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È vero che tutte le strade portano a Roma?

Partendo dal famoso proverbio, abbiamo indagato per capire se c’è un fondo di verità. E ciò che abbiamo scoperto potrebbe sorprendervi

è vero che tutte le strade portano a roma?

Tutte le strade portano a Roma. Quante volte l’abbiamo sentito dire, quante volte l’abbiamo detto. Senza però sapere, nella grande maggioranza dei casi, perché si dica così e se, in fondo, ci sia qualcosa di vero. Parte da questo spunto un nuovo episodio della serie Motor1 Esplora, dopo quello dedicato alla storia dell’autostrada italiana. Buona visione, e lasciate i vostri commenti sotto al video!

“Portano a…” o “partono da…”?

Per capire l’origine del proverbio bisogna andare indietro di secoli e secoli, all’età della repubblica romana, attorno al 300 a.C.. È in quel periodo che hanno origine le strade per come le conosciamo oggi. Negli anni, la rete stradale romana si è estesa, in tutto l’impero, per circa 80.000 km.

Un’opera di ingegneria civile straordinaria, specie per l’epoca, che aveva la funzione strategica in un primo momento di consolidare il dominio sui territori e poi di mantenerlo, favorendo gli scambi commerciali e la mobilitazione delle milizie.

La cosa che sorprende è che, ancora oggi, le intuizioni e il lavoro svolto dagli ingegneri e dagli operai romani – nel video vi racconto come veniva realizzata una strada a quell’epoca – permea i nostri spostamenti quotidiani. Giusto per fare qualche esempio: sapevate che le strade consolari prendono il nome dai consoli che le hanno volute? O che le pietre miliari servivano a misurare, in miglia romane, la distanza dalle mura e dal centro di Roma? Nel video vi racconto questo e molto altro ancora, portandovi con me a visitare i luoghi più interessanti che offrono testimonianze concrete.

La compagna di viaggio: Mazda CX-60

Avrei potuto immedesimarmi fino alla fine e magari spostarmi a cavallo o su di un carro di legno. Ho preferito non farlo e, mi capirete, optare invece per un’auto moderna e di alto livello come la Mazda CX-60, la nuova ammiraglia del brand giapponese.

Una scelta non certo casuale ma dettata dalle sue caratteristiche tipiche, come ad esempio un propulsore ibrido capace di farmi attraversare Roma senza alcun vincolo oppure dei dispositivi di ausilio alla guida che hanno reso – quasi – piacevole il traffico della Capitale.

O, ancora, la taratura delle sue sospensioni, con le quali ho affrontato lo storico basolato della via Appia Antica. Che poi, sfruttando tutte le sue funzioni automatiche per la regolazione della postura, la CX-60 porta a un livello superiore quel concetto di Jinba Ittai tanto caro a Mazda, cioè l’esperienza di controllo diretto che si crea tra cavaliere e cavallo. Dunque, in un certo senso, posso dire di essere andato a cavallo comunque!

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