Classiche

OSCA 1600 GT: bella promessa, tante difficoltà

Solo un centinaio di esemplari prodotti, che hanno faticato ad imporsi per via dei prezzi nettamente superiori a quelli dei modelli rivali

Ceduti azienda e marchio del Tridente alla famiglia Orsi nel 1937, i fratelli Maserati – Ettore, Ernesto e Bindo – decidono di tornare in campo nel dopoguerra fondando nel 1947 le Officine Specializzate Costruzioni Automobili, con fabbrica a San Lazzaro di Savena vicino a Bologna. L’impegno guarda al mondo delle competizioni dove le OSCA si fanno valere negli anni Cinquanta nelle categorie Sport inferiori, senza trascurare però neppure la Formula 1 con qualche presenza. Problemi finanziari spingono, d’altra parte, a tentare la strada anche della produzione in piccola serie di modelli “stradali” granturismo e al Salone di Torino del 1960 viene presentata la OSCA 1600 GT.

Lo zampino di Zagato

Il disegno della carrozzeria è stato affidato alla Zagato, che realizza una coupé dalle forme raccolte, lunga meno di 4 metri e dai tratti di classica eleganza sportiva, con frontale caratterizzato dai fari carenati e coda posteriore tronca. Belli i cerchi in lega a stella della Amadori e quasi una firma dell’atelier milanese le due “gobbe” sul tetto, qui dal taglio aerodinamico e con funzione di sfiati per l’aria dell’abitacolo. Anche all’interno si seguono i dettami delle granturismo dell’epoca, con allestimento curato di stampo artigianale, ricca strumentazione ad elementi circolari, volante con corona in legno. Comodi i due sedili avvolgenti e dietro c’è spazio per un buon numero di bagagli, mentre il vano con accesso dall’esterno è interamente occupato dalla ruota di scorta e dalla batteria.

Meccanica e motore

La tecnica, con schema a trazione posteriore, è di alto profilo e basata sull’esperienza agonistica. Il telaio a traliccio di tubi d’acciaio sostiene una scocca con componenti in alluminio ed elementi di rilievo sono le sospensioni tutte indipendenti a quadrilateri e i quattro freni a disco della Girling, oltre ad uno sterzo particolarmente preciso. D’eccellenza il motore, variante più sofisticata di quello che la OSCA ha fornito alla Fiat per la sua Cabriolet Pinin Farina: un quattro cilindri bialbero di 1.568 cc, testa in lega leggera, con camere di scoppio emisferiche e due candele per cilindro. Il cambio è un quattro marce dalla prima non sincronizzata e, fra gli accessori a richiesta, sono disponibili overdrive e differenziale autobloccante. Numerosi i livelli di potenza, che verranno offerti a scelta del cliente, secondo diverse regolazioni e l’adozione di uno o due carburatori doppio corpo: da 95 a 140 CV per prestazioni comunque elevate. La 1600 GT può raggiungere i 220 km/h di velocità massima e percorrere, grazie anche al peso contenuto di circa 800 kg, il chilometro da fermo in 28 secondi, tempo paragonabile a quello di modelli sportivi di fascia superiore.

osca 1600 gt: bella promessa, tante difficoltà

Tante difficoltà

Nonostante le molte prerogative e un comportamento su strada allo stato dell’arte per i tempi, la coupé OSCA avrà difficoltà ad affermarsi sul mercato, dove tarda un po’ ad arrivare dopo il lancio. Ad incidere negativamente i prezzi, intorno ai tre milioni e mezzo di lire, nettamente superiori a quelli di rivali come l’Alfa Romeo Giulia Sprint Speciale, la Lancia Flavia carrozzata dello stesso Zagato o la Porsche 1.600 SC, per non parlare della Fiat Cabriolet dal listino abbondantemente al di sotto dei due milioni. Saranno dunque soltanto un centinaio le unità prodotte, affiancate da qualche altro esperimento non riuscito di proporre vetture di serie, e l’azienda dei fratelli Maserati dovrà chiudere i battenti nel 1963 acquistata dalla MV Agusta, che ne proseguirà l’attività fino al 1966. Non andranno a buon fine neppure tentativi più recenti di riproporre il marchio.

FP | Massimo Tiberi RIPRODUZIONE RISERVATA

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