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Lucid apre la sua prima fabbrica in Arabia Saudita

Il marchio statunitense ha aperto i battenti della sua prima fabbrica in Medio Oriente, la produzione sarà destinata anche all'esportazione

Lucid apre la sua prima fabbrica in Arabia Saudita

Mentre si parla di primi colloqui tra Elon Musk e il governo dell’Arabia Saudita per la realizzazione di una nuova Gigafactory Tesla nel Paese mediorientale, la diretta concorrente Lucid cerca di bruciare le tappe e annuncia la costruzione del suo primo impianto extra Stati Uniti proprio in Arabia Saudita. Al momento la fabbrica si occupa di assemblare solamente i kit SKD della berlina elettrica Air (che per altro vengono prefabbricati nell’impianto di proprietà Lucid in Arizona e poi spediti in Medio Oriente per l’assemblaggio), con una capacità produttiva annua limitata a 5.000 unità.

Verso la produzione di massa

Ma siamo solo all’inizio: lo stabilimento in questione, conosciuto come Advanced Manufacturing Plant 2 o AMP-2 in breve, dovrebbe diventare un impianto di produzione a titolo pieno a partire dalla metà del decennio, arrivando a vantare una capacità annua di 150.000 unità. Aumento della produzione in vista quindi, che si traduce in un incremento della forza lavoro: numeri precisi al momento non ce ne sono, ma si parla di un passaggio da centinaia a migliaia di dipendenti in loco.

Lucid fa la storia

Tutti i veicoli che Lucid costruirà nel suo stabilimento saudita saranno sia venduti sul mercato locale sia esportati su altri mercati internazionali, ad oggi non ancora specificati. “Siamo lieti di fare la storia oggi in Arabia Saudita aprendo il nostro primo impianto di produzione automobilistica nel Paese, nel quale costruiremo i nostri pluripremiati veicoli elettrici e sosterremo la visione della nazione per un’economia più sostenibile e diversificata”, ha commentato il CEO di Lucid, Peter Rawlinson. Per la realizzazione di questo stabilimento, Lucid ha ammesso di aver ricevuto un sostegno significativo da parte del Ministero degli Investimenti dell’Arabia Saudita, oltre che dal Fondo saudita per lo Sviluppo Industriale e dalla King Abdullah Economic City: nulla di sorprendente, considerando che il fondo di investimento pubblico saudita possiede oltre il 60% dell’azienda.

FP | Andrea Trezza RIPRODUZIONE RISERVATA

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