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Yamaha Blue Racing Day: Yamaha inaugura la stagione fra i cordoli

yamaha blue racing day: yamaha inaugura la stagione fra i cordoli

Yamaha Blue Racing Day: Yamaha inaugura la stagione fra i cordoli

Per il terzo anno consecutivo a primavera il World Circuit Marco Simoncelli di Misano si tinge di blu per inaugurare la stagione sportiva dei tre diapason. Un’ottima occasione per conoscere tutto il mondo racing su pista di Yamaha, avendo la possibilità di incontrare i piloti dei team impegnati quest’anno nei vari campionati nazionali e internazionali e scoprire i tanti progetti in fase di sviluppo.

L’obiettivo della giornata è semplice: ce lo ricorda Andrea Colombi, Country Manager per l’Italia di Yamaha Motor Europe. “Scendiamo in pista per dare il via alla stagione sportiva e celebrare la passione che Yamaha coltiva a tutti i livelli”.  Livelli rappresentati dalla classica piramide, nella quale ad ogni segmento ascendente il livello di difficoltà (e possibilità di accesso) diventa più complicato. Più bravura richiesta, meno posti disponibili, ma sempre criteri meritocratici.

Si parte dalla R7 Cup che quest’anno conta ben 38 iscritti e 2 wild card: griglia sempre piena per questa formula che ha subito riscosso gran successo e interesse da parte di giovani promesse e amatori. Salendo via via con il livello tecnico anche se non con la potenza, ci sono l’R3 Cup, le Supersport 300 e 600 fino ad arrivare al CIV SBK dove il team DMR Racing è impegnato nella stagione 2024 assieme ad Alessandro Del Bianco e Riccardo Russo, nuovo volto del team, di rientro dopo uno sfortunato infortunio nei primi test invernali.

Non solo piloti ma anche il lato operativo di Yamaha in risalto in questa giornata. La Yamaha Blue Technical School, realizzata in collaborazione con MTS (Motorsport Technical School), ha portato nel paddock sei tecnici selezionati tra meccanici ed ingegneri dei suoi corsi, mettendoli ad assistere nelle prove libere Andrea Dovizioso, volto chiave di questo progetto. I ragazzi hanno così potuto mettere in pratica quanto imparato e acquisire consapevolezza del lavoro all’interno dei box.

Per noi, due turni durante la giornata a Misano a bordo della Yamaha R6 GYTR (Genuine Yamaha Technology Racing) e della Yamaha R1 GYTR Pro, dotata oltre alle componenti GYTR PRO SHOP, anche di soluzioni meccaniche più specifiche, come la lavorazione di testa e camme ulteriormente perfezionate.

Partiamo con la R6, dotata di una centralina racing dedicata, di un terminale Akrapovič, di pedane racing e soprattutto di una forcella da 43 mm di diametro completamente regolabile, con componenti interne di derivazione R1. È bastata una sessione per farci sorridere nel casco assieme a questa moto: i dettagli tecnici GYTR la rendono ancora più svelta e precisa tra i cordoli, dove si conferma sempre perfettamente a suo agio. In pista è soprattutto la forcella a fare la differenza, con una solidità e un feeling ottimi sia in ingresso di curva che in percorrenza. Se dobbiamo trovare il pelo nell’uovo, peccato che il quickshifter (in assenza del Ride-By-Wire) sia solo a salire, cosa che alla lunga rende la guida un po’ più impegnativa – sempre parlando di una moto “rilassante” per potenza e inerzie come può essere una 600.

Veniamo alla R1, con cui abbiamo svolto il turno di guida pomeridiano dopo aver ormai rotto il ghiaccio e tolto la polvere alla tuta. Questa versione “Pro” era dotata come detto non solo dell’allestimento GYTR con tutta una serie di dettagli racing, dai tubi freno in treccia al tappo serbatoio senza chiave, ma anche del kit telaietto in carbonio, dei forcellone e serbatoio alleggeriti e di una elettronica Marelli degna della SBK al posto della già raffinata centralina GYTR programmabile.

Rispetto alla già tecnica R1 M, questa R1 GYTR Pro fa risaltare tutta la sua verve. Parliamo di una moto da oltre 210 CV, con tutte le premesse per trattare il pilota come potrebbe fare un frullatore. Invece mi è sembrata addirittura più facile, non tanto per l’erogazione del motore ma per l’armonia dell’insieme, con un ingresso in curva irreprensibile e grande stabilità anche sui curvoni, mentre l’R1 M è un pelo più nervosetta. Insomma, veramente un gran bel “ferro” per chi ha manico e vuole divertirsi nei track day.

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