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Prove

Citroën C3 2023: immagini, anticipazioni, elettrico, uscita

Se c’è un segmento tutto da indagare, quello è senz’altro il B. Stretto fra listini diventati sempre meno abbordabili – a causa soprattutto dell’aumento dei costi di produzione e delle componenti – e redditività sempre più risicata (all’incirca per le stesse ragioni), questa fascia di mercato assai popolare è la più a rischio di scelte strategiche antipatiche: i costruttori, infatti, si stanno chiedondo fino a che punto convenga dare seguito a modelli anche molto importanti nelle loro rispettive gamme. La tagliola del costoso passaggio all’omologazione Euro 7 (ammesso che i vincoli severissimi per l’industria dell’auto rimangano tali con l’approvazione finale della normativa) potrebbe essere il colpo di grazia per diversi nomi iconici, come quello della Polo in casa Volkswagen, mentre il verdetto di condanna della Ford Fiesta è comunque già arrivato. In questo scenario “noir”, la Citroën C3 rappresenta una sorta di parentesi rosa, poiché il marchio francese ha confermato che intende continuare a produre il modello in entrambe le varianti: la hatchback e la Aircross.

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Fase di passaggio. Intanto, come in tutti i “mistery” che si rispettino, siamo subito messi davanti a una contraddizione: la C3 hatchback, cioè la berlina due volumi, è datata 2016, la Aircross 2017. La prima, dunque, dovrebbe essere quella più matura per un’erede. Invece, così non è: le foto spia che circolano sul web – spesso, tra le nostre principali risorse per ricostruire i modelli che verranno – riguardano la sola C3 Aircross. Della hatch, invece, non c’è praticamente traccia. Per capire allora come sarà la quarta C3 (la prima generazione debuttò nel 2002), serve mettere uno di fianco all’altro vari tasselli raccolti altrove, un po’ come nelle migliori pellicole poliziesche, quando i pochi elementi probanti di un caso vengono aggiunti di volta in volta su una lavagna bianca, per comporre un mosaico plausibile. Anche se, nel nostro film, l’attore principale – leggi, la Casa francese – è quello che parla meno, chiuso com’è nel più stretto riserbo.

Evoluzione al rialzo. Così, curiosando Oltralpe, scopriamo che autorevoli fonti editoriali – come l’Argus – ipotizzano che la C3 berlina potrebbe lasciare il posto a una crossover compatta (e fino a qui non c’è da stupirsi), mentre la versione Aircross, crescendo un bel po’ nella taglia, diventerebbe una possibile alternativa alla Peugeot 2008. Entrambe le Citroën della fascia B, comunque, sempre secondo i francesi, andrebbero al lancio attorno alla primavera del 2024. Al di là delle differenze di taglia, le due C3 manderebbero in pensione la datata piattaforma Pf1 ex PSA per adottare l’architettura modulare Cmp – sulla quale sono state realizzate, tra l’altro, le sorelle Citroën C4/C4X e le cugine Peugeot 208/2008 –, con tutto ciò che ne consegue in termini di tecnologia, motorizzazioni (anche elettriche) e sistemi di sicurezza. Tutto chiaro, insomma? In apparenza, sì. Non si spiega, però, l’assenza di esemplari della piccola crossover impegnati nei test. Un’ipotesi ci porterebbe in realtà molto lontano, fuori dalla Francia, ma anche dall’Italia e dall’Europa intera. Infatti, il cambio di format del modello del Double Chevron da hatchback a crossoverina, se verrà confermato, sarebbe favorito non soltanto dalle maggiori fortune commerciali legate alle vetture a ruote alte, ma pure dal fatto che esiste già una C3 rialzata (con luce libera da terra di ben 20 centimetri), bell’e pronta allo scopo. E, chiaramente, già ampiamente collaudata. Quella – ed è un piccolo colpo di scena – oggi commercializzata nei mercati indiano e sudamericano. Di recente, tra l’altro, questo modello si è aggiudicato il titolo 2023 World Urban Car al New York International Auto Show, mentre in India, dove il marchio francese è entrato da poco, è ordinabile in versione ë-C3: la vettura è prodotta sì in loco, ma impiega già la Cmp, seppur semplificata, e ciò le consente l’adozione anche della propulsione a batteria.

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Cambio di piani. Inizialmente, questa C3 “straniera”, prima espressione di una famiglia di altri due modelli da lanciare entro il 2024, non doveva avere nulla a che fare con il mercato europeo. Poi dev’esserci stato un ripensamento. A confermarlo indirettamente è stavolta una voce ufficiale, quella di Laurent Barria, direttore ore marketing e comunicazione del costruttore, che ha dichiarato: “Ci siamo ispirati a questa C3 destinata al Brasile per realizzare quella nuova europea”. Dunque, i vertici di Stellantis, per allestire la quarta serie dell’utilitaria francese, avrebbero scelto la strada meno dispendiosa. Tuttavia, accantonata l’idea di portare la C3 crossover così com’era in Europa, sarebbe stato deciso di “rimpolparne” la sostanza in settori chiave come la sicurezza, la qualità percepita e le prestazioni. Mantenendo, però, un occhio attento ai costi e al prezzo finale, così da poter offrire un prodotto adatto a una platea più ampia possibile.

La concorrenza di Dacia. Perciò, l’altro indizio che emerge dalla nostra indagine è quello relativo al posizionamento della C3 o, quantomeno, della sua declinazione d’accesso, destinata a giocare il ruolo di ticket d’ingresso alla gamma Citroën anche in virtù dell’assenza, ormai da tempo, della citycar C1. Così, forse, la futura andrebbe a occupare una fascia di prezzo non lontana da quella presidiata da alcuni modelli Dacia. Di certo ai vertici di Stellantis non è sfuggita la versatilità dell’arma Dacia nelle mani del gruppo Renault. Il marchio low cost – che pure low cost oggi lo è molto meno – rappresenta, nella fase di transizione verso l’elettrico e di listini ovunque in crescita, un formidabile strumento per intercettare la domanda di auto tradizionali e dai prezzi ancora ragionevoli. Quindi, potrebbe avere un senso assegnare un ruolo e strumenti analoghi al brand Citroën. Un modo, per il Double Chevron, per ritagliarsi, anche all’interno della galassia Stellantis, uno spazio vitale ben preciso, in una fascia di mercato più abbordabile e legata ai volumi.

Nel solco della Oli. Insomma, se questa ricostruzione dei fatti fosse confermata, la nuova C3 nascerebbe su base Cmp, ma un po’ semplificata rispetto a quella delle cugine più ricche. Poi, la sua taglia non dovrebbe risultare molto dissimile da quella del modello d’origine destinato ai mercati emergenti. E, dunque, avremmo un corpo vettura poco al di sotto dei quattro metri di lunghezza, peraltro a un soffio dagli ingombri dell’hatchback attuale (che misura quattro metri giusti). Per quanto riguarda il design, le forme a ruote alte sarebbero solcate da incavi all’altezza dei passaruota, con alcune differenze nel frontale e nella coda che noi abbiamo immaginato sportiva), per “muovere” l’insieme. Qualche elemento potrebbe derivare dalla concept Oli – anticipazione di un’auto elettrica leggera, controcorrente e poco energivora –, che regalerebbe alla C3 un’immagine solida e originale, tema ricorrente per la Casa.

Le altre novità. Tornando alle migliorie per europeizzarla, queste riguarderebbero l’adozione di misure per spuntare più stelle nei severi test Euro NCAP, un pacchetto maggiormente completo di Adas e in[1]terni più accoglienti. Tali interventi avrebbero comportato ritardi nella presentazione del modello, che avrebbe dovuto già essere in dirittura d’arrivo. Tra l’altro, come detto, oltre a sistemi di sicurezza e di bordo aggiornati, l’architettura tipo di Stellantis porterebbe in dote l’alimentazione elettrica. Ma, ancora una volta per contenere i costi, le fonti francesi ipotizzano l’adozione di powertrain asiatici un po’ meno sofisticati e performanti di quelli montati sulle cugine europee del gruppo (con potenze di 136 e 156 cavalli). Insomma, la ë-C3 europea potrebbe disporre di un’unità d’ingresso sugli 80-90 cavalli, mentre quella di punta arriverebbe a 110. Forse due anche i tagli delle batterie: uno più economico sui 40 kWh e l’altro più prestante da circa 50. Però, il cuore dell’offerta resterebbe termico e concentrato su un’unica motorizzazione: l’1.2 PureTech tre cilindri, probabilmente in versione aspirata da 83 cavalli e sovralimentata da 101. Si farebbe di tutto, insomma, per contenere i prezzi e favorire i volumi, in un’epoca in cui anche le utilitarie sembrano voler andare in paradiso.

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