BMW

Economia

Mercedes

Mercedes-Benz

Money

Motori

Porsche

Auto e dazi, la Cina avvisa. In Borsa pagano Bmw, Mercedes e Porsche

auto e dazi, la cina avvisa. in borsa pagano bmw, mercedes e porsche

Auto e dazi, la Cina avvisa. In Borsa pagano Bmw, Mercedes e Porsche

Dalla Cina segnali di reazione alle mosse Usa sui dazi, ma a risentirne sono soprattutto i titoli di big europee come Porsche, Bmw e Mercedes-Benz Group. Un esperto dell’ente governativo di ricerca sul settore automobilistico ha dichiarato al quotidiano cinese Global Times che la Cina dovrebbe aumentare i dazi sulle importazioni di auto premium alimentate a benzina, fino al 25%, dato che il Paese si trova ad affrontare un forte aumento dei dazi statunitensi (fino al 102,5%) sulle importazioni di auto e forse ulteriori dazi per entrare nell’Unione Europea. Anche se proprio ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen si è espressa in modo molto prudente, in merito.

Liu Bin, che guida il China Automotive Technology & Research Center (Catarc) ed è vice direttore del China Automotive Strategy and Policy Research Center, ha dichiarato che un’aliquota tariffaria del 25% è in linea con le regole della Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. L’attuale tariffa d’importazione cinese per le automobili è del 15%.

Le azioni di Porsche, Bmw e Mercedes sono state tra le più pesanti del settore (indice Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts) nella mattinata di mercoledì, con un calo compreso tra il 4% e l’1,6 per cento. La maggior parte delle importazioni di auto in Cina riguarda proprio il segmento del lusso, con Porsche, Audi e Range Rover tra i primi 10 marchi nel 2023. I modelli con motori più potenti, tra cui il suv Gle e la berlina classe S della Mercedes e il suv Cayenne della Porsche, potrebbero essere tra i più colpiti.

Liu ha dichiarato che questo provvedimento aiuterebbe anche a bilanciare i mercati nazionali e internazionali e a sostenere una politica di sviluppo green e a basse emissioni di carbonio. Dazi più alti per le auto con motori a combustione interna di grossa cilindrata colpirebbero soprattutto le case automobilistiche tedesche. «Abbiamo anche notato che alcuni Paesi e regioni hanno adottato misure restrittive nel settore dei veicoli a nuova energia, che vanno contro il concetto di sviluppo green e violano i principi dell’economia di mercato e le regole della Wto», ha precisato Liu.

In effetti gli Stati Uniti hanno presentato poco più di una settimana fa nuovi pesantissimi dazi su una serie di importazioni cinesi, tra cui i veicoli elettrici. La Commissione europea ha avviato lo scorso ottobre un’indagine sugli aiuti di Stato – sussidi per miliardi – che rendono più competitivi i veicoli elettrici prodotti in Cina, il che in teoria dovrebbe portare a un rialzo dei dazi europei, fermi al 10 per cento.

Ma proprio ieri, nel corso di un confronto elettorale organizzato dal think tank di Bruxelles e dal Financial Times, la presidente von der Leyen ha preso le distanze dall’impostazione dell’Amministrazione Biden: «Non penso che siamo in guerra commerciale con la Cina. Occorre distinguere tra il decoupling, fatto con la Russia, e la strategia di derisking. Condividiamo alcune preoccupazioni dei nostri partner, ma abbiamo un approccio più fatto su misura per il contesto europeo», ha dichiarato la presidente.

Non è un caso che von der Leyen freni. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le prese di posizioni dell’industria dell’auto soprattutto tedesca e di esponenti politici, sempre tedeschi (a cominciare dal cancelliere Olaf Scholz), che indicano la necessità di non perseguire una risposta commerciale colpo su colpo verso Pechino. L’industria tedesca dell’Auto basa un terzo circa del suo business sul mercato cinese. La Francia è, invece, dichiaratamente a favore di una stretta.

Anche i paesi interessati agli investimenti cinesi nel proprio territorio temono ritorsioni commerciali da parte di Pechino. Esemplare il caso ungherese. Qui i leader mondiali delle batterie per auto, CATL, e delle auto elettriche (includendo veicoli a batteria e ibridi plug-in), BYD, stanno realizzando importanti impianti di produzione. Per CATL si tratta di un investimento da oltre 7 miliardi di euro, per la più grande gigafactory europea (100 GWh). Ci sono anche EVE Power – sempre batterie, principalmente per Bmw, e investimenti per un miliardo – e la casa automobilistica Nio, che in Ungheria produce in particolare stazioni di scambio batterie. (a cura di Alberto Annicchiarico)

TOP STORIES

Top List in the World