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Renault, Luca de Meo avvisa l’Europa: “Cancellare il bando 2035? Non si può, abbiamo già investito decine di miliardi”

renault, luca de meo avvisa l’europa: “cancellare il bando 2035? non si può, abbiamo già investito decine di miliardi”

Luca de Meo – CEO Renault

Lo spauracchio di un possibile dietrofront da parte delle istituzioni europee sullo stop alla vendita di auto a benzina e diesel nel 2035 aleggia sul settore automotive e lo fa in maniera sempre più insistente, con tale ipotesi che si sta rafforzando alla luce di un possibile cambio di maggioranza nel Parlamento di Bruxelles che potrebbe concretizzarsi con le prossimi elezioni europee che si terranno a giugno.

Una possibilità, quella della cancellazione del bando ai motori endotermici dal 2035, che non può essere accettata dai costruttori europei che non possono certo permettersi di tornare indietro su un percorso già tracciato e per il quale, proprio per rispettare i diktat della politica, le Case automobilistiche hanno già effettuato investimenti miliardari. 

Una posizione, quella della fermezza nel sottolineare che non si può tornare indietro, che è stata ribadita dal presidente dell’Acea e amministratore delegato di Renault, Luca de Meo, in occasione di un incontro con la stampa italiana al Salone di Ginevra.

Nessuna intenzione di tornare indietro dopo gli investimenti miliardari fatti

Provando a immaginare quale scenario potrebbe delinearsi con le nuove elezioni europee, Luca de Meo ha affermato: “Io non faccio previsioni politiche e non sono un esperto. Quello che dico è che ci potrebbe essere ancora maggiore frammentazione e un ritorno al passato che è altrettanto pericoloso. Tre anni fa ci dicevano che se non avessimo fatto macchine 100% elettriche saremmo diventati degli zombie e adesso tutti quanti si chiedono se l’elettrico funzioni davvero. Quale società che ha rifiutato il progresso ne ha tratto beneficio? Nessuna. Quindi non dobbiamo rifiutare il progresso, perché noi nel frattempo abbiamo investito decine di miliardi e non vogliamo tornare indietro. Siamo d’accordo: probabilmente l’elettrico non sarà il 100% nel 2035, sarà l’80, il 70, il 60, quello che deve essere come in Cina e via così, ma sarà una tecnologia dominante”.

Dietrofront sarebbe un errore enorme

Sull’ipotesi di un netto dietrofront rispetto a quanto deciso dall’Ue per il 2035, l’ad di Renault ha spiegato: “L’unico rischio è quello, tornare completamente indietro, negare, fare un po’ i luddisti. Ve lo dico sinceramente, sapete che non sono un estremista: sarebbe un grandissimo errore per l’Europa. Perché ci ritroveremmo soli. Guarda quello che magari succederà in Stati Uniti: chiuderanno per non far entrare nessuno. All’università di Economia, alla seconda lezione ti dicono che il protezionismo porta inflazione, inefficienze, scarsa produttività, costi che salgono e ritardi. Mai fare questa scelta”.

La necessità che l’Europa si doti di una politica industriale per l’auto

Sulla carenza di una politica industriale europea per il settore dell’auto che ampli la visione delle istituzioni Ue focalizzata solo a dettare regole, Luca de Meo ha la idee chiare: “Sono stato il primo a dirlo: quello che ci manca è una vera politica industriale. E un conto è fare una strategia industriale, un altro è impilare delle regolamentazioni una sopra l’altra, dove alla fine ci danno delle date, delle scadenze, delle multe. Questa non è strategia. Una strategia è avere delle idee e condividerle. Poi farsi le domanda su come applicarle, su chi ha le responsabilità, su quali sono le risorse. Le istituzioni, invece, dicono che nel 2035 non ci saranno più motori a combustione: in caso contrario, ti facciamo la multa. Intanto, uno (Frans Timmermans, ndr) è andato a fare il capo dell’opposizione in Olanda. Ma vi sembra una cosa seria? A me no”.

“Noi – ha proseguito il capo di Acea – stiamo spingendo per avere un programma su dieci punti in cui diciamo la cosa di cui abbiamo bisogno. Intanto, abbiamo bisogno che rispettino il principio di neutralità tecnologica: ci devono dire dove vogliono che arriviamo. Non sta a noi dire che non vogliamo la decarbonizzazione. Se l’autorità pubblica ci dice che dobbiamo azzerare le emissioni, noi lo facciamo, ma almeno non ci dicano come farlo, lasciate la questione agli ingegneri e ai tecnici, saranno loro a trovare la soluzione. In secondo luogo, la questione è un gioco di squadra: transizione ecologica, rivoluzione digitale… tagliano industria e funzioni orizzontalmente. Il politico può mettere la gente intorno al tavolo e prendere me, Tavares, il capo di Total, il capo dell’autostrada e dirci di accordarci su come raggiungere l’obiettivo: quindi, se c’è una cosa che non costa niente e che i politici dovrebbero fare è mettere tutti gli attori intorno al tavolo e spingerli a trovare una soluzione. Terza cosa: noi paghiamo l’energia tre volte gli americani e due volte i cinesi. Se tu non hai energia competitiva, sei morto. Quarta cosa: servono degli standard, ossia un quadro in cui stare dentro e condividere tutto. Noi sappiamo quello che ci potrebbe aiutare e non stiamo chiedendo solamente sovvenzioni. Gli incentivi possono aiutare nel breve periodo, ma a lungo termine non puoi campare di sovvenzioni”.

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