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MINI Cooper S John Cooper Works (R53), Perché Comprarla... Classic

E’ la MINI della rinascita by BMW, quella “giusta” per sentire il appieno il “go-kart feeling” giustamente decantato dal marketing

mini cooper s john cooper works (r53), perché comprarla... classic

La MINI che vedete in questo video è speciale, quasi unica, almeno per me e per chi fa il mio mestiere: sì perché esattamente questa R53 era l’esemplare che veniva provato dai giornalisti nel 2003, essendo appartenuta al parco stampa di BMW MINI Italia.

È un caso che attualmente appartenga a un’amica? È un caso che sia una John Cooper Works dalla storia e dalla combo colori affascinanti? Io non credo proprio, dunque analizziamola in questo nuovo Perché Comprarla Classic.

Storia

Le radici, anzi, le ruote di questa generazione di MINI, affondano direttamente nella leggendaria intuizione di Alec Issigonis alla fine degli anni ‘50, il tutto però reinterpretato in chiave moderna da BMW, che dal 1994 acquisisce il marchio Rover dalla British Aerospace.

Ci vogliono un po’ di anni per concretizzare un progetto complicato, intervallato da vari concept tra cui l’ACV 30 del 1997. Poi, però, tutto si concretizzata nella prima nuova MINI by BMW, presentata Salone di Ginevra del 2001, nome in codice R50.

Le MINI R53

Ad aprire le danze nel listino ci pensano la One e la Cooper, con allestimenti lievemente diversi ma con lo stesso motore: un Pentagon Chrysler-Rover, 4 cilindri 1.6 monoalbero che eroga 90 CV sulla One e 115 CV sulla Cooper.

Al top della gamma, invece, si posiziona la Cooper S, che debutta nel 2002 dotata di compressore volumetrico e ben 163 CV e che viene affiancata nel 2003 dalla One D da 75 CV, con motore 1.4 common rail Toyota, poco prima della Cabrio.

MINI Cooper S John Cooper Works (R53)

A partire dalla fine del 2004 il noto restyling, esteticamente e meccanicamente mirato, inizia ad aggiornare la gamma, con la Cooper che guadagna un più robusto cambio getrag e con la One D, invece, che sfoggia ora 88 CV di potenza.

Nello stesso anno, poi, la Cooper S passa a 170 CV, risolvendo anche alcuni problemi di gioventù e tra gli accessori interni debutta il il Chrono Pack!

MINI Cooper S John Cooper Works (R53)

E se fino a quel momento la versione John Cooper Works, come quella della mia prova, rappresenta il massimo coi suoi 200 CV divenuti 211 col restyling, nel 2006 la Casa toglie i veli dalla prima GP, una cattivissima edizione numerata in 2.000 esemplari a due posti secchi da 218 CV e differenziale autobloccante di serie, prodotta negli stabilimenti Bertone di Gugliasco, nel torinese, esattamente dove Giorgetto Giugiaro con Italdesign si occuperà dello stile della successiva generazione di MINI, la cui storia inizia dalla R55.

Pro & Contro

Questa prima generazione di MINI rimarrà leggendaria perché è nata leggendaria, un’auto che ha saputo dare vita al segmento delle baby-premium sportive, e poco importa che si tratti di una One D con l’infinito motore Toyota oppure di una Cooper S: tutte sono uno spasso da guidare, con la GP1 e la JCW che sono approdate ormai da tempo in zona collezionismo.

Inconfondibilmente MINI è anche l’abitacolo, un concertato di rotondità e soluzioni inedite e allo stesso tempo efficaci che, in alcuni casi, sono arrivate fino ad oggi sulle nuove generazioni.

Il grande “oblò” centrale che incorpora tachimetro e altri strumenti, per esempio, è leggendario, come del resto lo è il contagiri singolo in mezzo al volante a due bracci, strumento che si sdoppia soltanto in presenza del navigatore centrale 16/9, optional.

E poi ancora, radio e climatizzatore – su questo esemplare manuale – sono in perfetta armonia, mentre sempre affascinanti rimangono i tasti separati da archetti di sicurezza in pieno stile aeronautico. I sedili, ampiamente personalizzabili nelle tinte di tessuti e pelle, anche bicolore, nel caso di questa JCW vantano i sedili sportivi maggiormente contenitivi.

MINI Cooper S John Cooper Works (R53), gli interni

Le misure  
Fuori  
Lunghezza 3,66 metri
Larghezza 1,69 metri
Altezza 1,42 metri
Passo 2,47 metri
Massa 1.050 kg
Ruote  
Anteriore 205/45 R17
Posteriore 205/45 R17
Dentro  
Bagagliaio 150/670 litri

Questione Cooper S in generale: tra una pre restyling e una restyling è noto che la seconda sia preferibile per le svariate modifiche apportate anche al compressore volumetrico. Sulla John Cooper Works, però, che di suo monta un diverso volumetrico, le anomalie si limitano a qualche perdita d’olio causata dal fatto che il volumetrico in generale scalda molto.

L’impianto frenante invece, a mio avviso, sarebbe dovuto essere maggiorato vista la potenza elevata col kit da 163 a 200 CV e, passando agli interni, in alcuni casi gli scricchiolii di plastiche di 20 anni possono diventare fastidiosi, difetto anche in questo caso, parzialmente risolto col restyling.

MINI Cooper S John Cooper Works (R53)

Versione provata MINI Cooper S kit John Cooper Works
Motore 4L di 1.598 cc
Potenza 200 CV a 6.950 giri/min
Coppia 240 Nm a 4.000 giri/min
Cambio Manuale a 6 rapporti
Vel. Max 226 km/h
0-100 km/h 6,7 secondi

Quanto costa

All’epoca la MINI costava tantissimo. Nel luglio del 2002 la Cooper S partiva da 21.651 euro, a cui spesso si aggiungevano una valanga di accessori, perchè la MINI lo esigeva.

I temerari che inseguito montarono il kit tuning John Cooper Works, dovettero aggiungere altri 6.000 euro circa, inclusi montaggio e omologazione, portando quindi a 28/30.000 euro il listino di una MINI Cooper S, e all’epoca erano soldoni.

Oggi, questo gioiellino è di interesse storico ed è già entrato di diritto nell’occhio del ciclone “collezionismo” con le JCW, soprattutto pre-restyling che sono ricercatissime e quindi assai care. Se infatti per una normale MINI Cooper S i prezzi attuali possono variare tra 6 e 10.000 euro per delle immacolate Cabrio, per una JCW da 200 CV e magari manutenzione documentata, ho visto annunci in Europa anche superiori a 20.000 euro!

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