Mazda MX-5, la spider dei record che seduce tutti da quattro generazioni. Ecco come va e le novità in arrivo
Forse è vero che resiste perché gli dei lo vogliono, però gli ingegneri giapponesi che l’hanno inventata e coccolata sono riusciti a tenerla bene in vita per dare – se non impossibili valanghe di yen – un certo lustro al marchio. La Mazda MX-5 è l’erede unica delle vecchie spider del Novecento, allora appannaggio di inglesi e italiani. Nasce piccola e così rimane, a crescere è solo il desiderio di chi ama andare a cielo aperto senza badare a mollezze da antichi romani di fine impero. In listino ci sono due motorizzazioni con più allestimenti: una con un quattro cilindri 1500 da 132 cavalli e una con un 2 litri da 187 cavalli. Prezzi da 30.270 euro a 41.320 (per l’automatica, vade retro dicono i puristi).
Ora, in epoca di elettrificazione, c’è ansia no Watt per la quinta generazione della MX-5. E se diventasse elettrica pure lei? In Giappone alzano gli occhi al cielo. Si vocifera che forse alla fine del 2025 potrebbe arrivare con sistema mild hybrid (come già succede ad altri modelli in gamma) ma insomma, la questione del suo peso leggero minato da un pacco batteria non è in discussione. E sì, perché la MX-5 detta Miata dagli americani che l’onorano da sempre senza esagerare in sacrifici, deve il suo successo in terra a poche cose, ma certe: leggerezza, motore rigorosamente aspirato, trazione posteriore, sterzo millimetrico. Mescolate con baricentro basso e bilanciamento al 50 per cento tra i due assi e al volante nulla sarà come prima.
Eppoi c’è il tetto in tela. Quello negli ultimi anni è stato a un certo punto offeso da una versione con copertura rigida, ma una spider come la giapponesina non traditela mai. O così o senza, cioè tirate la maniglia, buttate giù la capote e pensate che fortuna e piacere stanno bruciando su un altare per voi. Guidate rasoterra, con mani e testa al sole ma sempre concentrate sul rispetto di regole e di ogni utente di strada. Gli dei lo vogliono, anche se la MX-5 dea non è.