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Termini Imerese – Roberto Ginatta condannato a sette anni di carcere per il crac Blutec

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Termini Imerese – Roberto Ginatta condannato a sette anni di carcere per il crac Blutec

Il Tribunale di Torino ha condannato a sette anni di carcere Roberto Ginatta, l’imprenditore piemontese che avrebbe dovuto rilanciare l’ex polo Fiat di Termini Imerese, in provincia di Palermo. Il collegio giudicante, guidato da Paolo Gallo, ha così accolto, seppur in parte, le istanze dei pm Laura Longo, Francesco Pelosi e Vito Destito, che avevano accusato l’imprenditore di essersi appropriato per fini personali di 16 dei 21 milioni di euro di fondi pubblici destinati al progetto di rilancio e quindi chiesto una condanna a 9 anni per malversazione, riciclaggio e bancarotta.

Le assoluzioni. Ginatta, accusato di aver dirottato i contributi statali su un “investimento di stretto interesse della famiglia”, è l’unico degli imputati a essere stato condannato. Il figlio Matteo Orlando e la segretaria Giovanna Desiderato, per i quali erano stati chiesti, rispettivamente, 5 anni e 2 anni e 8 mesi di carcere, sono stati assolti “per non avere commesso il fatto” e perché “il fatto non sussiste”. L’imprenditore, che per i procuratori non avrebbe mai avuto intenzione di completare il rilancio del polo siciliano ed era accusato di riciclaggio per aver investito parte dei proventi illeciti in altre divisioni del suo gruppo, è stato condannato a risarcire anche le parti civili, tra cui l’assessorato regionale delle attività produttive per 16 milioni di euro, la Fiom nazionale per 25 mila euro e la Fiom di Palermo per altri 25 mila euro. La sentenza include anche la confisca di beni per 15 milioni, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il divieto di guidare imprese per i prossimi cinque anni e risarcimenti di 41 milioni alla società Blutec e di sei milioni alla controllante Metec.

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