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Tesla – Rincari in vista per la Model 3: “Colpa dei dazi europei”

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Tesla – Rincari in vista per la Model 3: “Colpa dei dazi europei”

La Tesla anticipa la possibilità di un aumento dei listini europei per la Model 3 a partire dal 1 luglio: il potenziale rincaro, annunciato dalla stessa Casa texana sui suoi siti nazionali, viene attribuito alla necessità di compensare i dazi imposti in via provvisoria dalla Commissione europea sulle importazioni di elettriche prodotte in Cina.

Rincari da definire. “Il prezzo della Model 3 potrebbe aumentare dal 1 luglio 2024, a causa dei previsti dazi sull’importazione”, dichiara esplicitamente la Tesla, senza fornire ulteriori dettagli sugli importi a carico della berlina costruita a Shanghai. Nella documentazione pubblicata dalla Commissione, la Casa di Elon Musk non compare tra i produttori destinati a pagare le nuove tariffe, a differenza di altri gruppi occidentali attivi in Cina con specifiche joint venture per la realizzazione di elettriche da portare anche in Europa: nel loro caso, verrà applicato un dazio addizionale del 21%, oltre all’attuale tariffa ordinaria del 10%).  il caso di BMW Brilliance, che a Shenyang produce la BMW iX3, della joint venture tra Volkswagen e Jac, che ad Anhui assembla la Cupra Tavascan, oppure dalla eGT New Energy Automotive, l’impresa congiunta tra Renault, Nissan e Dongfeng a Shiyan sforna la Dacia Spring.

Le date. C’è un motivo per cui la Tesla non è finita nel lungo elenco di costruttori colpiti dalle nuove tariffe: la stessa azienda ha presentato alla Commissione una “richiesta motivata” affinché l’aliquota a suo carico venga calcolata solo quando l’intera procedura passerà dalla fase provvisoria a quella definitiva. Dunque, per l’eventuale aumento dei prezzi bisognerà comunque attendere le comunicazioni di Bruxelles. In tutto ciò, bisogna fare attenzione alle date: nel suo avviso, la Tesla indica il 1 luglio come spartiacque tra i vecchi e i nuovi listini, ma i dazi provvisori entreranno in vigore solo il 4 e la loro istituzione in via definitiva richiederà altri quattro mesi e solo a fronte di un via libera del Consiglio Ue: un ok non scontato, alla luce dell’opposizione di diversi Paesi tra cui la Germania.

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