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Studio Kpmg – Tra i dirigenti dell’auto cala la fiducia nell’adozione delle elettriche

studio kpmg – tra i dirigenti dell’auto cala la fiducia nell’adozione delle elettriche

Studio Kpmg – Tra i dirigenti dell’auto cala la fiducia nell’adozione delle elettriche

Cala la fiducia dei manager automobilistici nell’adozione delle auto elettriche a livello globale. In particolare, stando a un sondaggio condotto dalla società di consulenza Kpmg tra oltre 900 dirigenti di 30 Paesi, la quota di veicoli a batteria sul totale delle vendite dovrebbe attestarsi, nel 2030, su una forbice compresa tra il 10% e il 40%. Un intervallo molto più ristretto rispetto a quello emerso l’anno scorso, compreso tra il 20% e il 70%. “Un anno fa – spiega il responsabile globale della practice Automotive, Gary Silberg – i manager dell’automotive sentivano che stava arrivando un cambiamento e il futuro era a loro portata. Nell’ultimo sondaggio rimangono ottimisti, ma l’umore è improntato al realismo”.

Più prudenza. Nello specifico, la cautela dei manager sulla crescita delle vendite di elettriche è dovuta a una maggior consapevolezza sulle problematiche di alcuni Paesi. Per esempio, le infrastrutture deficitarie in India o le alternative presenti in mercati come il Brasile (biocarburanti) e il Giappone (ibride). Al pessimismo fa, comunque, da contraltare una maggior fiducia sulla possibilità di raggiungere la parità dei costi tra elettriche ed endotermiche senza alcun sostegno pubblico. L’82% degli intervistati ritiene che nei prossimi anni l’adozione delle Bev possa esserci senza nessun incentivo, mentre sale dal 7% al 21% la percentuale di chi è contrario a sistemi di agevolazioni dirette ai consumatori.

Fiducia nel futuro. In generale, aumenta l’ottimismo per quel che riguarda le prospettive di crescita e redditività del settore: l’83% è fiducioso su un aumento degli utili nei prossimi cinque anni, contro il 53% del 2021. Nel breve termine, però, prevale la cautela a causa dei numerosi “venti contrari” che spirano sull’economia globale. Infatti, il 76% è preoccupato che l’inflazione e gli alti tassi di interesse penalizzino le attività del settore nel 2023. Rimane alta la preoccupazione per la vulnerabilità delle forniture di materie prime, componenti, semiconduttori o altri materiali. Per questo motivo e per ridurre la dipendenza da pochi Paesi, le Case si stanno sempre più concentrando su processi di “near-shoring e on-shoring”, ossia di accorciamento delle catene delle forniture.

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