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Mazda MX-5

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Mazda MX-5, la spider dei record che seduce tutti da quattro generazioni. Ecco come va e le novità in arrivo

mazda mx-5, la spider dei record che seduce tutti da quattro generazioni. ecco come va e le novità in arrivo

Mazda MX-5, la spider dei record che seduce tutti da quattro generazioni. Ecco come va e le novità in arrivo

ROMA – Un giorno di 34 anni fa è come se fosse scesa dall’Olimpo fra noi umani per non andarsene più. Pur non essendo una dea, la Mazda MX-5 nell’immaginario è diventata un’icona irraggiungibile per vendite (quinta nella Top Ten sportive Unrae nei primi sei mesi dell’anno) e insieme quotidianamente presente nelle cose terrestri, più o meno come accadeva agli dei dell’antica Grecia. Perché? Perché altre piccole spider rivali non esistono più: a quasi tutti i costruttori non conviene produrle, troppo di nicchia. MX-5, invece, è rimasta con numeri dignitosi in quattro generazioni continuando a recitare se stessa: una lunghezza sotto i 4 metri (3,92), la trazione posteriore, la poca elettronica, il piacere di guida affidato a quel che un tempo si diceva manico, una scomodità assicurata.

Forse è vero che resiste perché gli dei lo vogliono, però gli ingegneri giapponesi che l’hanno inventata e coccolata sono riusciti a tenerla bene in vita per dare – se non impossibili valanghe di yen – un certo lustro al marchio. La Mazda MX-5 è l’erede unica delle vecchie spider del Novecento, allora appannaggio di inglesi e italiani. Nasce piccola e così rimane, a crescere è solo il desiderio di chi ama andare a cielo aperto senza badare a mollezze da antichi romani di fine impero. In listino ci sono due motorizzazioni con più allestimenti: una con un quattro cilindri 1500 da 132 cavalli e una con un 2 litri da 187 cavalli. Prezzi da 30.270 euro a 41.320 (per l’automatica, vade retro dicono i puristi).

Ora, in epoca di elettrificazione, c’è ansia no Watt per la quinta generazione della MX-5. E se diventasse elettrica pure lei? In Giappone alzano gli occhi al cielo. Si vocifera che forse alla fine del 2025 potrebbe arrivare con sistema mild hybrid (come già succede ad altri modelli in gamma) ma insomma, la questione del suo peso leggero minato da un pacco batteria non è in discussione. E sì, perché la MX-5 detta Miata dagli americani che l’onorano da sempre senza esagerare in sacrifici, deve il suo successo in terra a poche cose, ma certe: leggerezza, motore rigorosamente aspirato, trazione posteriore, sterzo millimetrico. Mescolate con baricentro basso e bilanciamento al 50 per cento tra i due assi e al volante nulla sarà come prima.

Bisogna guidarla una MX-5 almeno una volta nella vita: la sensazione è che siano sufficienti pedale dell’acceleratore e sterzo per andare in sicurezza, il resto è trasferimento di carico e buon senso. Se proprio insistete, la frizione è ideale e la leva del cambio corta a portata di mano (ma tutto è a portata di mano in un abitacolo così piccolo) scorre decisa senza impuntamenti.

Eppoi c’è il tetto in tela. Quello negli ultimi anni è stato a un certo punto offeso da una versione con copertura rigida, ma una spider come la giapponesina non traditela mai. O così o senza, cioè tirate la maniglia, buttate giù la capote e pensate che fortuna e piacere stanno bruciando su un altare per voi. Guidate rasoterra, con mani e testa al sole ma sempre concentrate sul rispetto di regole e di ogni utente di strada. Gli dei lo vogliono, anche se la MX-5 dea non è.

 

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