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Stm, la crisi automotive piega i ricavi

stm, la crisi automotive piega i ricavi

Stm, la crisi automotive piega i ricavi

La crisi del settore automotive e la complessa corsa all’elettrico mandano in tilt i conti del primo trimestre di Stm, la società dei chip controllata pariteticamente da Roma e Parigi: Stm holding (che ha il 27,5% di Stm) è infatti divisa al 50% tra il Mef e lo Stato francese attraverso la banca pubblica di investimento, Bpi France, del gruppo Caisse de Dépots). Come per Stellantis, anche in casa Stm è in corso un complesso braccio di ferro sul reale peso italiano che, secondo Palazzo Chigi, sarebbe in calo sia sul fronte dei manager, sia su quello strettamente produttivo.

In questo quadro – e nella flessione del comparto auto, a cui Stm fornisce semiconduttori – si inseriscono i negativi conti di bilancio diffusi ieri. Il gruppo guidato da Jean-Marc Chery – che ha da poco incassato la conferma al vertice, attesa nella prossima semmblea dei soci – ha visto dimezzarsi l’utile netto trimestrale (-50,9%) e ha rivisto al ribasso le prospettive annuali in termini di fatturato e margine. In particolare, nei primi tre mesi dell’anno, l’utile netto è sceso a 513 milioni di dollari, sulla scia di un calo delle vendite del 18,4% a 3,5 miliardi di dollari, mentre il margine lordo è sceso di 8 punti percentuali al 41,7%.

ll gruppo ha rivisto al ribasso le sue previsioni annuali: ora punta a un fatturato tra i 14 e i 15 miliardi di dollari, rispetto all’obiettivo iniziale di 15,9-16,9 miliardi di dollari. Male anche i ricavi che sono scesi del 18,4% anno su anno (-19,1% su base trimestrale) a 3,4 miliardi di dollari, contro i 3,6 miliardi stimati dalla società come valore intermedio a fine quarto trimestre. Nel confronto anno su anno, i ricavi della divisione Apms (a cui fanno capo anche le soluzioni smart power per l’automotive) sono calati dell’11,8% a 2,037 miliardi di dollari, mentre nel gruppo Mdrf (di cui fanno parte anche i microcontrollori per l’automotive) i ricavi sono calati del 26,3% a 1,42 miliardi.

Durante il primo trimestre, «gli ordini dei nostri clienti sono rimasti deboli nella divisione Industrial in tutte le aree geografiche e molto inferiori alle aspettative. Questo indica che la correzione delle scorte nell’area Industrial sarà più forte e durerà più a lungo di quanto previsto a gennaio.

Inoltre, verso la fine del trimestre abbiamo iniziato a vedere una riduzione del nostro portafoglio ordini nell’automotive», ha chiarito l’ad Chery spiegando che «l’automotive è entrato in una fase di decelerazione, con una domanda in rallentamento rispetto alle nostre aspettative». Implicito il riferimento all’imminente data fissata in Europa per lo stop alla produzione di motori endotermici (nel 2035), che condiziona i consumatori.

Il mercato guarda comunque con ottimismo ai possibili sviluppi nell’elettrico e alle rassicurazioni dell’ad («i mercati ripartiranno»). Ma Chery chiarisce che se «c’è un crescente appetito dei clienti finali per le vetture elettriche, bisogna affrontare il tema di costi e accessibilità economica. Quindi, tutto l’ecosistema, compresi costruttori di auto e fornitori, deve trovare un modo per migliorare l’accessibilità economica delle vetture elettriche».

ll titolo Stm dopo aver toccato un minimo intraday a quota 36,805 euro, è poi rimbalzato chiudendo a 39,63 euro (+0,98%).

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