore, trasmissione, controlli elettronici e assetto. Quest’ultimo privilegia tendenzialmente il comfort, tanto che anche nella funzione più sportiva le sospensioni sono ancora in grado di lavorare bene sulle sconnessioni. A monte di tutto c’è una piattaforma inerziale a sei assi gestita da un’elettronica raffinata capace di lavorare anche con logica predittiva. Il risultato è che gli ammortizzatori Bilstein sembrano in grado di lasciare le ruote libere di muoversi, senza fare scuotere il corpo vettura come il trampolino dopo che il tuffatore ha spiccato il suo salto.

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motore Aston Martin DB12 Volante

Quanto 8 vale 12

Su strada è impensabile anche solo avvicinarsi ai limiti della vettura, anche perché il motore porta in un amen la DB12 Volante a velocità da ritiro immediato della patente. Qualche appassionato di vecchia scuola potrebbe storcere il naso all’idea che sotto il cofano non ci sia un V12, bensì un V8 4.0 biturbo. Pure il più prevenuto degli aficionados e degli amanti della meccanica finirebbe tuttavia con il ricredersi nel giro di pochi chilometri. L’otto cilindri – nelle cui tubazioni scorre sangue tedesco, essendo di base un’unità AMG ribaltata poi come un calzino dai tecnici Aston Martin – ha infatti un sound gasante, cupo al punto giusto ma civile e mai fastidioso anche quando si decide di togliere la sordina e di dar fiato alle trombe allo scarico con l’apposito pulsante sul tunnel centrale.

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Un cuore d’oro

Nella scheda tecnica c’è una voce che lascia capire bene quale sia la generosità della meccanica. Con una coppia di 800 Nm costante tra i 2.750 e i 6.000 giri si può contare su una erogazione da manuale. La spinta è sempre veemente e se anche l’allungo non è quello dei frazionamenti più nobili per lamentarsi ci vuole una bella faccia tosta. Grazie a una rapportatura e a una riduzione finale studiate ad hoc il motore lavora sempre ai regimi più favorevoli.

Elogio dell’imperfezione

A proposito di trasmissione, un plauso va anche al cambio automatico ZF a otto marce, per il quale Aston Martin ha voluto una messa a punto specifica. I passaggi di marcia sono infatti rapidi e dolci ma per scelta comunque avvertibili. I tecnici inglesi hanno preferito far sentire un piccolo calcetto nel fondoschiena a ogni passaggio di rapporto, con l’idea di far render la macchina un po’ più viva e meno asettica.

Non è il “quanto” ma il “come”

E a conti fatti se la Aston Martin DB12 Volante svetta nel panorama delle rivali è anche per queste cose. Sa infatti abbinare a un marchio blasonato e un interno che ricorda un salotto aristocratico a una esperienza di guida molto coinvolgente sotto ogni punto di vista. La scheda tecnica riporta un tempo di 3,7 secondi nello 0-100 e una velocità massima di 325 km/h ma qui è il “come” che fa la differenza rispetto al “quanto”. Se avete la fissa del cronometro, fareste forse meglio a scegliere la nuova Vantage. La Volante è diversa: sa infatti scatenare emozioni intense a prescindere dalle sue prestazioni mozzafiato, con linee, profumi, suoni e sensazioni che danno un senso di appagamento profondo. È dunque giusto chiamarla Super Tourer? Francamente non è rilevante: è una macchina straordinaria, punto e basta.

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