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Chi spiava l'auto di Giambruno? Mantovano: «Estranei ai servizi»

chi spiava l'auto di giambruno? mantovano: «estranei ai servizi»

Chi spiava l’auto di Giambruno? Mantovano: «Estranei ai servizi»

È la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. La premier Giorgia Meloni è in missione a Dubai. Fuori dalla sua villetta del Torrino, a Roma, c’è però l’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno (una Porsche), attorno alla quale due uomini armeggiano in modo sospetto tenendo in mano una torcia. Secondo la ricostruzione del quotidiano Domani, l’atteggiamento desta l’attenzione degli agenti di scorta che sorvegliano l’abitazione della presidente del Consiglio. I poliziotti chiedono ai due di indentificarsi, loro rispondono di essere colleghi (forse mostrando un tesserino ma non documenti che provino la loro identità), poi tornano a bordo della loro auto e vanno via.

Gli uomini della scorta del capo dell’esecutivo stilano un rapporto che finisce alla Digos. Successivamente – sempre secondo il Domani – vengono avvertiti il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, e la stessa premier. Così come la Procura della Capitale.

Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni (di cui per altro il capo dell’esecutivo, stando ad altre ricostruzioni giornalistiche, avrebbe chiesto da tempo l’allontanamento). I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito, però, le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove. Gli uomini, quindi, potrebbero essere stati dei banali ladri, forse alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno o di parti di essa da poter rivendere.

Il fatto, ancora secondo il quotidiano diretto da Emiliano Fittipaldi, avrebbe però influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso.

In ogni caso Mantovano ha smentito che le persone interessate facciano parte dei servizi, dopo aver «puntualmente riferito nella mia ultima audizione al Copasir il 4 aprile scorso». «Non ho difficoltà a ribadire quanto già chiarito nella sede parlamentare propria – ha aggiunto il sottosegretario – e cioè che gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento nell’episodio di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio».

Resta da capire, allora, come mai le prime indagini (forse quelle svolte dalla procura) abbiano portato ad associare i due sospetti ai servizi. Ma anche come sia stato possibile che gli agenti di turno fuori dalla villa della premier si siano accontentati di una sommaria identificazione data a voce e senza prove evidenti. E per finire: possibile che due ladri siano così sprovveduti da valutare un furto in presenza di una pattuglia della Polizia nelle vicinanze. Certo è che la vicenda conserva diversi punti oscuri, non a caso Matteo Renzi, a sua volta “vittima” di uno scoop giornalistico che coinvolse l’allora agente segreto Marco Mancini (immortalato in un video durante un incontro con il senatore fiorentino in un autogrill), non sembra avere dubbi: «In una notte autunnale nel 2023, davanti alla residenza della premier, due uomini sono sorpresi ad armeggiare sull’auto del compagno di Giorgia Meloni, Andrea Giambruno. Fermati dalla scorta, si presentano come persone legate ai servizi segreti. I giornali pubblicano la notizia “tenendola bassa”, il Sottosegretario Mantovano dice che i servizi non c’entrano: stai a vedere che anche stavolta metteranno il segreto di Stato. Voglio dire con molta forza che questa cosa è incivile. Indegna di un grande Paese democratico. È sorprendente che ci sia un accordo tra le redazioni per parlarne il meno possibile, come in molte vicende analoghe. Avete notato che la vicenda Striano è sparita dai media? Domandatevi perché…»

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