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Il 2035 dell'auto elettrica e il rischio cortocircuito

il 2035 dell'auto elettrica e il rischio cortocircuito

Il 2035 dell’auto elettrica e il rischio cortocircuito

Comprereste oggi un’auto elettrica? Perché alla fine la vera domanda è questa. Proviamo, dunque, a cercare la risposta. Partiamo dal costo iniziale del modello che è mediamente più alto del 40 per cento rispetto all’analogo a benzina. Insomma, subito un bel macigno. Anzi, no, perché poi si recupererà tutto (o quasi) grazie al risparmio sul rifornimento. C’è però quel “quasi” che va analizzato meglio. L’energia, come d’altronde la benzina, ha costi oscillanti, oggi più alti, domani più bassi. Così, anche se in rete girano conteggi di ogni tipo (spesso vere e proprie bufale), il vantaggio alla fine è a favore dell’elettricità. Addirittura vicino al 50 per cento di risparmio se si scelgono (e chi ha l’auto elettrica fa già così) le tariffe flat, abbonamenti che se esistessero per benzina e diesel verrebbero presi d’assalto.

C’è però il problema del rifornimento. Non proprio un’inezia. Molti sostengono che le colonnine sono poche. Il che è falso. L’Italia, infatti, ha il più alto numero di ricariche rispetto circolante di tutta Europa (21 ogni 100 auto elettriche). Ma c’è, purtroppo, un rovescio della medaglia: molte non funzionano ancora (colpa quasi sempre di problemi burocratici, servono 22 permessi per installarle e farle “partire”) e altre sono occupate abusivamente da vetture a benzina o diesel (abitudine solo italiana). Un bel problema a cui si aggiunge la questione autostrade, dove di colonnine non c’è nemmeno l’ombra. Tutta colpa di un famoso bando per le assegnazioni che non arriva. Sarà il 2023 l’anno buono?

Entrando nel campo della speranza dobbiamo tornare al prezzo delle auto elettriche perché non tutti possono permettersi di aspettare anni per recuperare l’esborso iniziale grazie al risparmio energetico. A migliorare le cose, purtroppo ancora in prospettiva, ci sono grandi numeri, la cosiddetta economia di scala che nel giro di poco tempo potrebbe abbattere i listini. Già, ma quanto tempo? Intanto, però, ci sono gli incentivi, recentemente potenziati. Basteranno? A vedere i numeri non sembrerebbe: la maggior parte, infatti, non sono stati utilizzati mentre le vendite di elettriche a ottobre sono crollate del 48%. Per fortuna nel resto d’Europa va diversamente. Non solo. In Francia cercano di andare anche oltre con l’idea del “leasing sociale” per le fasce più deboli della popolazione. La proposta? Cento euro al mese, ma anche meno, per tanti anni, quasi fosse una casa.

Mica male? Che fare allora, la compro o no l’auto elettrica? Se la mettiamo sul terreno dell’ambiente, certo che sì. Per azzerare le emissioni di CO2 altre soluzioni non ci sono. Poi però arriva un altro dubbio: sarò davvero libero di spostarmi come con un’auto a benzina? È vero che la mia autonomia sarà condizionata dai tempi lunghi di ricarica e dalla ricerca di centraline? Per ora sì, anche se in parte. L’autonomia vera e propria, infatti, è un altro falso problema. In molti casi l’elettrica fa più chilometri di una benzina (le ultime generazioni superano tranquillamente i 600 chilometri e molti modelli a benzina non ci si avvicinano nemmeno). C’è un “però”. Perché per rifornire una vettura tradizionale bastano pochi minuti dal benzinaio, per un’auto a batteria, invece, occorre attaccarsi alla spina per alcune ore.

L’unica certezza resta soltanto una: dal 2035 in Europa potremo comprare solo auto elettriche. Sembra una data ancora lontana ma invece non lo è affatto. Per tutti noi e per l’industria inparticolare. Quindi, l’ultima risposta è sì. Proviamo a crederci a questa rivoluzione e informatevi bene…

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