Ci sono prospettive meno allettanti nella routine di un giornalista: vola in Sicilia, prova la supercar per le strade della valle di Noto e nel ragusano, e già che ci sei visita il tuo velista preferito; poi torna indietro e scrivine. Eppure, scriverne al volo viene male: l’esperienza con la Maserati Mc-20 Cielo è un test su strada, ma anche una sorta di viaggio iniziatico. Si inizia in modalità quasi Zen, a bordo di una particolarissima piscina: quella lunga 100 metri del San Corrado resort, pochi km fuori noto Noto, al tramonto di un sole qui mai fuori stagione.
Qui capo designer della casa modenese, il tedesco Klaus Busse, sfiora le linee della Maserati MC20 Cielo, la nuova spider sviluppata sotto la sua supervisione presso il Centro stile Maserati a Torino prima di essere prodotta in Emilia, e si inorgoglisce. «Vede, qui sulla calandra, dove la carrozzeria in alluminio incontra le parti in carbonio? Non è solo un dettaglio estetico: è una cruciale giuntura di ingegneria e design automotive, dove i due mondi s’incontrano per rafforzarsi a vicenda».
La prova su strada
L’indomani, allora, si fa un gran turismo tra Noto e la terrazza di Modica, e c’è modo anche di provare Cielo su strada (senza poter sperimentare la modalità wet, causa eccesso di sole: restano GT, Eco e Sport). Per un’auto sportiva che fila via lungo curve da Dolce vita (e ci starebbe bene a contorno un nuovo miracolo economico) manifestando una insospettabile docilità, come fosse una pantera ammaestrabile e user-friendly ma sempre pronta allo scatto: assetti di guida e modalità sportiva essendo regolabili con una facilità riservata una volta solo al volume dello stereo (mentre bolidi di questo calibro andavano tarati di continuo in un dialogo infinito con il meccanico). Le visioni celesti non si ottengono solo attivando la modalità trasparente del tettuccio in PDLC (che di default è opaco): e poi è subito spyder con il motore Nettuno già varato sulla versione coupè V6 di 3.0L da 630CV.
Intermezzo a vela
Al tettuccio, apribile anche in movimento fino a una velocità di 50 kmh, bastano 12 secondi per sparire nell’alloggiamento posteriore (tutto il meccanismo comporta un aumento di peso di 65 kg rispetto all’altra versione; in tutto siamo sui 1500 kg a seconda degli optional). Quando si spalanca l’aria tutt’intorno, la Cielo entra alla Marina di Ragusa pronta per incontrare una collega di scuderia fuori misura come la Multi70, il trimarano da record con il Tridente in poppa e, al timone, la sagoma famigliare di Giovanni Soldini: amico e collaudatore d’eccezione per la casa modenese (anche se le sue prove su strada sono limitate giacché confida sorridendo: “ah, per me io vado in barca anche in vacanza”).
Effetti cielo
Nettuno tra le pecore
Resta da dire dell’interno, e del contorno: tutto tra l’essenziale e il tecnologico; da un lato un’economia benvenuta nel tenere puliti gli spazi, senza affollamento di gadget: due schermi da 10’’ per tenere sotto controllo la navigazione, e le funzioni più accomodanti, come camera posteriore e blind spot monitoring oltre al sistema Surround View 360° che consente, mediante 4 telecamere aggiuntive, manovre di parcheggio dispositivi di sicurezza come autonomous emergency brake o traffic sign information. In fondo è tutta prosa, resta un solo miraggio: che tra frutteti e oliveti della terra di Noto si incontri un improvviso, inatteso autodromo in cui testare la piena potenza del motore Nettuno (100 km/h in meno di 3 secondi e fino a velocità che superano i 320 km/h); ché qui sulle normali strade non è consentito; e in più occorre fare attenzione perché nelle ore diurne le strade siciliane sono occasionalmente occupate da greggi di pecore.