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1000 miglia Green – GFG Kangaroo: una show car da corsa

1000 miglia green – gfg kangaroo: una show car da corsa

1000 miglia Green – GFG Kangaroo: una show car da corsa

Nella redazione di Quattroruote si respirava l’aria frizzante delle sfide già all’inizio di quest’anno. L’edizione appena conclusa della 1000 Miglia Green stava allora prendendo forma e noi volevamo farne parte in grande stile. E quest’anno, per la prima volta, non si trattava solo di un modo di dire: tra gli equipaggi schierati da Quattroruote, infatti, c’era una grande firma del design made in Italy. Chi ci ha seguito attraverso il nostro profilo Instagram sa che ad aprire il convoglio della corsa green c’era Fabrizio Giugiaro – a cui mi sono affiancato in veste di (devo ammettere, pessimo) navigatore – a bordo della sua GFG Kangaroo: una show car presentata nel 2019 per immaginare le fattezze di un’elettrica senza le costrizioni della classica supercar.

Siamo sicuri di riuscire a finire la gara?. Ammetto che, fin dall’inizio, riponevo ben poche speranze nella fattibilità dell’impresa, con un’auto pensata per mostrarsi sul palco di un Salone e non per scorrazzare sulle strade di mezza Italia. Al contempo, l’ansia da autonomia non mi spaventava più di tanto: del resto, le colonnine veloci stanno diventando sempre più capillari e ricaricare non è più impresa ardua come qualche tempo fa. Pensa cos’è stato fare la 1000 Miglia Green soltanto quattro anni fa” ricorda Giugiaro, che partecipò già nel 2020 con la Kangaroo (che in quel caso portava il nome di Vision 2030, ndr): “era una caccia alle colonnine. “L’unico problema – continua – è che non sappiamo come si comportano le batterie con potenze di ricarica superiori ai 50 kW. “Fantastico”, penso io. Abituato alle auto di serie, il dubbio non mi aveva nemmeno sfiorato. Non avevo mai guidato un prototipo e, nei cinque giorni di gara, ho scoperto di non essere l’unico desideroso di conoscere meglio la Kangaroo.

Quante domande. Alla mia prima 1000 Miglia, il pubblico ammassato ai bordi delle strade è ciò che mi ha colpito di più. Migliaia di persone ci hanno accolto ed incoraggiato, incuriosite e stupite alla vista della nostra vettura. Scusi, ma che auto è? Posso fare una foto?, e via dicendo. Manifestazioni di stupore e flash delle fotocamere hanno accompagnato ovunque il nostro passaggio, creando un’atmosfera vibrante. E le domande non si fermavano. Ma è elettrica?, chiede una passante. “Sì, signora è elettrica”. In effetti, il sibilo della Kangaroo stona un po’ accanto al rumore dei propulsori delle auto d’epoca in corsa. Comprendi la ragione di tutto questo solo da dentro, e lo assapori con tutti i sensi. L’odore acre della benzina bruciata da motori di almeno 70 anni fa ti resta nel naso per ore; vedere da vicino questi pezzi d’arte in movimento è un onore e rappresenta plasticamente il mito della corsa più bella del mondo.

Ricaricare con pazienza. Finestrini dispiegati come ali al vento – ché qui già aprire le portiere vale il prezzo del biglietto -, ci siamo incuneati nel totale silenzio attraverso i più bei panorami che il nostro Paese sa offrire. Con lo scorrere dei chilometri, e dopo qualche test di rifornimento, abbiamo avuto la conferma definitiva che ricaricare a più di 50 kW ci era impossibile. Scattava in automatico un pelo di invidia nei confronti dei colleghi, a bordo delle elettriche che abbiamo scelto per la nostra 1000 Miglia Green, che possono fare il pieno di energia con potenze fino a sette volte superiori. Inutile, quindi, provare a tenere contatto con la carovana targata Quattroruote, composta da Polestar 2, Hyundai Ioniq 5N e Lancia Ypsilon. Puntualmente, e per loro fortuna, questi equipaggi finivano per giungere in hotel qualche ora prima di noi. Da navigatore, spetta a me leggere e interpretare le note del road book della 1000 Miglia: svolte, rotonde, incroci, tutto minuziosamente riportato in decine di pagine con le indicazioni stradali fondamentali per non perdersi: un libretto d’istruzioni su cui è difficile tenere la concentrazione dopo appena tre ore di sonno, tante quante ce ne concede il fittissimo programma. Ua condizione, va detto, comune a tutti gli equipaggi, nessuno escluso.

L’entusiasmo non manca. Per aiutarsi nella navigazione è ancor più utile, dove possibile, dirigersi verso i nugoli di spettatori fermi ai bordi delle strade; potete immaginare l’effetto che fa, in queste situazioni, un oggetto come la Kangaroo, che suscita reazioni talvolta persino sguaiate, e perciò entusiasmanti, da parte dei tanti bambini incontrati negli oltre 1.800 km di gara. Questa è la dimostrazione che l’auto giusta, portata tra la gente, sa ancora emozionare. Non posso immaginare una manifestazione d’amore più pura delle ore trascorse, sotto il sole o la pioggia, in attesa del serpentone fragoroso delle oltre 400 auto della 1000 Miglia. Immagini del genere suonano la sveglia di fronte a certe miopi politiche a cui l’automobile è sottoposta. Noi, con l’auto a batteria, abbiamo voluto interpretare la 1000 Miglia in modo sostenibile; voi, dai bordi delle strade, le avete dato vita.

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