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Questo incremento dei prezzi arriva in un momento critico per BMW, che sta puntando molto sulle vendite di veicoli completamente elettrici per raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio. La situazione è aggravata dal fatto che la joint venture con Great Wall non è tra le aziende indicate come “collaboratrici” nell’indagine della Commissione Europea sui potenziali sussidi sleali per i veicoli elettrici prodotti in Cina. Le aziende che hanno collaborato, come BMW Brilliance Automotive, sono soggette a tariffe più basse, tra il 17,4% e il 21%.
Tuttavia, ci sono speranze che queste tariffe siano temporanee. BMW ha annunciato che, a partire dal 2026, inizierà la produzione della Cooper e della Aceman elettriche anche nello stabilimento di Oxford, in Inghilterra, grazie a un investimento di 750 milioni di dollari, destinato ai mercati europei.
La Commissione Europea ha confermato che le joint venture che producono auto in Cina saranno soggette a dazi, ma non ha chiarito se le più recenti tra queste potranno beneficiare delle aliquote più basse del 21% riservate alle aziende collaboratrici.
Il termine per l’imposizione delle misure provvisorie è fissato al 4 luglio in modo da lasciare tempo a Pechino e Bruxelles per negoziare un accordo che potrebbe mitigare l’impatto dei dazi. Fino ad allora, il futuro delle Mini elettriche prodotte in Cina rimane incerto, con potenziali ripercussioni significative sul mercato automobilistico globale.