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Nella metalmeccanica solo un dipendente su 5 è donna

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Nella metalmeccanica solo un dipendente su 5 è donna

Un solo dipendente su cinque è donna nella metalmeccanica. Anche se settori come la meccanica, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e la logistica sono in forte sviluppo, anche se le aziende sono alla ricerca di risorse, la presenza femminile è ancora bassa. Da una ricerca condotta da Fim e Cisl tra 700 aziende operative nel metalmeccanico sul territorio italiano, su 295.057 addetti, sappiamo che le lavoratrici sono 61.664, con una percentuale del 20,9%. Secondo i dati Confcommercio, sono circa 1.300 le meccaniche in Italia. Numeri bassi anche per la guida di mezzi pesanti: le donne rappresentano solo il 5,6% del totale degli autotrasportatori.

C’è anche un gap a livello contrattuale e salariale: i superminimi delle donne sono del 15% più bassi rispetto alla media generale, del 19% più bassi rispetto alla media degli uomini. Sui contratti part-time si segnala che compongono il 5,35% degli impiegati nelle aziende metalmeccaniche monitorate, e l’81,8% di tale quota è femminile. Questo dato ha una lettura ambivalente. Se da una parte è sinonimo di una policy aziendale disponibile alla flessibilità, dall’altra denota il permanere di modelli culturali secondo i quali la donna, in caso di necessità, rinuncia al lavoro o a una parte di esso (anche a causa di salari più bassi).

Cosa stanno facendo le aziende italiane per colmare questi gap? Perchè se è vero che circa 175 mila studentesse hanno deciso di contribuire a sfatare il mito delle professioni maschili iscrivendosi a ingegneria, è altresì vero che le professioni del settore metalmeccanico non prevedono solo ingegneri, e che possono offrire opportunità importanti anche alle diplomate in cerca di occupazione.

Un’academy dedicata alle donne per acquisire competenze specialistiche nella laminazione del carbonio, fortemente richieste dal mercato: si tratta del progetto “Mechanical Millwork Learning for women” lanciato per la prima volta in Valle Seriana, che ha visto apripista aziende quali Acerbis, Lamiflex e Persico. Costruito con l’aiuto di Adecco e di Servizi Confindustria Bergamo, il progetto è iniziato a luglio e terminato a fine agosto. Hanno partecipato 7 donne, in 3 aziende diverse, tutte inserite sin dal primo giorno di Academy a tempo indeterminato con contratto in staff leasing con Adecco. Ad eccezione di una di loro che ha poi scelto di continuare con un altro percorso, sono ancora tutte attive in queste aziende.

Altro progetto di formazione femminile nel mondo della meccanica, rivolto in particolare a donne inoccupate, è CNC Women Academy realizzato da SBS Side by Side con Adecco Italia e supportato da Siemens, nella sua divisione Digital Industries. L’edizione terminata ad inizio novembre ha coinvolto 9 donne per 200 ore di formazione in aula e sul campo, presso le aziende del territorio bergamasco che hanno supportato l’iniziativa. Delle 9 partecipanti, 8 operano ancora presso le aziende.

Women4 è il progetto di Gi Group e Rhea Vendors, azienda che produce macchine da caffè. Si sono candidate in 154 per seguire un corso di formazione per addette all’assemblaggio meccanico, molte delle quali provenienti direttamente dal centro per l’impiego, attraverso un percorso di politiche attive. Fil rouge che ha legato le partecipanti, range di età 20-50 anni, è il desiderio di riscatto, sia sociale che professionale. Le 6 partecipanti che hanno frequentato il corso presso la sede di Caronno Pertusella saranno inserite in Rhea nelle prossime due settimane.

Alle donne residenti in Campania si è rivolto invece il progetto AWS re/Start, un programma gratuito e full-time, che mira allo sviluppo delle competenze necessarie per avviare una carriera lavorativa nell’ambito del cloud computing. L’edizione, realizzata dalla collaborazione tra Develhope e Amazon Web Services (AWS), prenderà il via l’11 marzo, ed è stata posticipata per il numero elevato di candidature, tanto che è stato aumentato da 25 a 35 il numero di posti disponibili (è prevista una waiting list qualora le candidature valide superino le 35). Le donne coinvolte sono inoccupate e non studentesse, e alla conclusione del programma, Develhope le accompagnerà a entrare in contatto con aziende partner, supportandone l’ingresso lavorativo nel mondo tech, per ruoli nel cloud di livello entry come operazioni cloud, affidabilità del sito, supporto all’infrastruttura e funzioni di supporto aziendale tecnicamente correlate.

Non è solo con la formazione che le aziende possono agevolare la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, ma è anche attraverso una cultura che contribuisca a svellere gli stereotipi e attraverso delle misure opportunamente ponderate che supportino tutte le tematiche di conciliazione che obbligano le donne a scelte indesiderate.

Tra le aziende che si sono distinte in questo senso, Avio Aero ha realizzato il Women’s Network, che ha l’obiettivo di creare una rete tra la popolazione femminile dell’azienda, includendo naturalmente anche i colleghi. Attraverso gruppi di dipendenti impegnati su temi di comune interesse, eventi, seminari, mentorship, vengono realizzati progetti che contribuiscono a creare cultura e consapevolezza sulle tematiche che riguardano le donne.

Trenton è un’azienda impegnata nella metalmeccanica ad alta tecnologia per l’agricoltura, con sede a Castelfranco Emilia (Modena). Con 23 donne su 150 dipendenti totali, l’amministratrice Carlotta Giovetti ha lanciato “Be(e) different”, un percorso di formazione rivolto inizialmente alla parte femminile dell’azienda: attraverso lezioni frontali e incontri collettivi, le persone sono chiamate a “mettersi nei panni di un amministratore delegato” per gestire un budget da destinare a iniziative contro il gender gap a favore dell’azienda e della comunità.

Master, azienda che si occupa di componentistica ad alta tecnologia per i serramenti in alluminio, già riconosciuta nel 2022 nella classifica “Great Place To Work”, supporta il reintegro delle dipendenti a seguito del periodo di maternità attraverso il programma “Close to mum”, che prevede l’erogazione di un bonus economico per le neomamme e la possibilità di usufruire di una maggiore flessibilità oraria.

Le misure a sostegno della genitorialità e delle responsabilità familiari, possono sicuramente fare la differenza. Anche perchè, sempre secondo il rapporto Fim Cisl, le soluzioni di flessibilità e conciliazione stanno soddisfacendo le esigenze dei lavoratori, mentre restano carenti proprio sul tema famiglia: il 99% degli occupati nel settore ha accesso soluzioni quali flessibilità oraria (87,9% dei lavoratori), smart working (80,3%), banca ore (65,4%), congedi aggiuntivi (62,7%) e agevolazioni per trasferimenti (36,9%). Nel contesto dell’assistenza genitoriale, invece, possiamo annoverare agevolazioni per attività extrascolastiche (34,7% dei lavoratori), contributi per asili nido (29,8%), servizi di supporto alla genitorialità (26,2%) e contributi per la nascita di un figlio (8,9%). E di questa carenza, come sappiamo, pagano lo scotto soprattutto le donne.

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