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Prova Renault Scenic E-Tech - Metamorfosi vincente

Tanta curiosità e un po’ di sano scetticismo. È con questo bagaglio che sono arrivato alla prova su strada nuova della Renault Scenic E-Tech, fresca vincitrice del premio Auto dell’Anno 2024. Da una parte volevo capire che cosa avesse di tanto speciale questa macchina per svettare sul auto che mi erano francamente piaciute, come le BMW Serie 5 e la Volvo EX30. Dall’altra – al di là del discutibile passaggio a una motorizzazione solo elettrica – intendevo sincerarmi degli effetti dell’abbandono della sagoma da monovolume.

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Renault Scenic E-Tech

Difficile da inquadrare

Già, perché c’è poco da fare: la nuova Renault Scenic E-Tech non ha niente da spartire con le antenate dal punto di vista estetico, con il cofano ben definito, davanti alla cellula dell’abitacolo. Stabilito che non è più una monovolume, resta da capire cosa sia. Troppo lunga per essere una semplice due volumi e troppo stradale per passare per un SUV; la Scenic potrebbe essere bollata come una crossover, parola che dice tutto e dice niente. Ah, per la cronaca, la macchina è lunga 447 cm, larga 186, alta 157 e ha un passo di 279 cm.

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Effetto limousine

Delle quattro misure, quella su cui vale la pena di soffermarsi è l’ultima. Una simile distanza tra i due assi crea infatti i presupposti perché l’abitacolo sia più ampio che mai. Lo si nota soprattutto accomodandosi sul divano, suddiviso in tre parti, secondo lo schema 40-20-40. L’inclinazione dello schienale non è regolabile, la seduta non scorre avanti e indietro ma l’enorme quantità di spazio a disposizione delle ginocchia, degno quasi di una limousine fa dimenticare tutto, anche il fatto che non si riescano a infilare bene i piedi sotto i sedili anteriori. Difficile chiedere di meglio a un’auto così compatta.

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Renault Scenic E-Tech bracciolo posteriore

Sa stupire con effetti speciali

Anche il posto centrale, tra l’altro, non è così scomodo. Quando poi è libero si può estrarre dallo schienale un bracciolo che pare una scatola magica. Aprendolo si scoprono vani rivestiti, prese USB-C, portabicchieri e supporti girevoli per smartphone e tablet, per la gioia di grandi e piccini. Lo si ha di serie a partire dal livello di allestimento Techno, lo stesso da cui diventa ordinabile un altro optional spettacolare. Mi riferisco al tetto panoramico Solarbay, realizzato in collaborazione con Saint Gobain e opacizzabile in un amen per segmenti, agendo su un semplice cursore. La foto qui sotto fa capire come funzioni il tutto. Il prezzo? 1.500 euro che spenderei volentieri.

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Renault Scenic E-Tech tetto solarbay

Una vera sherpa

Quanto al bagagliaio, la capacità standard è di 545, che diventano 1.670 litri sacrificando i posti posteriori. Si tratta di un volume di tutto rispetto e che può essere sfruttato facilmente, grazie alla forma regolare del vano. Ci sono però un paio di cose che mi lasciano perplesso. La soglia di carico è un po’ altina e c’è un gradino di una ventina di centimetri rispetto al piano interno. Un portellone più esteso verso il basso sarebbe stato più pratico, ma la rigidezza strutturale sarebbe andata sicuramente a farsi benedire.

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Renault Scenic E-Tech bagagliaio

Una plancia hi-tech

Passando in prima fila si scoprono sedili ben conformati, con una seduta ampia e uno schienale più contenitivo. La plancia della Scenic E-Tech Electric è simile a quella della Megane, con un pannello lucido a L che unisce gli schermi digitali della strumentazione e dell’infotainment. Il sistema multimediale OpenR Link si basa su Android Automotive e funziona un po’ come uno smartphone. Grazie a Google, ci sono aggiornamenti over the air, la possibilità di installare un sacco di app e di gestire pure la domotica di casa dall’auto. E non manca la possibilità di dare una sessantina di comandi a voce, tenendo gli occhi e la mani là dove serve per la guida.

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Renault Scenic E-Tech plancia

La gamma della Renault Scenic

Guardandosi in giro si trovano arredi moderni. Alcuni componenti paiono realizzati con estrema cura, mentre altri hanno un’aria più economica. Nel complesso, tuttavia, il quadro pare abbastanza positivo a livello di finiture, con un’impressione generale di qualità, almeno sulla versione top di gamma “long range” in allestimento Iconic, protagonista della prova e ritratta nelle foto (50.450 euro). Aprendo una parentesi, va ricordato che la Scenic E-Tech è venduta anche con un powertrain entry level chiamato “comfort range” (170 CV, 280 Nm e batteria da 60 kWh, per un’autonomia WLTP di 430 km) e che in totale le versioni a catalogo sono cinque, con prezzi che partono da 40.050 euro.

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Renault Scenic E-Tech interni

Benedetti siano i sensori

Liquidati gli aspetti commerciali, veniamo alla prova su strada vera e propria, che si apre con una critica alla visibilità. Non è intatti facile capire quali siano gli esatti ingombri del muso e in coda va pure peggio. Con montanti belli in carne e il lunotto che pare più una feritoia non resta che affidarsi a sensori e telecamere quando ci si sposta in retromarcia.

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Tutto bene, invece, sul fronte del diametro di sterzata, con la macchina che fa inversione a U con la disinvoltura di una utilitaria. Lo sterzo piace però anche perché non è troppo demoltiplicato e permette di affrontare i percorsi misti senza dover muovere tanto le mani sul volante.

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Un buon compromesso

Con il passare del tempo e dei chilometri la Scenic si rivela anche più confortevole di altre elettriche. Pur se dotata cerchi da 20″, filtra bene le sconnessioni della strada e risparmia alle terga buona parte dei colpi. Grazie a una massa tutto sommato ancora ragionevole, che a seconda delle versioni oscilla tra i 1.730 e i 1.890 kg, i tecnici francesi hanno potuto scegliere una buona taratura di compromesso per le sospensioni.

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Che la Scenic non sia un peso massimo si sente anche nella guida dinamica. Questa Renault se la cava abbastanza bene quando le curve incalzano a ritmo serrato. Certo il suo pane è più lo slalom gigante rispetto a quello speciale, ma in ogni caso gli inserimenti avvengono con discreta fluidità e le traiettorie vengono percorse senza sbavature. Solo guidando con irruenza o affondando con decisione il pedale sull’acceleratore emerge un classico sottosterzo. Nulla di cui meravigliarsi, però, vista l’impostazione generale e la destinazione d’uso della macchina, pensata per portare a spasso la famigliola più che per dare filo da torcere alle hot hatch su un passo di montagna.

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